Da Le tagliatelle di nonna Pina al dottorato, Ottavia Dorrucci: “A 5 anni firmavo autografi, alcuni genitori mi detestano”
Ottavia Dorrucci vinse lo Zecchino d'Oro 2003. Aveva cinque anni e cantava Le tagliatelle di nonna Pina, una canzone ispirata alla vera storia di Giuseppina Villani. Il brano ha avuto uno straordinario successo ed è stato scelto da Antonella Clerici per il programma La prova del cuoco. Ancora oggi, 21 anni dopo, i bambini la cantano e la ballano: "Alcuni genitori mi hanno detto: ‘Mamma mia quanto ti ho detestato, ho dovuto sentire quella canzone centinaia di volte'", ha dichiarato Ottavia Dorrucci in un'intervista rilasciata a Fanpage.it. Quella bambina con le treccine oggi ha 26 anni, vive a Bologna e ama profondamente studiare: "Dopo il Diploma al Conservatorio, mi sono laureata in Filosofia, politica ed economia, poi ho conseguito la Laurea magistrale in Arts Management e adesso sono al terzo anno di dottorato in Scienze aziendali all'Università di Bologna". In questi anni non ha mai accantonato la passione per la musica: "Secondo me occorre andare contro le difficoltà e provare a mantenere vive le proprie passioni. Richiede tempo, dedizione e tanti sacrifici ma ripaga. Il mio sogno nel cassetto è fare la conduttrice o l'autrice TV". Della vittoria allo Zecchino d'Oro conserva un tenero ricordo, così come di Cino Tortorella: "Aveva a cuore i bambini. Era una figura di riferimento, una persona molto gentile". La sua storia.
Ottavia Dorrucci ieri e oggi, a 5 anni cantava Le tagliatelle di nonna Pina
Domanda secca: la canzone Le tagliatelle di nonna Pina è stata più croce o delizia per te?
(Ride, ndr) Ti direi che la considero un inizio. Da lì è scaturito il percorso che poi ho intrapreso, le sono affezionata e riconoscente. Se non avessi avuto l'opportunità di partecipare allo Zecchino d’Oro con quella canzone, forse le cose sarebbero andate diversamente per me.
Come sei arrivata sul palco dello Zecchino d'Oro con quella canzone?
All’epoca il meccanismo era questo: gli autori inviavano le canzoni, mentre gli interpreti venivano selezionati successivamente. La commissione dei casting dello Zecchino d’Oro ha pensato che la mia voce potesse andare bene con quella canzone.
Così si è compiuto il destino che ti ha visto interpretare una canzone che vent’anni dopo ancora spopola tra i bambini.
Anch’io penso sia stato destino. Paradossalmente, negli anni a venire, sono diventata davvero una bambina impegnata in tante attività – danza, sport, lo studio della musica – proprio come la protagonista de Le tagliatelle di nonna Pina. Il testo è diventato quasi descrittivo della mia quotidianità. Pensa che adesso vivo a Bologna quindi nella terra delle tagliatelle al ragù. In quella canzone si può dire che ci fosse il mio futuro.
La vera storia de Le tagliatelle di nonna Pina: parla di Giuseppina Villani
La canzone è ispirata a Giuseppina Villani, suocera dell’autore Gian Marco Gualandi, che è scomparsa nel 2022. Hai avuto modo di conoscerla?
Non ho avuto questa opportunità, ma immagino sia stata contenta che le abbiano dedicato una canzone dove è raffigurata come un’eroina, la risolutrice di tutti i problemi. L’autore, che aveva una figlia più o meno mia coetanea, mi raccontò di avere scritto la canzone pensando alla nonna di sua figlia. Io gli dissi: “Quindi può essere la mia nonna o la nonna di tutti”. L’obiettivo era celebrare l’importante figura delle nonne.
Quindi chi è nonna Pina per te?
Le mie nonne Giulia e Irene, ho la fortuna di averle entrambe. Devo dire che sono molto brave e cucinano benissimo.
Quando hai vinto lo Zecchino d'Oro avevi 5 anni, che ricordo ti è rimasto di quel giorno?
Sembrava più una festa che una competizione. Ogni bambino aveva la sua canzone ma cantava anche quelle degli altri. Non mi ero resa conto che ci fosse un vincitore. È stata una giornata bella, gioiosa e ho ricevuto tantissimo affetto. Ero estremamente felice, ma con l'ingenuità di non sapere che cosa comportasse.
All’epoca era previsto un premio per la vincitrice?
Il premio ufficiale viene dato agli autori del brano, non agli interpreti. Vince la canzone, che viene in qualche modo spersonalizzata sia per proteggere l'infanzia che per evitare una competizione tra i singoli. Nel mio caso il premio più grande è stata l'esperienza e tutto ciò che è successo dopo. Né io, né la mia famiglia ci aspettavamo che il brano acquisisse una fama così ampia.
