Eleonora De Luca, Toni in Costanza: “Siamo romantiche allo stesso modo. Oggi si è perso l’incontro con l’altro”

Eleonora De Luca è la giovane e talentuosa attrice che interpreta Toni Macallè, la sorella della paleopatologa Costanza nell'omonima fiction di Rai1 che, in poco tempo, è riuscita a conquistare il pubblico. Quello della psicologa in cerca dell'amore è tra i primi ruoli comici che l'attrice siciliana interpreta, con divertimento e passione, dopo aver preso parte a progetti ambiziosi che hanno raccontato la sua terra, la Sicilia, non calcando gli stereotipi ma assecondando una narrazione nuova e decisamente più contemporanea come Il Cacciatore o Le Sorelle Macaluso di Emma Dante. La recitazione è stata dal primo incontro il "piano A", lavorare come artista le permette di mettere in luce sempre nuove parti di sé, confrontandosi con un pubblico sempre nuovo: "Decidono di dedicarci il loro tempo, non possiamo che dare tutto di noi stessi" ci racconta in questa intensa e sorprendente intervista.
La fiction è stata accolta con entusiamo da parte del pubblico. Era qualcosa che avevate immaginato?
Si capiva, già lavorando sul set, che sarebbe stato un ottimo prodotto, poi vedere il riscontro del pubblico è stato bellissimo e tuttora continuo a leggere recensioni, ricevere messaggi. Sono molto contenta.
Quale elemento credi sia piaciuto di più?
Potevamo imbatterci in qualche pericolo, come sempre accade quando si affronta la trasposizione di un qualcosa di scritto. Alessia Gazzola aveva tanti fan che avevano amato i romanzi, ma chi li ha letti guardando la serie ha riconosciuto che, invece, il prodotto ha mantenuto fedeltà a quella che era la scrittura, ed è stata una cosa che è piaciuta tantissimo.
E del personaggio di Toni?
Per quanto riguarda il mio personaggio hanno apprezzato il rapporto di sorellanza creato con Miriam, già sul set ci accorgevamo di quanto chimicamente ci fossimo trovate. Poi, ovviamente, questa love story con il personaggio di Stefano, molto comica e questo mix di comicità e romanticismo è molto apprezzato.

Parliamo di Toni. Sorella minore, psicologa, empatica è un po' la coscienza di Costanza.
È proprio la coscienza di Costanza, è come se fosse il suo mentore e funziona quasi come un grillo parlante. Poi, come nella vita di tutti i giorni, spesso si è molto bravi a dare consigli, a maggior ragione lei che fa un lavoro di analisi costante ed è in grado di leggere situazioni emotive particolari; ma quando è coinvolta in prima persona è la prima, come abbiamo visto e vedremo, che all'atto pratico trova difficoltà. Questa sfaccettatura tridimensionale è interessante per il personaggio, lo rende contraddittorio, come siamo nella vita di tutti i giorni.

