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Dario Argento: “Halloween l’ho portato io in Italia. Ho conosciuto molte streghe, agiscono in silenzio e fanno paura”

Dario Argento, padre dell’horror italiano, non poteva essere anche colui che ha portato Halloween nel nostro Paese. “Non sapevo cosa fosse, me lo spiegarono” racconta, parlando poi degli incontri misteriosi e paurosi fatti nella sua lunga carriera.
A cura di Ilaria Costabile
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Il giorno dell'anno in cui la paura è protagonista, Halloween, è arrivato in Italia grazie a Dario Argento, il regista padre dell'horror italiano, che si racconta in una intervista a Repubblica, nella quale rivela di aver incontrato delle streghe nella sua carriera, ma di non aver mai creduto che lo fossero davvero. Dopo un lungo periodo di stop, ora è pronto a tornare: "È un ritorno all’horror, terribilmente angoscioso". 

Dario Argento e l'arrivo di Halloween in Italia

La festa più paurosa dell'anno, quindi, è arrivata in Italia grazie a Dario Argento che l'ha portata qui dall'America, pensando che potesse essere un incentivo per frequentare il suo già notissimo negozio, Profondo Rosso, aperto a Roma nel 1989, in cui si ritrovano gli appassionati del mistero, della fantascienza, dei gialli. Il regista, quindi, racconta:

Vivevo a Los Angeles, lavoravo alla postproduzione di un film, forse Trauma. Ero in un bell’albergo a Santa Monica. Erano i giorni di Halloween ma non sapevo cosa fosse. Vedo in strada ragazzi mascherati, gruppi che vanno nelle case a rompere le scatole, mi incuriosisco, chiedo al montatore, mi spiega della festa, le zucche, dolcetto o scherzetto, i demoni, i mostri, le streghe. E così, tornato in Italia, ho pensato che fosse una cosa perfetta per il mio negozio, Profondo rosso. Ho scritto un paio di articoli su qualche giornale spiegando di Halloween, ho riempito il negozio di zucche e tutto l’armamentario. Nessuno lo faceva, prima, in Italia.

In effetti l'idea funzionò e il negozio si riempì di ragazzi che, ormai, lo avevano eletto a punto di incontro, trovandoci proprio il regista ogni 31 ottobre, come una sorta di rito non detto:

Sì, arrivavano famiglie, ragazzi. I giornali ne hanno parlato. La voce è passata e l’Halloween successivo il numero era triplicato, la fila bloccava la strada. Era diventato un rito, passare al negozio mascherati prima di andare alle feste. Io purtroppo dallo scorso anno non partecipo, perché mi sono preso la polmonite. Sono guarito, ma non posso rischiare quella montagna contagiosa di baci, abbracci, mani strette. Anche se mi mancano

Streghe, racconti misteriosi e Suspiria

Se dovesse dire quale dei suoi film sia il più pauroso: "Suspiria, senza dubbio". Pensare che, inizialmente, non era prevista una trilogia, ma poi le cose sono cambiate ed è diventata una delle saghe iconiche del genere:

All’inizio pensavo di fare solo un film, poi ho continuato, ispirandomi allo scrittore inglese Thomas de Quincey e alle tre mater. Ho approfondito e fatto ricerche, girato Paesi per capire come le streghe vengono raccontate. In Belgio, in Francia, molto in Svizzera, in Grecia. In Belgio c’è un grande culto della stregoneria. E ho cercato di incontrarne

Tra i suoi registi preferiti, maestri del genere ne individua uno in particolare: "Se devo dire la verità, mi piacciono gli horror coreani e giapponesi, e su tutti i messicani, sono fortissimi, hanno una tradizione antica di horror stregonesco. L’esponente di punta è Guillermo Del Toro". Di streghe, nella sua carriera, ne ha conosciute diverse, sebbene non abbia mai creduto davvero a quel lato oscuro:

Sì, ne ho incontrate tante, che si dicevano streghe. A Monaco una sera andammo a casa di una di loro, una bellissima donna, e del marito. Bicchiere dopo bicchiere iniziò a raccontare storie, incontri, esperienze sovrannaturali. Il marito s’era addormentato di sasso. Le chiesi “ma lui cosa dice nel sentirle fare questi racconti?”, lei sogghignò facendomi capire che era opera sua". 

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