Lo Zecchino d'Oro, Ottavia Dorrucci ricorda Cino Tortorella
A condurre l’edizione della tua vittoria c’era Cino Tortorella.
Di lui ricordo che aveva a cuore i bambini, parlava molto con noi anche fuori dagli orari del programma. Era una figura di riferimento, una persona molto gentile. Ha fatto la storia della trasmissione insieme a Mariele Ventre. In generale, lo Zecchino d'Oro era un ambiente pulito, sereno, con grande considerazione per i bambini.
Ti è mai capitato qualche episodio bizzarro legato a questa esperienza televisiva?
Nel periodo immediatamente successivo qualche bambino mi riconosceva e mi chiedevano l'autografo, però ero piccola e non sapevo cosa significasse. E così chiedevo a mia madre: “Cosa devo fare?” E lei mi spiegava: “Devi prendere un foglio e scrivere il tuo nome, è una cosa carina”. Avevo imparato a scrivere da poco.
Oggi chi ti incontra ti associa facilmente a quella bambina?
No, essendo famosa la canzone ma non il mio nome è molto difficile capire il percorso che c'è stato dietro solo vedendomi. Fa un po' l'effetto sorpresa. Il nome non dice niente, poi vengono a sapere che ho cantato Le tagliatelle di nonna Pina e mi dicono: “Ma dai, davvero?”. Mi sorprende che questa canzone la conoscano persone che hanno 70 anni, 40 anni, 50 anni o 20.
In effetti è sicuramente una delle canzoni dello Zecchino d’oro più famose.
Ogni tanto mi sembra di non rendermene troppo conto. Non ho mai avuto un’idea tangibile di quanto sia diventata un fenomeno. Certo, mi fa molto piacere e mi sorprende che dopo vent'anni anche bambini molto piccoli la cantino. Devo ammettere che alcuni genitori mi hanno detto: “Mamma mia quanto ti ho detestato, ho dovuto sentire quella canzone centinaia di volte” (ride, ndr).
Antonella Clerici scelse Le tagliatelle di nonna Pina per La prova del cuoco
Essere l’interprete di questa canzone in un certo senso ti ha consegnata all'eternità in quel settore che sono le canzoni per bambini.
Se questa canzone regalasse momenti di festa e di gioco ai bambini anche in futuro, mi renderebbe tanto felice. A volte penso: "Chissà se tra 30 anni la canteranno ancora", se dovesse succedere mi prenderei cura del suo ricordo. Se potessi condividere la stessa sorte di Cristina D’Avena ne sarei felice, senza ombra di dubbio. Penso che questo sia il potere di alcune canzoni, trasmettere la stessa emozione a prescindere dall’anno in cui sono state scritte.
Menzionavi Cristina D’Avena. Dato che avete condiviso lo stesso esordio allo Zecchino d'Oro, sebbene in anni diversi, avete avuto modo di incontrarvi, di scambiarvi dei consigli?
Premetto che non mi permetterei mai di paragonarmi a Cristina D’Avena, lei ha fatto una carrierona dopo avere cantato Il valzer del moscerino. Era ancora più piccola di me, aveva tre anni. Purtroppo non ho mai avuto modo di incontrarla direttamente, forse ci siamo incrociate in qualche programma. Ho avuto più contatti con Antonella Clerici.
Antonella Clerici ha contribuito al successo della canzone, scegliendola per La Prova del cuoco.
Sì, bisogna riconoscerglielo. La prima volta che l’ho incontrata avevo 11 anni. Mi aveva invitato a una puntata de La Prova del cuoco. Ero emozionata. Abbiamo cantato insieme più di recente, mi pare nel 2019, allo Zecchino D'Oro. È stato un momento toccante perché ha detto delle parole molto gentili su di me e su quanto la canzone l'abbia accompagnata. Le piaceva molto. La ritengo una grande professionista e sono contenta che questa canzone le abbia dato dei momenti di felicità.
Ottavia Dorrucci 21 anni dopo Le tagliatelle di nonna Pina: la sua vita oggi
La vittoria allo Zecchino d’oro ha avuto un’influenza, nel bene o nel male, nel modo in cui poi hai condotto la tua infanzia?
In parte. Da lì è nato il desiderio di studiare musica e canto. Ho cominciato a suonare il violino e sono entrata in un coro a Verona, mia città natale. Dopo un anno e mezzo circa ho iniziato a cimentarmi col pianoforte e a dieci anni sono entrata in conservatorio a Verona, ho fatto tutto il percorso accademico.
Raccontami la tua vita oggi, hai intrapreso un percorso universitario?
