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Claudio Fasulo: “Cento anni di Rai celebrati in una serata. Il ricordo preferito? Mio cugino Fabrizio Frizzi, era imbattibile”

Claudio Fasulo racconta a Fanpage il progetto Cento, serata condotta da Carlo Conti per celebrare l’anniversario della Rai. Veterano del servizio pubblico, da Sanremo agli show di Celentano, dalle prime serate con Fiorello a Eurovision, il dirigente Rai si sofferma sul suo rapporto con Fabrizio Frizzi: “Eravamo cugini, ma soprattutto grandi amici. La sua confidenza con il pubblico era unica, avrebbe avuto il suo Sanremo”.
A cura di Andrea Parrella
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Si inizia subito da una precisazione: "Su Sanremo 2025 sarò una tomba". Claudio Fasulo lo precisa subito in questa intervista a Fanpage.it dedicata a Cento, l'appuntamento di Rai1 di domenica 6 ottobre condotto da Carlo Conti che celebrerà il primo secolo di vita del servizio pubblico, tra radio e Tv. Un'occasione importante, che chiude il ciclo dei festeggiamenti Rai, ma Fasulo, da dirigente veterano del servizio pubblico come pochi, sa bene che non si potrà parlare solo di questo, perché lui non è solo una figura di rilievo nell'intrattenimento prime time Rai, responsabile di produzioni tra le più note e longeve tra cui Ballando con le Stelle. Il suo curriculum è sintesi di 30 anni di storia del servizio pubblico, con qualche momento saliente che indicheremo qui di seguito.

È capo spedizione di Eurovision dal 2016, di fatto da quando siamo tornati seriamente a parlare di Eurovision in Italia, ha avuto un ruolo di primo piano nella maggior parte dei Sanremo dell'ultima decade, del festival è stato anche autore per quattro edizioni e in carriera ha lavorato agli show di prima serata più noti della storia della Rai: dai Rockpolitik e 125 milioni di cazzate di Adriano Celentano agli Stasera Pago io di Fiorello, i Torno sabato di Panariello, le serate di Gianni Morandi. Poi ha lavorato per programmi di Pippo Baudo, Renato Zero, Raffaella Carrà, Antonella Clerici, Fabrizio Frizzi, che avrà un ruolo particolare in questa intervista.  In sintesi, Fasulo sa bene che il tema Sanremo potrebbe venir fuori da un momento all'altro, quindi corre prudentemente ai ripari.

Partiamo da Cento. Su quale idea avete lavorato per sintetizzare un tempo così lungo ed avere un racconto organico?

Questa serata è un po' la ciliegina sulla torta dei festeggiamenti di 100 anni di servizio pubblico. L'obiettivo era complesso e difficile da strutturare, diciamo che per quanto riusciamo a concentrare in una serata televisiva di due ore e mezza, cerchiamo di mettere dentro il meglio, le cose più significative, in un arco narrativo di grande delicatezza che cerchiamo di sintetizzare per programmi, volti, suoni, parlando anche di radio.

Lavorerete con materiale di repertorio, ma anche volti della Rai di ieri e di oggi.

Ci affidiamo in parte alle teche, con il patrimonio immenso della Rai, ma puntiamo a creare una serata di intrattenimento. Padrone di casa sarà Carlo Conti, playmaker della situazione, un bellissimo corpo di ballo che è una garanzia di qualità e originalità e una scena spettacolare. E molti ospiti, che verranno a raccontarci il loro trascorso, la loro esperienza. Da Renzo Arbore a Patti Pravo che duetta con se stessa da giovane, Ficarra e Picone che raccontano la comicità, così come Valerio Lundini che porterà nel futuro Carlo Conti.

Siamo al Palazzo dei Congressi dell'Eur.

