Demo Morselli: “Oggi sono in pensione e vivo di musica. Lasciai la TV perché non ce la facevo più psicologicamente”
Il Maestro Demo Morselli oggi ha 62 anni e si racconta in una lunga intervista rilasciata a Fanpage.it. Il direttore d'orchestra e trombettista è stato protagonista di programmi di grande successo, dal Karaoke di Fiorello agli anni d'oro di Buona Domenica, fino al Maurizio Costanzo Show e i Fatti vostri. Ha contribuito a rendere evergreen brani come Penso positivo e L'ombelico del mondo di Lorenzo Cherubini, Ho messo via di Ligabue, Nord, Sud, Ovest, Est degli 883. Ha collaborato con i grandi della musica italiana, da Mina e Lucio Dalla a Fabrizio De André per cui ha arrangiato i fiati nella canzone Don Raffaè. Oggi è in pensione, ma la musica è ancora una parte fondamentale delle sue giornate. Quanto alla vita privata, è felicemente sposato con Lucia Montella, sua compagna da 37 anni. Al contrario delle fake news circolate sul loro conto, non hanno figli: "Purtroppo non ne abbiamo potuti avere. Abbiamo provato a fare la fecondazione assistita per un paio di volte, ma non è riuscita". Quando gli chiedo come ha avuto inizio questo suo lungo viaggio fatto di note, ricorda ancora il momento preciso:
Studiavo la tromba al Conservatorio di Ferrara. Fui ingaggiato dall’orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano, suonammo il Lago dei Cigni di Čajkovskij. Dopo le prime note fui pervaso da una sensazione strana, un brivido per tutto il corpo. Dissi: “Questo è quello che voglio fare per tutta la vita”. Quelle note che scaturivano dall’orchestra di cui ero parte, mi davano una felicità che non avevo mai provato. Così, decisi di continuare la mia carriera da musicista.
Demo Morselli ha 62 anni: la pensione e l'amore per la moglie Lucia Montella
Con la sua orchestra ha impreziosito programmi di grande successo, da Buona Domenica al Maurizio Costanzo Show passando per I fatti vostri. Oggi ha 62 anni, com'è la sua vita?
Mi sveglio molto presto. Controllo che i miei amati animali stiano bene, do loro da mangiare, poi mi metto al computer e per la maggior parte della giornata mi dedico alla composizione, agli arrangiamenti. Nel pomeriggio faccio una passeggiata al mare, abito a Porto Santo Stefano. Poi torno a casa, leggo i giornali e ceno. Insomma, mi godo la pensione. Sono pensionato da quando avevo 58 anni. Ho iniziato prestissimo a versare i contributi e appena ho potuto sono andato in pensione. Quando non sono in tournée, la mia vita è così. Ma sono quasi sempre in giro.
È sposato con Lucia Montella, che è anche la sua manager. Tra voi un grande amore che dura da 37 anni.
Lucia faceva l’indossatrice a Milano durante la settimana della moda. Me la presentò una sua amica e da lì ci siamo innamorati e mai più lasciati. Viene con me anche ai concerti. Non ho mai rinunciato alla sua presenza, mi dà gioia e mi fa stare tranquillo. Vederla sotto al palco, mi riempie d’orgoglio.
Ha mai avuto difficoltà a bilanciare la carriera con la vita privata?
No, Lucia si occupava della parte manageriale e amministrativa di tutta l’orchestra. Questo è stato il nostro segreto. E ancora oggi si occupa di tutto, sebbene con meno frequenza e meno frenesia. Aggiungo che da parte mia non ci sono mai state sbandate o cotte per altre. Anche se non avessimo lavorato insieme, ci saremmo amati come ci amiamo adesso. Siamo l’uno l’opposto dell’altro, ci completiamo. Quello che non riesco a fare io, lo fa lei e viceversa.
Sul vostro conto circola una fake news. Si dice che abbiate una figlia che si chiama Alisia, ma non è vero.
Lo ha scritto Wikipedia e i giornali lo hanno copiato da lì. Io non ho una figlia, Alisia è mia nipote, figlia di Stefania – sorella di mia moglie – e Massimo. Sin da quando era piccola, veniva negli studi del Maurizio Costanzo Show e di Buona Domenica. Costanzo le aveva fatto ottenere un permesso speciale per potere entrare. Oggi fa la biologa marina. Io e Lucia la consideriamo una figlia. Purtroppo non ne abbiamo potuti avere di nostri.
Capisco.