Al Conservatorio mi sono diplomata in pianoforte, dieci anni belli intensi. Poi mi sono laureata in Filosofia, politica ed economia all'Università Ca' Foscari di Venezia e ho conseguito la Laurea Magistrale in Arts Management all'Università di Bologna. Ho fatto il tirocinio all’Antoniano, allo Zecchino d'Oro. È stato un periodo bellissimo per me, ho imparato e lavorato tanto. Si è riconfermato un ambiente in cui le persone sono dei professionisti eccellenti e danno cure e affetto a chi lavora lì. Sono stata molto contenta di tornare da loro. Ti insegnano ad avere un impatto e questo è molto bello.
Oggi di cosa ti occupi?
Ho fatto un Master al Teatro Comunale di Bologna poi ho lavorato nell'industria cinematografica. Quindi ho deciso di fare un dottorato. Adesso sono al terzo anno di dottorato in Scienze aziendali all'Università di Bologna. Mi occupo sempre di tematiche legate all'industria culturale e che abbiano un impatto sociale importante. È una cosa in cui credo molto. Ho deciso di intraprendere questo percorso e allo stesso tempo di non abbandonare l'ambito artistico: suono e quando posso sono in teatro. Ho voluto diversificare e avere più esperienze possibili.
Quindi gli studi su cui ti sei concentrata completano quelli artistici, non sono un piano B rispetto a una carriera nel mondo dello spettacolo.
Sì, mi piace molto studiare, lo so che sembra una cosa un po' da secchiona (ride, ndr). Penso che fare ricerca sia un lavoro bello e difficoltoso. L'idea di seguire un progetto mi affascina. Il mio può sembrare un percorso variegato, ma penso che faccia parte della mia personalità. A chi ha paura e nasconde le sue passioni, vorrei dire che forse è arrivato il momento di condividerle con gli altri. Di trovare il coraggio di provare.
In questi anni quale è stato il momento più duro per te?
Quando il mondo si è riaperto dopo il Covid, mi è sembrato che andasse tutto estremamente veloce e mi ha un po' preoccupato. Mi sono chiesta: e adesso cosa voglio fare? Non ero più una bambina, ma neanche una donna completa. È stato un periodo duro e stressante. Allo stesso tempo, però, mi ha dato felicità vedere come me la sarei cavata in un contesto ambiguo e incerto. L’incertezza per me è un tasto dolente.
Come mai?
Perché tendo a programmare, a organizzare. Quel periodo mi ha insegnato ad aspettare, a unire i punti, a non correre, a non sottomettermi alla pressione della società, a vedere cosa succede, a prendere consapevolezza del percorso fatto. Quindi è partito come complicato poi è sfociato in un momento di crescita personale che non si è ancora concluso. Bisogna superare la preoccupazione di cosa ci possa essere dopo e seguire le ambizioni senza preoccuparsi troppo. Ad esempio io non escludo mai che a un certo punto possa scrivere io delle canzoni.
E magari presentarle a Sanremo.
Perché no, magari un giorno. Comunque è inevitabile che sia un sogno che ho e mantengo.
C’è qualcosa che ti piacerebbe fare in televisione?
Mi piacerebbe tantissimo la conduzione di un programma. Ma anche essere autrice. Ovviamente sono sogni nel cassetto. Dietro ogni programma di intrattenimento c’è un lavoro, una professionalità, uno sforzo di scrittura e una serietà che spesso non vengono riconosciuti. Ecco, da grande (ride, ndr) vorrei cimentarmi con la scrittura o la conduzione di un programma. La televisione è un mezzo molto potente e interessante e per questo bisogna prendersene cura perché fa parte della cultura di tutti.
I reality non ti appassionano?
Francamente no. Non per snobismo. Da ragazzina guardavo Amici o X Factor, ma altri tipi di reality no.
Hai mai provato a fare i casting di Amici o X Factor?
No, non ho mai provato e non saprei dirti il perché. Forse pensavo alla domanda che sarebbe sorta spontanea: è una persona che ha talento o è lì solo perché ha una storia dietro?
Ma gli studi che hai fatto avrebbero parlato per te.
È vero, ho studiato tanto. Ogni tanto penso che avrei potuto provare la carta del talent. Magari in futuro.
Per concludere, vuoi aggiungere qualcosa?
Non so se la mia storia possa davvero essere utile a qualcuno, ma il messaggio che vorrei arrivasse è che spesso le persone sentono di avere la vita segnata da alcuni avvenimenti, si vedono costretti ad accantonare ambizioni o sogni nel cassetto. Lo pensavo anch'io. Però secondo me occorre andare contro le difficoltà e provare a mantenere vive le proprie passioni. Richiede tempo, dedizione e tanti sacrifici. Io per prima ho trascorso un'adolescenza in cui la mattina andavo al liceo, il pomeriggio in Conservatorio e poi all'allenamento. Ma a lungo termine ripaga e se fatto con sincerità, lavoro e onestà viene anche riconosciuto.
Il video dell'esibizione di Ottavia Dorrucci allo Zecchino d'Oro 2003 con Le tagliatelle di nonna Pina.