E qual è il consiglio migliore che senti di aver dato a te stessa?
Darmi la possibilità di sbagliare, solo attraverso l'errore possiamo sperare di migliorarci. Come persone accettare il fatto che possiamo anche non fare tutto perfettamente, chiedere scusa quando feriamo gli altri e a noi stessi quando di rendiamo conto di aver fatto qualcosa di scorretto nei nostri confronti. Accettare la possibilità di sbagliare ti mette nelle condizioni di evitare che questa cosa riaccada o la fa allontanare il più possibile.
Per interpretare il ruolo della psicologa so che hai fatto delle ricerche per approfondire il personaggio. C'è qualcosa che ti ha particolarmente colpito?
La cosa buffa è che io ho fatto il liceo psicopedagogico; sono stata formata, potenzialmente, per potermi iscrivere a psicologia. Pensavo di diventare psicologa o pedagogista prima che incontrassi il laboratorio di teatro, che poi è diventata la mia prima scelta. Ho fatto qualche ricerca per colmare la mia curiosità e anche per riempire il mio personaggio, io stessa vado dallo psicologo e quindi ho anche delle esperienze dirette. È una professione difficile perché la mente è intangibile, oltre a essere misteriosa e affascinante. In qualche modo, con le dovute differenze, ci sono delle similitudini con l'ambito in cui lavoro. I personaggi sono incorporei, dobbiamo trasmutare emozioni. Lo psicologo, poi, non deve giudicare, deve essere empatico, analitico, perché al servizio di una persona da aiutare.
Una similitudine tra i due ambiti che si riscontra spesso, quindi ti chiedo: cosa hai scoperto di te, facendo l'attrice?
Tantissime cose. Ogni personaggio che ho interpretato lo considero un dono, lo dico sinceramente, proprio perché ha liberato delle parti di me che avevano bisogno di essere espresse o di essere anche ritrovate, perché magari erano cose che riguardavano il mio passato, penso mi siano venuti un po' incontro. Tutti i personaggi che mi sono arrivati hanno aperto delle porte e più apro delle porte in questo grande palazzo che c'è dentro ognuno di noi, più sento di crescere come persona. Così, ancor di più posso mettere a servizio la mia arte per quello che faccio.
Quindi senti di essere cresciuta anche come artista?
Sono una persona estremamente razionale, ma quando sei un artista devi immaginare qualcosa che ancora non c'è, devi creare un ponte con con l'incognita, con il vuoto. Dobbiamo trovare una connotazione sociale del nostro lavoro. Curiamo l'intrattenimento delle persone, è un momento vergine in cui dedicano il loro tempo ad ascoltarti, quindi possiamo mettere a disposizione tutte le nostre ferite, le parti che vogliono esprimersi.
Hai fatto cinema, televisione, ma in realtà i tuoi inizi sono in teatro. Cosa provi ogni volta che lasciato un set torni sul palcoscenico?
Mi sento rinascere, sembrerà una frase esasperata, ma è davvero così. Il teatro è un luogo che ti toglie dal tempo, concretamente quello che porti in scena non è detto che sia attuale, poi perché si vive nel presente, etimologicamente significa mi vedo, ti vedo e sono visto. È un atto performativo che si realizza nel presente e poi attenua le differenze che vivresti nella vita di tutti i giorni. Il teatro per me è quel luogo magico che invece unisce anche le generazioni e ti toglie dal concetto di tempo.
Costanza, come Le Sorelle Macaluso, Il Cacciatore sono prodotti a cui hai preso parte e che parlano della Sicilia, ma da un punto di vista differente, che non segue il solito racconto meramente criminale. Da siciliana, ritieni che siano ancora pochi i titoli che si distaccano dagli stereotipi?
C'è una narrazione stereotipata, però credo sia dovuto al fatto che il crime, è un qualcosa che piace ed è comprensibile che si scrivano storie crime, che spesso includano anche la mafia, ma non è l'unica parte che si può raccontare. Ci sono tante storie particolari che non necessariamente toccano quelle tematiche e che meritano di essere raccontate, dove i personaggi sono estremamente naturali e moderni. Io mi sento fortunata, l'essere nata in Sicilia è stata per me una fonte di grande nutrimento e ho partecipato a progetti che hanno valorizzato questo aspetto, non erano bidimensionali.
Restando in Sicilia, sei stata anche ne L'Arte della Gioia in cui hai interpretato Argentovivo che, come Toni, abbracci anche il tuo lato comico. Una boccata di freschezza.
Ho scoperto di essere molto simile a mia madre, è stata la mia reference (ride ndr.). Argentovivo è un personaggio d'azione, comico in maniera diversa da Toni e sono contenta di poter fare ruoli divertenti. Molti dicono che i ruoli drammatici siano migliori perché e lì che un attore viene preso sul serio, ma nel comico c'è una quantità enorme di tragedia. Con Argentovivo ho potuto interpretare un personaggio tutto corpo, sempre in movimento, super positivo e semplice a differenza di Toni che è comunque medioborghese, più posata, ma comunque impacciata.