Abbiamo provato a fare la fecondazione assistita per un paio di volte, ma non è riuscita. Come dice la canzone di Pino Daniele: “Chi vuole un figlio non insiste” e abbiamo deciso di deporre le armi, se Dio ha voluto così…però ci ha regalato Alisia, la pensiamo sempre, vogliamo sapere tutto di lei. Poverina, ha quattro genitori (ride, ndr). Ci vediamo tutti i giorni, c'è grande complicità. Sa, quando morirò affiderò a lei i miei animali.
Quali animali?
Ho due tartarughe che pesano 50 chili l’una. Le lascerò in eredità ad Alisia, perché campano 150 anni. Ho un pappagallo che ha 20 anni, vivrà fino a 100 anni, andrà anche lui ad Alisia. Poi sono pieno di pesci nell’acquario perché hanno figliato. E poi i gatti, ne avevo tre. Uno è morto. Capisco che non si possa paragonare l’affetto di un animale a quello che ti dà un figlio, però i miei animali che sono scomparsi li ho ancora tutti nel cuore. Non ne posso parlare perché piango. Quando muore un gatto che ti ha tenuto compagnia per vent'anni, non puoi non soffrire.
Demo Morselli si racconta: i pregiudizi, il momento più duro e ciò che la fama gli ha tolto
Qual è il ricordo più prezioso di questi 62 anni?
Il giorno in cui ho sposato Lucia. Il nostro non è stato un semplice matrimonio ma un concerto. Hanno partecipato Eugenio Finardi, Roberto Vecchioni, Lorenzo Cherubini, i Ladri di Biciclette e tanti altri. E tutti, come regalo, hanno portato una canzone per me e mia moglie e hanno suonato durante il party di nozze. Ero ancora un trombettista sconosciuto. Avere questi grandi artisti alla nostra festa che facevano a gara a chi ci diceva la frase più bella, mi ha riempito il cuore. I nostri parenti erano esterrefatti.
E il momento più buio?
Quando feci una pausa e lasciai Buona Domenica e il Maurizio Costanzo Show. Non lo feci per motivi economici ma personali. Non ce la facevo più ad andare avanti. Non sostenevo più quei ritmi, non avevo una vita, solo 15 giorni liberi all'anno in cui dovevo preparare il lavoro che sarebbe venuto dopo. Alla lunga ne ho risentito fisicamente e psicologicamente. Volevo prendere solo una piccola pausa ma si è rivelata più lunga del previsto. Ho temuto di non potere più rientrare nel giro. Aveva ragione Costanzo quando diceva: “Quando si spegnerà la luce rossa della telecamera, non ci sarà nessuno davanti a Cinecittà con gli striscioni a reclamarti”.
Come superò quel periodo?
Dedicandomi ai concerti dal vivo, rimboccandomi le maniche, cercando di raccogliere i frutti che avevo seminato in televisione, sfruttando l’ondata della popolarità. Nel frattempo si era interrotto anche il Maurizio Costanzo Show. Anni dopo, il programma tornò in tv e Costanzo mi richiamò, ma io avevo un contratto con la Rai, lavoravo con Michele Guardì e non sarebbe stato giusto. Ma il periodo prima di entrare nel cast de I fatti vostri è stato davvero duro.
Oggi è difficile trovare un programma che preveda l’orchestra in studio. Per un artista come lei è arduo trovare la giusta collocazione in tv.
Sono d'accordo. Vado a memoria: c’è il Festival di Sanremo, i Migliori anni con Pinuccio Pirazzoli e Ballando con le stelle con Paolo Belli. Non so se sia una questione economica o una scelta editoriale. Non voglio essere pessimista. Io ho 62 anni e ho fatto la mia carriera, ma le assicuro che ci sono maestri bravissimi, molto preparati che attendono che succeda qualcosa in Italia per portare in alto la bandiera di un genere musicale che appartiene alla nostra storia e cultura.
Le manca la tv dopo averla fatta per tanti anni in modo continuativo?
Un po’ sì. Alzarmi presto la mattina, preparare la cartellina, il metronomo, la matita, i miei spartiti e poi andare in studio. Ecco, mi mancano questi semplici gesti. Non mi mancano né i soldi, né la visibilità. Perché se sei stato bravo, il denaro lo hai messo da parte e quanto alla visibilità se hai seminato bene la gente ti riconosce. Mi manca mettermi alla prova con realtà e artisti diversi, che magari non mi conoscono ancora. Non mi sono mai confrontato con Blanco, con Mahmood, né con gli altri. Non saprei se le mie cose potrebbero piacergli. Sarebbe bello scoprirlo.
Le hanno mai proposto un reality?
