Don Matteo 13, Raoul Bova: “Vi svelo i segreti e i retroscena di Don Massimo”, mistero su Terence Hill
Giovedì 28 aprile, in onda su Rai1 Don Matteo 13. La serie televisiva record di ascolti è giunta a una delle puntate più attese. Il quinto episodio, intitolato L'amico ritrovato, segna l’entrata in scena di Raoul Bova nel ruolo di Don Massimo. Il nuovo parroco di Spoleto sarà una figura chiave nel mistero della scomparsa di Don Matteo, interpretato da Terence Hill. La lunga carriera cinematografica e televisiva di Raoul Bova è costellata di personaggi molto diversi tra loro: era Nanni Lasca ne La Lupa di Gabriele Lavia, Ultimo nell’omonima serie, San Francesco, Lorenzo ne La finestra di fronte di Ferzan Özpetek e, più di recente, Guido nella serie Buongiorno, mamma!. Ma l’attore non si era mai cimentato nel ruolo di un sacerdote.
In un’intervista rilasciata a Fanpage.it, Raoul Bova ha tracciato un ritratto di questo prete “fallibile e imperfetto” dal passato tormentato, ha svelato come gli ha dato vita e ha raccontato come hanno reagito i suoi figli quando hanno appreso che sarebbe entrato nel cast della celebre serie di Rai1. Poi, è tornato con la mente al primo incontro con Terence Hill e Nino Frassica.
La quinta puntata di Don Matteo 13 vedrà entrare in scena Don Massimo. Milioni di spettatori non vedono l'ora di assistere a questo cambiamento epocale. Ecco, così le metto anche un po’ di ansia.
Sì, grazie (ride, ndr). In realtà, non ho mai pensato all’arrivo di Don Massimo come a un cambiamento, ma come a un proseguimento di questa serie. Il cambiamento sarebbe stato mettere fine a una fiction così importante. Mi sono sentito investito della responsabilità di portare avanti una serie di grande livello, spessore e successo. Ho fatto il possibile per farla bene, mettendoci impegno, rispetto e attenzione come faccio sempre nel mio lavoro. Mi sono sentito gratificato dal fatto che il produttore abbia scelto proprio me per questa fiction tanto amata.
Dunque come sta vivendo l’attesa del suo debutto nella serie?
Non la vivo con ansia perché è una cosa bella, sono felice che accada. E poi, quando hai figli e vivi nel mondo contemporaneo, sai bene che i problemi sono altri. Credo che chi ama una serie, continuerà a guardarla per quegli ingredienti che ha sempre trovato interessanti. Don Matteo parla al cuore e intrattiene, fa sorridere, fa passare una bella serata allo spettatore. Aspettiamo che la gente la guardi ed esprima o meno il suo apprezzamento. Quello che dovevo fare, l’ho fatto sul set.
Con chi guarderà la puntata?
Non lo so ancora. Probabilmente saremo tutti quanti insieme: il cast, la produzione, il regista. Penso che sarà una bella serata di incontro.
La notizia del suo arrivo nella serie ha suscitato tantissimo clamore. In famiglia, invece, che commenti ha raccolto?
Da parte mia c’è sempre stata una ricerca della sfida, di mettermi alla prova con me stesso, anche in una situazione scomoda, non facile. I miei figli lo hanno apprezzato perché hanno sentito la forza dell’amore che nutro per il mio lavoro. Gli ho sempre detto che se fanno le cose con amore, rispetto, educazione e cordialità, non potranno mai rimproverarsi niente. Apprezzano che io sia in una serie importante e che l’abbia affrontata con grande impegno. Sono felici che io sia contento, come per me è importante che loro siano soddisfatti di quello che fanno.
Allora chi è Don Massimo?
È un uomo che si è fatto prete per cercare se stesso, per cercare Dio e per dare delle risposte a tante cose vissute in una vita precedente. È un prete umile, a contatto con la terra, che ascolta e che spesso è in contrasto anche con se stesso. Il personaggio di Terence Hill era un parroco risolto, che aveva fatto suo il concetto di perdono, mentre Don Massimo si sta ancora mettendo alla prova con dogmi importanti. È in continuo fermento, in continua ricerca. È un prete fallibile. Non è un esempio di perfezione, ma di forza, di grinta, di voglia di riuscire, di mettersi sempre in gioco. Nel suo percorso troverà tante risposte alle sue domande.
Mi racconti i retroscena di questo ruolo. Per interpretare Don Massimo ha incontrato un vero sacerdote?
Sì, don Carlo. È venuto sul set soprattutto nell’ultimo periodo. Mi ha dato una mano a entrare nel personaggio e a comprendere come agisce un prete. Ancora prima mi ero documentato sul significato dell’essere parroco. È colui che sta più a contatto con la comunità, con i piccoli centri, che conosce le mamme, i padri del quartiere. Conosce lo strato sociale del posto dove sta ed è a contatto con la realtà di tutti i giorni. Soprattutto in passato, la Chiesa era uno di quei punti dove potevi chiedere aiuto nei momenti di difficoltà spirituale o materiale. Era al servizio della gente.
Prima di accettare questo ruolo, ha voluto incontrare Terence Hill.
Il mio incontro con Terence era doveroso, necessario. Avrei voluto passare ancora più tempo con lui e chiedergli tante cose. È stato importante per me avere il suo benestare, che mi abbia incontrato e abbia accettato l’attore che avrebbe portato avanti quello che lui ha creato, quello che ha fatto fino ad oggi e che forse farà ancora, perché per ora è tutto avvolto nel mistero.
È vero che Nino Frassica, proprio come il Maresciallo Cecchini, inizialmente era un po’ “diffidente” nei suoi confronti?
Nino è una persona che ha il pregio di dire la verità. Non finge mai. Quel set per anni è stato il suo mondo. Ovviamente, quando è arrivato un attore nuovo, che aveva un importante spazio da condividere con lui, c’è stato bisogno di un momento per trovare il modo giusto per incontrarsi. E lo abbiamo trovato.
Mario Ruggeri, capo scrittura degli sceneggiatori, ha svelato che il vero addio a Don Matteo non c’è ancora stato. Ci sarà modo di vedervi entrambi sulla scena?
È tutto top secret. Non lo sappiamo neanche noi (ride, ndr). Ruggeri è colui che decide la sorte dei personaggi. Tutto può succedere, è nelle sue mani. Non si sa cosa accadrà a Don Matteo e quindi cosa farà Terence Hill, tutto è possibile.
Terence Hill è stato il protagonista di ben tredici stagioni di Don Matteo. Lei sarebbe disponibile a impegnarsi in una serie così lunga?
Ho imparato a vivere alla giornata. Vediamo come andrà questa stagione, poi capiremo. È importante vivere il momento, poi farsi la domanda una volta finita la serie. Saranno anche i produttori, la Rai, gli sceneggiatori a pensare alla scelta migliore da fare.