Volevamo un'ambientazione speciale. Il nostro scenografo ha realizzato una scenografia circolare, un cerchio inscritto in una pianta quadrata che è la pianta della sala delle Culture del palazzo, al tempo definito il Pantheon quadrato. Una scena molto semplice e minimale ma molto tecnologica, con l'utilizzo di un led che ci permette di dare ampio spazio alle immagini. Ci giochiamo un po' di carte con un regista interno, Fabrizio Guttuso, che sarà anche a Sanremo Giovani presto. Mi permetto di aggiungere un'altra cosa, parte dell'evento.

Prego.

In questa occasione il gruppo di lavoro ha creato una vetrina digitale con i momenti memorabili di 100 anni di servizio pubblico. Sono cento contributi che si possono trovare a Raiplay.it/programmi/cento, che è già disponibile ed è una cosa micidiale, perché puoi passarci una serata intera a casa trovandoci la storia dell'intrattenimento, lo sport, l'informazione, la cultura, l'approfondimento. Abbiamo provato a sintetizzare le cose più iconiche, quelle che ci sembravano più accattivanti. Resteranno lì per un po'.

Parliamo di teche. Ho l'impressione che questo anniversario cada quasi al culmine dell'era della nostalgia, in questi ultimi anni esplosa anche grazie a fenomeni come Techetechetè.

Sono d'accordo, ma più che parlare di nostalgia, che potrebbe avere un'accezione negativa, ne farei una questione di cultura, informazione, storia ed esperienze del servizio pubblico. In questi anni, da quando sono nati i programmi di raccolta di teche, sicuramente è diventata un'occasione per realizzare un patrimonio enorme che è la base del servizio pubblico. Dal punto di vista personale, la Rai è la mia vita e io sono fiero di essere una formica, ne sento la responsabilità, perché quell'elettrodomestico entra nelle case degli italiani e può essere oro, ma anche un fucile mitragliatore.

La progressione fatta dalla Rai sotto il profilo digitale negli ultimi anni è stata impressionante.

I passi fatti dalla Rai in questi anni mi sembrano davvero importanti. La multimedialità, l'esplosione social, RaiPlay, tutto il lavoro fatto a livello digitale è una cosa di cui andiamo orgogliosi.

Forse il vero progetto ragionato e riuscito. Un po' l'opposto di quello che si dice dell'azienda.

Vero, noi abbiamo nel comune sentire il pregiudizio del pachiderma rispetto alla Rai. Invece questi ultimi 6 o 7 anni hanno rappresentato davvero un'emancipazione, un'escalation straordinaria. Fatte le dovute proporzioni, è un po' quello che è accaduto alla BBC, che d'altronde i 100 anni li ha compiuti nel '22. Abbiamo storie simili e quasi paralleli. È vero che sulla digitalizzazione c'è stata una scelta, abbiamo lavorato sodo per arrivare una situazione come quella di oggi che è un motivo di orgoglio.

Prima parlando di Conti lo ha definito "playmaker", perché?

Viene dal mio retaggio di appassionato di basket. Il playmaker è colui che crea, inventa il gioco e lo distribuisce ai suoi compagni di squadra. Non deve sempre far canestro, ma fare in modo che lo faccia la sua squadra e Carlo risponde perfettamente a questo identikit. È un ottimo realizzatore, ma anche quello che ti fa il passaggio dietro la schiena all'ultimo momento, mandando a canestro in modo spettacolare il suo compagno di squadra.

Claudio Fasulo con Carlo Conti e Giancarlo Leone a Sanremo, nel 2016
Claudio Fasulo con Carlo Conti e Giancarlo Leone a Sanremo, nel 2016

Ed oggi è una garanzia ancora più considerevole rispetto ai grandi cambiamenti in Rai di quest'anno.

Carlo è sicuramente una certezza, lo dimostra da una decina d'anni. Credo che nel ‘2025 festeggerà 40 anni di Rai, è un punto di riferimento. Quel che dici sui cambiamenti è vero, ma come vediamo il parco protagonisti Rai è pieno di figure importanti. Penso alla novità di Stefano De Martino, ma anche certezze come Milly Carlucci, Antonella Clerici e penso anche ad altre cose interessanti che graviteranno nell'ambito delle seconde serate. È una cosa che mi piace molto della gestione attuale dell'intrattenimento prime time: essere tornati a sperimentare in seconda serata.