Mi hanno proposto diverse volte l’Isola dei famosi e il Grande Fratello, però non ho mai preso in considerazione la cosa e non ho neanche chiesto quanto fosse il compenso, perché ho sempre avuto tanti impegni. Adesso mi sto accingendo a fare una tournée. Si chiama Tu vuò fà l’americano e racconta la storia degli italiani che hanno fatto grande l’America. Uno spettacolo con la mia orchestra, Marcello Cirillo e Francesca Borrelli. In più andrò a Los Angeles a registrare il disco di tributo a Frank Sinatra.
Ha raccontato che la sua carriera televisiva anziché agevolarla, le ha fatto trovare dei muri di gomma.
Sì, mi ritenevano un musicista di varietà che non aveva l'autorevolezza per curare progetti di un certo spessore. C’è sempre questo rumore di fondo quando si parla di maestri della televisione: “Ma sarà in grado? Quello ha fatto il varietà, ha fatto il circo”.
Come ha affrontato i pregiudizi?
All'inizio mi facevano molto arrabbiare perché ho frequentato il Conservatorio, ho studiato, scrivo la musica nota per nota. Ho una preparazione a 360 gradi. C’è chi ha detto che facessi tutto alla carlona.
Immagino che il successo le abbia dato tanto. Cosa le ha tolto?
Un po' di serenità. Mi spiego. Mentre facevo televisione, davo per scontato che la gente mi fermasse, volesse le foto, gli autografi. Questo aspetto è rimasto nonostante non sia più in televisione. Se scendo di casa in infradito, vado ai grandi magazzini e compro tre paia di calzini al prezzo di uno, mi guardano in modo strano. Poi mi dicono: “Ma lei è Morselli?”. Non ho la libertà di fare quello che mi pare. Questa cosa mi dispiace. Però, ammetto che sarebbe un peccato anche se nessuno venisse più ai miei concerti perché mi hanno dimenticato.
Non tutti sanno che lei è anche un velista. Cosa la appassiona di questo sport?
Il senso di libertà che mi dà la barca trasportata dal vento, sentire il respiro del mare, lasciare gli ormeggi, staccare dalla vita quotidiana, isolarsi. Sei tu, il vento che cambia repentinamente e la barca che va tenuta sulla giusta rotta. È un po’ una metafora della vita. Mi piace fare traversate nel Mediterraneo, si fanno incontri unici: delfini, balene, mante, squali. Lontano dalla costa c’è pace e tranquillità. Ti rendi conto di quanto il mondo sia fragile. Se inquiniamo l’acqua e la natura scompariamo anche noi.
È un hobby costoso?
Prevede una manutenzione continua, quindi sì, lo è. Infatti è da un anno che non ho più la barca. Quando posso la noleggio, ho preso un piccolo motoscafo, ma il mio cuore è sempre sulla barca a vela. Mi sono proposto di ricomprarla.
Che rapporto ha con il denaro?
Ho una riserva da parte e quando mi rendo conto di avere speso troppo rallento. Non butto via i soldi, ma se vedo un bel vinile me lo compro, magari il giorno dopo ne compro un altro. Poi Lucia mi dice: “Quanti dischi hai comprato? Hai già speso 200 euro questa settimana”. Allora mi do una calmata, sono molto oculato, non sono uno spendaccione. Compro solo cose che rimangono e che hanno un valore nel tempo.
La carriera di Demo Morselli: Karaoke, Maurizio Costanzo Show, Buona Domenica e I fatti vostri
La sua carriera è passata anche per un'immagine e un gesto subito riconoscibili. I suoi tratti distintivi sono i capelli lunghi e il salto con il quale conclude ogni performance.
E pensare che i miei genitori volevano che portassi i capelli quasi rasati a zero. Quando sono andato via di casa, non li ho più tagliati. Una sorta di ribellione (ride, ndr). Il salto, invece, aveva una motivazione tecnica. Faccio un salto e l’orchestra sa che quando ricado sul palco deve chiudere. Facendo questo slancio, do il tempo agli orchestrali di chiudere insieme perfettamente. Mi chiamavano “Il salto più famoso d’Italia”.
Nel 1995 suonò al matrimonio di Cristina Parodi e Giorgio Gori e lì conobbe Maurizio Costanzo.
Con la mia orchestra ho sempre suonato a matrimoni, cerimonie, non mi sono mai tirato indietro e mi sono anche divertito. Giorgio Gori e Cristina Parodi, dopo avermi visto suonare ai Magazzini Generali, mi chiesero se fossi libero per la festa del loro matrimonio. C’erano Maurizio Costanzo, Silvio Berlusconi, Confalonieri. È stata la mia fortuna. Il 50% della mia carriera è iniziata lì e il 50% è iniziata grazie a Cecchetto che mi ha fatto conoscere Fiorello e scelse la mia orchestra per il Karaoke.
