Elia Nuzzolo e Matteo Giuggioli: “Vi raccontiamo gli 883. Pezzali e Repetto, ragazzi di provincia che ce la fanno”

L’11 ottobre è arrivata su Sky e Now la serie “Hanno ucciso l’uomo ragno”, diretta da Sydney Sibilia. Ad interpretare Max Pezzali e Mauro Repetto sono due bravissimi e giovanissimi attori: Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli, che sono riusciti a trovare la giusta sintonia per riproporre il grande successo del duo italiano più iconico degli Anni Novanta.
A cura di Ilaria Costabile
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Com'è nato il principale gruppo italiano degli Anni Novanta, gli 883, è davvero una storia incredibile, sebbene Max Pezzali e Mauro Repetto, di straordinario abbiano avuto fin dal momento esatto in sui si sono conosciuti, solo la passione sconfinata per la musica. Eppure, gli elementi per far funzionare questa storia ci sono tutti: un’amicizia fraterna, la provincia italiana, l'incoscienza della gioventù e il coraggio di provare a cambiare le cose. Non potevano esserci interpreti migliori per raccontarla: il più che talentuoso Elia Nuzzolo, alla sua prima esperienza in una serie d'autore, che interpreta Pezzali e Matteo Oscar Giuggioli che già ha dimostrato di essere un attore brillante in serie come Vostro Onore e film come Gli Sdraiati.

I due giovanissimi attori, rispettivamente 23 e 24 anni, sono riusciti a creare una sintonia impeccabile, non c’è uno sguardo che non sia giusto, un tempo comico che non sia azzeccato. Le interazioni tra loro sono irresistibili e rendono il racconto scorrevole, divertente, appassionato. A Fanpage.it raccontano la genesi di un duo strambo e lontanissimo dalla loro generazione: "I sentimenti sono gli stessi, cambiano solo i mezzi, la velocità con cui accedevano le cose". E non vedono l'ora di raccontare tutto quello che ancora non è stato detto sui loro, ormai inseparabili, Max e Mauro.

Quanti incontri avete avuto con i veri Max Pezzali e Mauro Repetto?

Elia Nuzzoli: Max è venuto sul set, ho avuto la fortuna di incontrarlo. È stato bello, ricordo in particolare un episodio in cui stavamo girando a Pavia, lungo il Ticino, e si sentivano le risate di Max nell'easy up. Ha visto la serie e gli è piaciuta molto.

Matteo O. Giuggioli: Io invece, Mauro non l'ho conosciuto, non siamo riusciti ad incastrarci, però il non averlo incontrato mi ha fatto capire delle cose su di lui. Era una non risposta, ma allo stesso tempo rispondeva ad alcune mie domande.

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La serie è ispirata alle rispettive biografie di Max Pezzali e Mauro Repetto, quante licenze artistiche vi siete concessi per raccontare la storia degli 883?

Elia Nuzzolo: Il racconto è abbastanza fedele, è ispirato al libro di Max, I cowboy non mollano mai, poi ci sono riadattamenti perché si parla comunque di una narrazione televisive e certi avvenimenti andavano riassunti.

Matteo O. Giuggioli: Ad esempio c0'è Silvia che rappresenta tre ragazze che hanno gravitato nella vita di Max, ma è stata riassunta in una.

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Elia, 24 anni e Matteo 23, fate parte di quella che oggi è nota come Generazione Z. Avete avuto la percezione di aver raccontato una storia che, invece, ha rivoluzionato l'immaginario di una generazione molto distante dalla vostra?

Matteo O.Giuggioli: Non abbiamo trovato delle differenze tra la nostra generazione e quella di Max e Mauro, al massimo cambiano i mezzi. Ma siamo mossi dagli stessi sentimenti.

Elia Nuzzolo: Esatto, forse solo differenze pratiche, di velocità.

C'è qualcosa nel vostro percorso, da artisti, in cui magari vi siete rivisti ripercorrendo la storia di Max e Mauro?

Elia Nuzzolo: Credere tanto in qualcosa che magari sembra impossibile. Dire "voglio fare l'attore", suona irrealizzabile quanto due ragazzi di Pavia che dicono diventiamo "cantanti".

Elia, c'è un momento nella serie in cui si ha la percezione che qualcosa stia per cambiare, ed è quando Massimo diventa Max. Eppure, anche dopo la prima ondata di notorietà, lui vuole continuare ad essere una persona comune. Credi sia stata quella la chiave del suo successo?

Elia Nuzzolo: Secondo me sì, hai detto proprio bene. Lui, per molto tempo dopo il successo è rimasto a casa con i genitori, lavorava con Mauro in tavernetta. Aveva una naturale propensione a mantenere i piedi ben saldi a terra, però gli ha portato bene.

Matteo O. Giuggioli: Ma questo è stato il goal degli 883. Comportarsi come se fossero due ragazzi qualsiasi, che continuano a vivere a Pavia, dove vivono certe situazioni e sono sinceri nel raccontarle

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Anche se Mauro, in realtà, nella popolarità un po' ci sguazza. È come se avesse trovato quel qualcosa che gli manca, sin dall'inizio della serie. 

Matteo O. Giuggioli:  (ride ndr.) Ecco, no, Mauro no. È una cosa che lo esalta, però poi fa il giro opposto e diventa qualcosa che gli fa male. Da qui parte il suo dramma interiore, che poi lo porterà ad andar via e tutta la reale storia di Mauro.

Un aspetto inedito di questa storia che vi ha colpito molto?

