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Masterchef Italia 14

Edoardo Franco: “Da Masterchef non si esce cuochi, i concorrenti sono permalosi. La mia carriera è a un punto morto”

Edoardo Franco è il stato il vincitore di Masterchef 12, ma a Fanpage racconta che dopo lo show non ha mai lavorato in una cucina professionale. A chi gli recrimina di aver vinto solo in virtù del personaggio che si era costruito, risponde: “Ho sempre investito sulle mie abilità”. E sui concorrenti attuali: “Alcuni non sanno accettare le critiche, sono permalosi ed esigenti”.
A cura di Sara Leombruno
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Barman, rider e poi food content creator. Edoardo Franco è stato il vincitore di Masterchef 12 ma, dopo lo show targato Sky, a Fanpage racconta di non aver mai lavorato in una cucina professionale. Per il fare comico e uno stile – innegabilmente – distinguibile ha continuato a fare televisione ed è stato scelto nel cast de L'Isola dei Famosi 2024. Ma a chi gli recrimina di aver vinto il programma solo in virtù del suo personaggio risponde: "Ho sempre investito sulle mie abilità. Puoi anche essere un personaggio, ma se fai il piatto peggiore vai a casa". Ora la sua carriera è a un "punto morto" e, per questo, intende investire sullo studio: "I talent creano delle meteore, ogni anno c'è qualcuno di nuovo che prende il tuo posto in termini di popolarità. Molti concorrenti non sanno ricevere critiche, sono esigenti e permalosi".

Nel 2022 hai partecipato a Masterchef e l'hai vinto, cosa credi di aver guadagnato da quell'esperienza?

Non ho mai avuto l'obiettivo di fare lo chef e non mi ha aiutato a diventarlo. Volevo solo partecipare a un gioco, provare a vincere una sfida, fare qualcosa che avrei ricordato. Ed è quello che è successo. Se vuoi fare il cuoco, a mio parere, vai a fare un corso di formazione o fai gavetta in un ristorante.

Non volevi lavorare in cucina, quindi?

Volevo lavorare nell'ambito degli eventi o in quello dei social. Il mondo sta cambiando molto e, rispetto alle prime edizioni, anche il mercato del lavoro si è trasformato. Ora c'è il digital creating e ci sono gli show cooking. Quelli a cui non frega niente di questo vanno nei ristoranti, in quelli che sono disposti ad assumere. Di certo non si parla dei Tre Stelle Michelin.

In effetti, diversi ex concorrenti lamentano di non aver trovato posti di lavoro validi nell'ambito della ristorazione.

Nessuno dovrebbe avere la presunzione di ricevere una chiamata solo perché ha fatto Masterchef. Se vuoi andare a lavorare in un certo tipo di ristorante ti formi, innanzitutto, e solo dopo mandi il curriculum.

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Guardando il tuo percorso, una critica che spesso ti è stata fatta è che la tua personalità oscurasse il tuo talento, piuttosto che esaltarlo. È davvero così?

Il mio carattere si è sicuramente distinto, ma ho sempre investito sulle mie abilità e mi sono messo alla prova con alimenti che non avevo mai trattato. In una delle prime puntate lo spiegai anche allo chef Cannavacciuolo. Gli dissi: "Adesso cucino, quando finirò di cucinare tornerò a dire le mie caz*ate". Ho sempre saputo scindere le due cose.

Quanto ha pesato su di te questo pregiudizio?

A volte mi sono sentito sottovalutato. Quando incontravo il pubblico, mi capitava che qualcuno mi dicesse: "Tu hai vinto solo perché sei un personaggio". Non posso negare che questo mi infastidisse ma, per fortuna, sono sempre stato consapevole delle mie capacità in cucina.

Il tuo aspetto estetico fa parte di una scelta pensata nella costruzione del personaggio? Ricordo che a Masterchef la tua acconciatura è diventata un vero e proprio tratto distintivo.

Avevo quel taglio già due anni prima di partecipare al programma, ma dopo la vittoria Barbieri mi ha rasato i capelli per una scommessa. Mi è sempre piaciuto sperimentare con lo stile e giocarci, anche prima che finissi in televisione, ma non sono ancorato a un'immagine precisa. Anzi, mi dà fastidio quando tutti si aspettano che continui a indossare camicie floreali, solo perché lo facevo a Masterchef.

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Parliamo dei giudici, sono davvero così severi come sembrano?

Loro mantengono un'impostazione televisiva, ma li ho trovati estremamente umani. Se vai a Masterchef sai che avrai a che fare con quel tipo di personalità e, quindi, davanti a certe uscite non ci si può nemmeno stupire o rimanerci male. Io mi sono trovato bene con tutti, in modo particolare con Giorgio Locatelli, perché caratterialmente siamo simili.

L'impressione è che si siano addirittura addolciti rispetto alle prime edizioni. Joe Bastianich lanciava in aria i piatti che non apprezzava e, nella versione UK, Gordon Ramsay ha fatto anche di peggio. Ti senti fortunato a essere arrivato dopo?