Tra lei e Maurizio Costanzo si notava grande sintonia.
È vero, eravamo complici anche se fuori dal lavoro non ci siamo mai frequentati. Ci scambiavamo giusto gli auguri di Buona Pasqua, Buon Natale, Buon Anno anche perché lavoravamo gomito a gomito per 24 ore al giorno. A volte registravamo anche tre puntate del Maurizio Costanzo Show di seguito. Una missione impossibile.
Qual è l'insegnamento di Costanzo che le è tornato utile nella vita?
Di non dire mai di no e accettare qualsiasi lavoro anche se sembra difficile e hai l'impressione che tu non possa riuscire. Di affrontare tutto senza tirarsi indietro. Quando morì Papa Giovanni Paolo II sconvolse la scaletta di Buona Domenica il giorno stesso della messa in onda, facendoci suonare canzoni da chiesa. Per non parlare di quando morì Lucio Battisti.
Cosa fece?
Il giorno dopo mi coinvolse nell'organizzazione di un concerto al Campidoglio (Il mio canto libero – Concerto per Lucio Battisti, ndr) con una trentina di brani cantati da tutti gli amici che avevano collaborato con Battisti o avevano intonato le sue canzoni. Ogni anno, quando ricorre l’anniversario, MediasetExtra manda in onda questo evento presentato da Loretta Goggi, dove quasi 50mila persone cantano dal pomeriggio a notte tra le lacrime.
Qual è il momento del Maurizio Costanzo Show di cui le è rimasto un ricordo più vivido?
Quando venne Gorbaciov. Era morta da poco la moglie Raisa. Maurizio gli chiese la canzone preferita di sua moglie. Era Dicitencello vuje. La facemmo e lui si mise a piangere, ci commuovemmo anche noi. La notizia fece il giro del mondo, tutte le televisioni internazionali ripresero le immagini. Fu incredibile. Ricordo anche Ken Follett che venne a una sola condizione. Fare un duetto con Costanzo. Maurizio al sax, mentre lui faceva un blues con il basso.
Come ricorda gli anni d'oro di Buona Domenica a cui prese parte?
Non con nostalgia ma con una gioia infinita. C’era un bel clima, per me erano amici prima che colleghi. Andavamo a cena insieme tutte le sere. Avevamo un rapporto confidenziale, ci volevamo bene. Il successo di quegli anni era dovuto al clima che Costanzo aveva preteso. Quando convocò il cast ci disse: “Noi veniamo da culture diverse, c’è chi fa musica, chi fa varietà, chi il presentatore. Questa è una squadra che deve diventare una famiglia per il pubblico, agli spettatori deve arrivare la spontaneità di quello che facciamo”. Sono stati anni bellissimi.
Ha vissuto da protagonista anche gli anni del karaoke e della grande popolarità di Fiorello. Ha assistito a qualche episodio bizzarro?
Dopo il karaoke facevamo una tournée in giro per l’Italia e ricordo le autostrade bloccate dal traffico. Un’impresa per noi arrivare, erano tutti lì per vedere Fiorello. Quando era sul palco, improvvisava. Tutto quello che avevamo provato non si faceva, cambiava i pezzi, li tagliava, andava tra il pubblico e faceva cantare la gente. Un uragano. E poi era molto attento all’opinione degli addetti ai lavori. Se ridevano voleva dire che aveva fatto centro.
Il rapporto con Fiorello e Jovanotti
Oggi è rimasta un’amicizia tra voi?
Ci sentiamo, mi ha invitato molte volte in trasmissione. Mi ha chiesto di portare la tromba. C’è un rapporto molto solido, quello che c’è stato non si dimentica. Così anche con Lorenzo Cherubini e con Gino Paoli. Scatta subito la consapevolezza di avere fatto un pezzo di vita insieme, non si cancellano certe emozioni.
Al Maurizio Costanzo Show ha conosciuto Michele Guardì che rimase colpito da lei e dieci anni dopo la chiamò per fare I fatti vostri.
Cercavano un maestro. Marcello Cirillo gli disse: “Conosci Demo Morselli?”. E lui: “Come no? Guarda qua”. E tirò fuori un biglietto che gli avevo scritto dieci anni prima: “Mi permetto di lasciarle il mio numero di telefono nel caso avesse bisogno in futuro di una collaborazione, sarei onorato se lei accogliesse questa mia richiesta”.
Una collaborazione durata anni. Come mai poi si è interrotta?