Matteo O. Giuggioli: Non è la storia di due fighi che ce la fanno. È facile essere Jim Morrison, sei fighissimo, riccio con i capelli lunghi. Noi siamo, due sfigatelli di Pavia, assolutamente non destinati al successo, a nulla di quello che hanno fatto. È la storia un po' di tutti,

Elia Nuzzolo: Due sfigatelli che però ci credono e ce la fanno. È una storia applicabile a tutti sì.

Dopo il successo di "Non me la menare", attraversano una fase di stallo, dove sembra che sia tutto finito. Possiamo dire che, invece, questa serie mostra non bisogna fermarsi al primo tentativo, che magari non è neanche quello buono? 

Entrambi: Il primo, ma anche il secondo (ridono ndr.)

Elia: È proprio quello il punto, non importa quanti tentativi si facciano, si deve andare avanti e poi alla fine si riesce.

Per interpretare Max Pezzali e Mauro Repetto avrete visto immagini di repertorio, tra ospitate, concerti. Avete cercato di darne una vostra interpretazione o avete cercato di imitarli, volendo in qualche modo omaggiarli?

Elia Nuzzolo: È stata una via di mezzo fra le due cose. Volevamo evitare che l'imitazione potesse sfociare nella caricatura, con Sydney ne abbiamo parlato molto. Il lavoro dell'attore è trovare un equilibrio tra la propria persona e il personaggio, trovare anche delle cose in comune che possa andare a costruire una personalità.

E quali sono le cose in comune che hai trovato?

Una forte passione per qualcosa, nel mio caso la recitazione nel suo caso la musica, che riesce a fargli abbattere certi muri, come per esempio una timidezza di fondo che anche io condivido con Max. Attraverso la recitazione, però, riesco ad esprimermi magari anche meglio.

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Matteo e per te vale la stessa cosa?

Per me il lavoro di ricerca è stato diverso, perché di materiale su Mauro, soprattutto in prima persona, ce n'era pochissimo. Anche nelle interviste con Max, era abbastanza taciturno, non è stato facile capire che tipo di persona fosse, ad un certo punto mi sono dovuto raccapezzare, ho tirato fuori qualcosa di mio. Poi, in corsa è uscito il libro di Mauro, che finalmente mi dava la sua voce e da lì ho capito il perché di certe cose, ho unito i puntini.

Siete stati bravissimi a ricreare la sintonia che si immagina ci fosse tra Pezzali e Repetto, ma secondo voi oltre alla musica, cosa li ha uniti?

Matteo: L'amicizia.

Elia Nuzzolo: L'amicizia e il completarsi a vicenda. Due temperamenti opposti che creano una sintonia comica

Matteo: Sì, c'è un bel gioco di energie, uno che tira, uno che viene tirato.

La domanda finale che Mauro rivolge a Max, senza voler fare spoiler, sembra essere il preludio della ragione per la quale i due si separeranno. Ma allo stesso tempo ci dice che un pezzo della storia non è stato raccontato che è quello della crisi. Secondo voi, quindi, avrebbe anche senso raccontare quella parte lì?

Entrambi: Beh, avrebbe senso eccome.

Matteo: Anche perché comunque nella prima stagione speriamo che il pubblico si affezioni a questi due personaggi che, però, vivono anche una rottura. Ed è bellissimo.

Elia: Va vista, ma poi boh chissà.

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La canzone degli 883 che avete fatto vostra durante le riprese della serie. 

Entrambi: Nel girare la serie senza dubbio Non me la menare. È stata la canzone simbolo della serie.

Matteo: È quella che abbiamo provato e cantato di più, forse anche la più difficile

Elia: Sì, difficile perché è un rap. Poi l'abbiamo conosciuta sul set.

E la vostra canzone degli 883, in generale?

Elia: Nessun rimpianto. Perché? Beh il titolo è esplicativo.

Matteo: S'Inkazza, perché è proprio un pezzo di rottura

Nella serie Max si appassiona alla musica una volta scoperto il punk, c'è stato un momento nella vostra storia in cui avete capito che recitare poteva essere la vostra passione, qualcosa con cui esprimervi al meglio?

Elia Nuzzolo: Inizialmente ti viene il dubbio, ma inizi a vedere, capire se la cosa può interessarti, poi magari hai il coraggio di testare. Ho fatto un corso di recitazione a Prato, la mia città e facendolo mi sono accorto che mi divertivo e che avevo voglia di continuare.

Matteo Giuggioli: Anche a me è successa la stesa cosa. Facevo un corso extra scolastico a Rho e ho pensato che mi faceva sentire bene, che riusciva a stancarmi, ma non mi sentivo giudicato.

Un po' come Mauro e Max anche voi provenite da piccoli centri. L'idea di allontanarvi e cercare di scoprire nuove realtà attraverso l'arte, è qualcosa che vi ha spinto?

Elia Nuzzolo: Sì, comunque è una motivazione, voler cercare di uscire dai propri confini.

Matteo Giuggioli: La provincia, il piccolo centro, può far bene. O ti intrappola e ti può far venir voglia di andar via il prima possibile.

Un'ultima cosa. La canzone che ha segnato il successo degli 883 è Hanno ucciso l'uomo ragno, che racconta di sogni infranti, di chi non ha avuto il coraggio di inseguirli fino in fondo. Qual è, ad oggi, il vostro sogno o quello che sperate di poter realizzare?

Elia Nuzzolo: Un po' lo stiamo vivendo, il sogno adesso forse è cercare di continuare.

Matteo Giuggioli: Il sogno è svegliarsi un giorno al mattino e dire "ho fatto tutto quello che volevo fare". Per me in particolar modo è l'essere tranquillo con me stesso, sono spaventato dal rimpianto.

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