Modesta, protagonista de L'arte della gioia, vive di desideri e di impulsi. Ed Eleonora come affronta la vita?
Anche io ho desideri e impulsi, altrimenti non farei questo mestiere artistico. Ma c'è anche tanta ragione. Desidero, amo molto e cerco di far esprimere quante più parti di me. Il desiderio, il sogno e l'idealizzazione sono elementi che spesso, nella vita di tutti i giorni, vengono giudicati, ma per un artista sono fondamentali.
Il personaggio che interpreti in Costanza, prova a incontrare l'amore tramite le app di incontri, non con grandi risultati. Si definisce romantica, forse all'antica. Cosa significa per te essere romantici?
Sono romantica nello stesso modo di Toni. Per me tutta la fase del corteggiamento, ma quello reale -non il love bombing- con quelle storture che vediamo tra Toni e Stefano nella fase iniziale, in cui ci sono degli incidenti, è un momento che nelle storie d'amore mi piace molto. Ti farò un esempio.

Dimmi pure.
Vedo molti prodotti coreani e lo dico con orgoglio, perché mi piacciono questi prodotti romantici in cui si dà tanta importanza a tutto quello che c'è prima dell'atto vero e proprio. Una cosa molto teatrale, se pensiamo a Romeo e Giulietta si incontrano e si amano quasi verso la fine, ma c'è tutto il pregresso, la tensione e anche lo scoprire l'altro, lasciare che ci possa sorprendere. In questo sono come Toni, credo molto in quest'arte magica dell'avvicinamento fra due corpi, che può essere anche goffo, simpatico e si può anche manifestare con l'estrema dolcezza, con dei gesti piccoli, portare le paste al mattino, un fiore, fare un complimento.
Restando in tema, pensi che con la velocità, le app, l'iperconnessione di oggi stiamo perdendo qualcosa?
Secondo me ogni persona può dettare le leggi o i dogmi del suo modo di innamorarsi. Basterebbe incontrarsi un po' in più di persona e meno virtualmente, per cercare di vivere un po' quello che c'era una volta. Prima, quando non ci si incontrava c'era l'attesa, adesso si sopperisce restando in contatto, che è una cosa bella oltre che una fortuna dei nostri tempi. Però, ove le situazioni lo permettono, viversi dal vivo anche la chimica dell'amore è qualcosa che può alleggerire il cuore. A volte pensiamo di soffrire la solitudine stando da soli col telefono in mano, ma quello che ci manca è l'incontro con l'altro.
Spulciando tra i tuoi social, è molto presente anche la scrittura. Perché? Ha un valore particolare per te?
È un'urgenza che va avanti da molti, molti anni, direi decenni. Scrivo soprattutto poesie, non mi sono ancora decisa a fare il grande passo di pubblicarle, ma presumibilmente, a un certo punto ci arriverò. Sono una persona molto logica, siccome non riesco a comprendere la logica di alcune cose che sento, che possono essere sia belle che brutte, traslarle in poesia mi fa abbandonare il senso, perché la poesia è qualcosa che scappa via dalla logica, allora metabolizzo meglio ed è qualcosa che riesco a esprimere in questo modo.
Hai interpretato una giovane Letizia Battaglia nel film "Solo per passione". È stata una donna coraggiosa, una pioniera, donne di questa tempra possono essere ancora un esempio per le giovani donne di oggi?
Stiamo parlando di personaggi antelitteram, che prima che si parlasse bene di femminismo sono state delle pioniere. Sono figure che ispirano tantissimo. Anche se la cronaca non ci dà ancora ragione, i tempi potrebbero essere maturi per un cambiamento, abbiamo degli strumenti per poter comunicare, interagire tra noi donne, ma anche con gli uomini, dei nostri bisogni, denunciare le differenze socioculturali. Dobbiamo spingere la leva che hanno alzato donne molto più in gamba di noi, credo molto nel potere della donna e penso che prodotti in cui si raccontino storie al femminile siano importanti. È qualcosa che può mettere una luce su di noi e far smettere gli uomini di considerarci oggetti, ma soggetti di pensiero, di potere, di emozioni.