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Daniele Luchetti, regista di Chiamatemi Francesco: “Era un uomo serio, a volte triste, ha smesso di esserlo da Papa”

Daniele Luchetti racconta in un’intervista il percorso fatto per raccontare il primo Papa sudamericano nel film Chiamatemi Francesco. Il regista ricorda i mesi trascorsi in Argentina, le scoperte fatte sul pontefice, la cui umanità non è mai venuta meno: “L’idea era di qualcuno che si fosse risollevato da anni di sofferenza. L’ho sempre percepito come persone, non solo come il Papa”.
A cura di Ilaria Costabile
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Daniele Luchetti ha raccontato in un'intervista a La Repubblica, la sua esperienza da regista del film, poi serie tv, Chiamatemi Francesco, sulla vita del pontefice in Argentina prima che arrivasse in Vaticano. Lo racconta come un uomo diverso da quello che in questi anni si è mostrato ai fedeli, un uomo che ha portato con sé una grande sofferenza, che non gli ha mai impedito di aiutare gli ultimi: "Non ho fede e dovrei essere disinteressato, ma quando penso a Papa Francesco c’è una vicinanza inspiegabile, un mistero che mi colpisce. Mi dispiace per la sua scomparsa, umanamente" dice il regista parlando della sua scomparsa.

Daniele Luchetti racconta il suo Papa Francesco

A voler realizzare un film che raccontasse la vita del Papa, insediatosi nel 2013, è stato Pietro Valsecchi, che ha chiamato Luchetti dicendogli di seguirlo in Argentina: "A Buenos Aires mi sono immerso tra persone che fino a pochi mesi prima lo avevano visto ogni giorno, e a vario titolo avevano avuto contatti con questa figura così importante della Chiesa argentina". Sul suo conto, tante le cose che sono state dette, come ricorda anche il regista:

Un uomo che ha attraversato l’intero periodo della dittatura in Argentina, senza essere di sinistra o impegnato politicamente, ma che si è trovato di fronte a una scelta: aiutare o no gli ultimi. Alcuni racconti su di lui erano controversi, erano stati oggetto di libri, articoli, si parlava di quanto avesse collaborato con il regime.

Per raccontarlo ha dovuto fare ricerche approfondite e scavando nei meandri del suo passato, dei suoi trascorsi da arcivescovo di una delle città più difficili del mondo, ha trovato anche video su Youtube che raccontano di un uomo molto più chiuso di quello che i fedeli hanno imparato a conoscere in questi 12 anni di pontificato:

Aveva un rubrica quotidiana in cui si esprimeva, burbero e brontolone, in maniera diversa da come lo abbiamo conosciuto più tardi. Era un uomo che si trovava anche sulle soglie di una forma di ansia, di tristezza esistenziale. Dava l’impressione di essere una persona sola, che aveva bisogno di qualcuno con cui confidarsi. Ho conosciuto persone che lo seguivano dal punto di vista del benessere mentale, persino una psicanalista. Intorno ai 60-70 anni aveva paura di invecchiare. Penso che subisse tanto la gerarchia e obbedisse agli ordini. Nel momento in cui non ha più dovuto obbedire a nessuno, ha tirato un sospiro di sollievo.

"Un uomo serio, a volte triste ma risollevato da anni di sofferenza"

La curia argentina, racconta Luchetti, ha sempre guardato con stupore l'atteggiamento così aperto e anche allegro adottato da Francesco, per cui il regista dice di aver avuto l'opportunità con il suo film di  "Raccontare un uomo serio, impegnato, a volte triste o arrabbiato, che ha smesso di esserlo nel momento in cui è uscito su quel balcone". Durante le varie interviste che nei mesi in Argentina ha dovuto fare per ricostruire la storia di Jorge Bergoglio, ha potuto toccare con mano la presenza di un uomo che, pur ricoprendo un ruolo importante, non ha mai smesso di coltivare i contatti umani:

Aveva un rapporto quotidiano, mai interrotto con il passato. Era una presenza che non se n’era andata, tutti pensavano che stesse molto bene. Era ingrassato, prima non mangiava mai, l’idea era di qualcuno che si fosse risollevato da anni di sofferenza. […] Hanno eletto un Papa conservatore e si sono ritrovati un Papa progressista. È stato amato dai fedeli, meno dalla Chiesa. Ha dato ai non credenti la sensazione di essere una figura di riferimento, in un momento storico in cui mancava una cultura utopistica e progressista, qualcuno che progettasse un futuro. Ho trovato suoi scritti in cui parlava di grazia, del femminile, della lotta contro la violenza sessuale, della salute del pianeta, della redistribuzione delle ricchezze, temi non centrali nella Chiesa.

Luchetti non ha mai saputo se il Papa avesse visto il film e infatti chiosa dicendo: "Speravo che un giorno squillasse il telefono per sentire dire “Sono Papa Francesco, ho visto il film”. Non ho mai preteso lo vedesse, ma sarei stato curioso. L’ho sempre percepito come una persona, un uomo, non solo come il Papa". 

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