Ci fu il Covid e l’ingresso in studio fu contingentato, gli strumenti a fiato non si potevano suonare perché propagavano il virus. Poi la Rai fece altre scelte, con formazioni molto più piccole. Non c'era più un'orchestra da dirigere, ma un gruppo. Non aveva più senso la mia presenza. Mi è dispiaciuto molto dopo 12 anni. Però con Michele ci sentiamo, siamo amici, il feeling è rimasto lo stesso. Chi fa questo mestiere deve mettere in conto che può succedere. Ovvio che quando guardo il programma da casa, mi dispiace non esserci. Ma è fisiologico, la gente ha bisogno di vedere qualcosa di nuovo.
Lei ha scritto i fiati per Penso positivo e per L’ombelico del mondo di Lorenzo Cherubini. Basta riascoltare queste canzoni per comprendere quanto il suo tocco abbia contribuito a renderle dei grandi successi.
Con Jovanotti è cominciato tutto per caso. Claudio Cecchetto mi propose di arrangiare dei fiati per lui, da lì è nata una collaborazione ma anche un’amicizia. Lorenzo Cherubini volle imparare i rudimenti della tromba e si mise a studiare con me. La suonò sul palco mentre era in tournée con Eros Ramazzotti e Pino Daniele in giro per l’Europa.
Quindi Jovanotti è stato un bravo allievo?
Sì, poi lui è davvero eccezionale. Generoso, attento, scrupoloso, tutte le persone che lavorano con lui devono essere contente e se c’è qualcosa che non va indaga, cerca di aiutare. Quando lavoravo con lui non ero ancora conosciuto, avevo possibilità economiche molto limitate, andavo in alberghi modesti altrimenti il cachet sfumava. Più di una volta, Lorenzo ha offerto le camere dell’albergo a me e ad altri e stava con noi. Non solo, ha sempre cercato di dare una mano anche in altre forme.
Nel corso della sua carriera ha suonato nell’orchestra di Ray Charles e ha collaborato con Mina. Come è stato condividere un pezzettino di strada con questi grandi artisti?
Con Ray Charles un’esperienza indimenticabile. Ha insegnato a tutti come si sta sul palco, ho toccato con mano la modestia di un grande personaggio e ho visto il rapporto che instaurava con il pubblico durante la performance. Era molto simpatico, mi ha lasciato il segno. Mina non l’ho vista, ho suonato nell’album “Finalmente ho conosciuto il Conte Dracula”, dove c’era Questione di feeling. Andai a Lugano a registrare, purtroppo quel giorno lei non c’era, ma ho avuto la soddisfazione di vedere il mio nome scritto in un album che quell’anno scalò le classifiche.
Lei ha tutta l'aria di essere un perfezionista.
Sono molto critico, tanto è vero che ho smesso di suonare la tromba quando il mio labbro ha cominciato a vacillare. Mi sono accorto che non andava più come doveva andare e, con dispiacere, ho preferito smettere e dedicarmi al 100% agli arrangiamenti e alla mia carriera di maestro. Sono un perfezionista, non voglio lasciare niente al caso.
In genere è soddisfatto del risultato?
Dipende. Se faccio un errore perché sono distratto o perché mi sono lasciato trasportare mi incavolo un po’. Se invece mi rendo conto di non avere preparato bene una cosa, rimango male e per un paio di giorni tengo il broncio. E poi succede che quell’arrangiamento, quella canzone non la voglio più fare. Se non ho trovato la chiave giusta, dubito di riuscirci dopo. Vuol dire che il mio estro è arrivato fino a lì.
Neanche la percezione di quanto ha fatto nella sua carriera, la rende più indulgente verso se stesso?
La verità è che riconosciamo quanto abbiamo fatto solo quando andiamo a fare una performance dal vivo e vediamo l’affetto del pubblico che si ricorda di noi anche se non siamo più in televisione tutti i giorni. Ti chiedono la foto con gentilezza. Signori che hanno la mia età dicono: “Morselli la vedevo sempre al Costanzo Show e a I Fatti vostri. Che fine ha fatto?”. E io spiego: “Adesso cerco di andare avanti facendo dei concerti, ma i tempi per noi sono cambiati". Poi si rivolgono ai loro figli: “Questo signore ci ha fatto tanta compagnia prima che tu nascessi”.
Cosa si augura per i prossimi anni?
Mi auguro di continuare a fare questo mestiere con gli amici ai quali tengo di più. Si contano sulle dita di una mano e con loro mi trovo bene sul palco, al ristorante, durante una vacanza. Dell’era della televisione che fu sono rimasti due o tre, ma le assicuro che ne vale la pena averli ancora come amici.