Prima non c'era quest'ossessione verso il politically correct e si poteva avere una libertà diversa. Ora i concorrenti sono esigenti e permalosi. Mi sembra che molti non siano preparati a ricevere delle critiche e, per questo, nemmeno ad accettarle. Quello della ristorazione, però, è un ambito in cui le critiche sono all'ordine del giorno, sia da parte dei colleghi che dei clienti. Devi saperle incassare, senza farti buttare giù.

Dopo Masterchef ti è capitato di fare esperienza in una cucina professionale?

No, non era quello che volevo. Ho iniziato a lavorare come food content creator, ma attualmente sono a un punto morto della mia carriera, la mia onda mediatica è in fase calante e sui social non riesco a mostrare a pieno me stesso. Proprio per questo, a marzo andrò a fare un corso all'Alma, l'Accademia di Gualtiero Marchesi. Saranno cinque mesi di scuola e cinque mesi di stage, quella sarà la mia prima vera esperienza in un ristorante.

C’è chi ha notato che i vincitori di Masterchef tendano a scomparire dalla scena gastronomica dopo pochi anni. Andare all'Alma è il tuo modo per evitare questo destino?

In un certo senso, sì. I talent creano delle meteore, ogni anno c'è qualcuno di nuovo che prende il tuo posto in termini di popolarità. Quindi, mi sono detto: "Mi prendo qualche mese per andare a studiare, per ricostruire il mio legame con la cucina e capire se effettivamente può essere quella la mia vita". Poi, farò le mie valutazioni.

Cosa hai fatto con i centomila euro vinti?

Centomila mila euro tassati, è una cosa che ci tengo a precisare (ride, ndr). Ci ho pagato le tasse, perlopiù li ho messi da parte. In altra parte li ho spesi, divertendomi. Non ho pensato di investirli in un mio ristorante, perché non è una cosa a cui penso, finché non avrò l'esperienza per farlo.

In un'intervista a Le Iene hai detto che, se un giorno dovessi aprire un tuo locale, proporresti pasta al pomodoro a non più di 12 euro. Un attacco velato alla cucina gourmet?

Se vuoi fare ristorazione per fare soldi ha più senso aprire una pizzeria che un ristorante gourmet, perché c'è più margine di guadagno. Io punterei a un approccio più popolare, perché mi permetterebbe di chiudere i bilanci in positivo e, forse, anche di mettere qualcosa da parte.

Come si fa a vincere Masterchef? Qual è stato il tuo segreto?

Non ho mai puntato sul fare il piatto migliore del gruppo, ma sul non fare il peggiore. Grazie a questo sono finito solo una volta al Pressure Test. Ho sempre giocato per evitare di farmi eliminare, perché se fai il piatto più brutto vai a casa, questa è stata la mia tattica.

Hai detto di non riuscire a esprimerti sui social. Davanti alle telecamere in tv, però, non sembrava fosse così. Penso anche alla tua esperienza all'Isola dei Famosi 2024.

Se mi punti una telecamera addosso, in televisione, non ho alcun tipo di problema. Se mi commissioni uno show cooking davanti a cento persone, neppure. Davanti all'iPhone, però, divento un palo. Non so perché succeda. Ad ogni modo, per me quello di partecipare a L'Isola era un lavoro. Sono stato chiamato, non è una cosa che ho cercato.

È il solo motivo per cui hai accettato di partecipare?

Mi piaceva anche l'idea di fare un'esperienza estrema. Non avrei mai pensato che nella mia vita avrei dovuto lottare per del cibo o coltivare rapporti sociali per sopravvivere. Era una cosa che, se non avessi accettato, non avrei mai più avuto modo di fare.

E poi c'è il discorso visibilità…

Sì, ma non mi ha cambiato la vita in quel senso. L'abbiamo visto io e tutti i concorrenti della mia edizione. Anche a livello social, il ritorno non è stato incredibile e la nostra è stata la stagione meno seguita di tutte.

Credi che quell'esperienza abbia danneggiato, in qualche modo, la tua immagine?

Sai cosa ti danneggia l'immagine? Il fatto di credere che tu possa in qualche modo orientarla. A mio parere, gli spettatori decidono il modo in cui ti vedono, a prescindere da quello che fai. A volte hanno delle aspettative infondate nei tuoi confronti, ti attribuiscono qualità che non ti appartengono. Prendi il caso di Masterchef: le persone credono che i concorrenti, appena usciti, siano degli chef. Ma da quel programma non escono cuochi, prima di diventarlo ce ne vuole.

Tornando all'Isola, molti hanno notato il tuo aumento di peso. Come gestisci le critiche al riguardo?

Questo cambiamento non è dovuto a nessun motivo in particolare. Mangio e bevo di più, semplicemente. Ai tempi di Masterchef pesavo 73 kg, ho finito le registrazioni che ne pesavo 81. Nell'anno tra la messa in onda e l'Isola sono arrivato a pesarne 103, adesso sono intorno ai 95. Oggi c'è tutto il discorso sulla body positivity, ma credo che, a prescindere dai gusti estetici, bisogni fare chiarezza sul fatto che essere in sovrappeso o in obesità non fa bene alla salute. Quando ho conosciuto il gruppo dell'Isola ho subito notato di essere quello che pesava di più, ero preparato a ciò che mi sarebbe stato detto. Nel momento in cui questa cosa diventerà un problema per me, mi metterò sotto con una dieta e l'allenamento.

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