Edwige Fenech: “Anch’io sono stata molestata, non ho denunciato perché non mi avrebbero creduto”
Edwige Fenech confessa, in una intervista al Corriere della Sera, di aver subito le molestie. Il commento al momento dello scoppio del MeToo: "Cosa ho pensato? Che finalmente qualcuno denunciava. A me è successo più volte di essere molestata da chi aveva il potere di farmi lavorare e non ho denunciato: chi mi avrebbe creduto?". L'attrice nata ad Annaba, nell'Algeria francese, tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta è stata una delle stelle più popolari del nostro cinema, interpretando film che sono entrati nell'immaginario: "I più belli? Giovannona Coscialunga disonorata con onore o Quel gran pezzo dell’Ubalda tutta nuda e tutta calda". Dopo un periodo come produttrice, Edwige Fenech torna al cinema protagonista dell'ultimo film di Pupi Avati, La quattordicesima domenica del tempo ordinario.
Le parole di Edwige Fenech
Edwige Fenech oggi ha 74 anni ed è stata legata per circa undici anni a Luciano Martino, regista e produttore. Per diciotto anni è stata legata a Luca Cordero di Montezemolo. Ha un figlio di nome Edwin, nato nel 1971. Il padre non è mai stato rivelato. Dal 2015, vive in Portogallo. Sul caso molestie, queste le sue parole:
A me è successo più volte di essere molestata da chi aveva il potere di farmi lavorare e non ho denunciato: chi mi avrebbe creduto? Però, anche in situazioni pesanti in cui ho corso il rischio di essere violentata, sono riuscita a uscirne indenne: ho un riflesso col ginocchio che è una roba micidiale. Alle attrici di oggi consiglio di mirare col ginocchio dove sappiamo.
La gavetta e la carriera da produttrice
Non c'è nessun rimpianto per Edwige Fenech. Tutto ha avuto il suo senso, tutto ha avuto il suo tempo: "Avevo bisogno di lavorare e non ero schizzinosa, anche perché in Algeria non esisteva la distinzione tra film di serie A e di serie B. […] Non rinnego niente: alcuni film cosiddetti erotici erano carini, ben fatti, con attori bravissimi". E sono quei film che le hanno poi permesso di trovarsi sul set con i registi più grandi:
In ogni caso, grazie a quella gavetta ho poi fatto quattro film con Steno, Cattivi pensieri con Ugo Tognazzi, Sono fotogenico di Dino Risi, Il ladrone di Pasquale Festa Campanile e, in teatro, D’amore si muore, di Giuseppe PatroniGriffi. È così pertutti gli attori: nessuno arriva subito al film geniale. È un mestiere in cui dipendi sempre da altri.
Poi la carriera di produttrice, dove rivendica il successo televisivo più grande, "Commesse":
La carriera di produttrice mi è piaciuta, anche se per le preoccupazioni non dormivo la notte. Non ho avuto le porte che si aprivano da sole, ma ho dovuto spalancarle a testate. La rivincita? Il successo di Commesse, che la Rai aveva tenuto due anni nel cassetto temendo che una storia di sole donne non piacesse.