Per esempio?

Mi viene in mente l'esempio della Fisica dell'amore, che trovo un'idea molto coraggiosa da realizzare, visti i presupposti da cui muove. La possibilità di testare idee in seconda serata è fondamentale, è quello che ho fatto personalmente con Alessandro Cattelan, con buoni risultati che vengono da target differenti, situazioni e occasioni che vanno a integrare la nostra offerta tradizionale.

La parabola di Cattelan rientra tra quegli investimenti fatti negli ultimi anni. Stasera c'è Cattelan continuerà?

È un tema su cui non si può ancora dire nulla, se non che ci sono lavori in corso.

La necessità di puntare su volti nuovi ha portato a una sorta di dualismo tra De Martino e Cattelan come i volti maschili del futuro della Rai. Che ne pensa?

Loro hanno in comune quasi solo il dato anagrafico, ma in realtà sono molto diversi nel modo di fare televisione, come contenuti, punti di riferimento. Sono assolutamente complementari, stanno benissimo insieme e spero possano convivere.

Fasulo con Cattelan e Coletta per la presentazione di "Da Grande".
Fasulo con Cattelan e Coletta per la presentazione di "Da Grande".

Lundini in Cento farà una cosa delle sue, intervistando Conti in un ipotetico futuro, tra 25 anni, alla conduzione della 38esima edizione di Tale e Quale Show. Come si immagina la Tv tra 25 anni?

Faccio un ragionamento ad alta voce. Come ci mostra l'attualità, e penso varrà anche in un futuro prossimo, la generalista è dura a morire. Integrando, aggiungendo contenuti, adattando i contenuti al pubblico che cambia, tiene in vita questa modalità. Penso proprio all'esempio di Carlo e di Tale e Quale Show, su cui da qualche annoè stato fatto un lavoro di ammodernamento importante. Ricordo quando lui iniziò a proporre i Dire Straits (per esempio) e noi suoi autori ci stupimmo, ma Carlo aveva capito che la nuova casalinga di Voghera, il nuovo zoccolo duro della rete ammiraglia eravamo diventati noi sessantenni, con i nostri gusti. Quelli che erano i nostri idoli di gioventù, come Bowie o i Queen, oggi rendono felice il pubblico generalista.

Quando parla di pubblico generalista intende una fascia anagrafica precisa?

Intendo anche quello. Inutile nascondersi dietro a un dito, Rai1 ha la media di pubblico di 62 anni circa, é quindi importante parlare anche a loro, ma non esclusivamente. i 62enni non possono essere il nostro unico pubblico di riferimento, poiché è chiaro che le generazioni sono cambiate per gusti e capacità di restare attaccati alla realtà, anche grazie alla digitalizzazione. Mia madre ha imparato a usare l'Ipad a 90 anni ed era una signora che aveva la licenza media. Il pubblico ha voglia di masticare contenuti ed è importante che se ne propongano di innovativi. Non dobbiamo essere supponenti e pensare che il pubblico generalista si accontenti del "solito". L'upgrade di certi programmi come Tale e Quale e Ballando mi pare risponda a questa esigenza.

Negli ultimi anni ho l'impressione che l'intrattenimento puro, gli show di prima serata, sia in crisi, al punto che molti titoli devono mescolarsi al people show. Lei che serate da one man show le hai fatte con chiunque, che ne pensa?

Ci sono stati episodi fortunati e altri meno fortunati. Secondo me da una parte un volto nuovo e contenuto nuovo ha bisogno di un po' di rodaggio, dall'altra la qualità della proposta e la confezione e l'edizione, la modalità con cui presenti la cosa, hanno un valore fondamentale. Comunque sia è importante continuare e provare, come dicevamo, a sperimentare volti nuovi in fasce diverse. Il prime time naturalmente può ridurre la possibilità di sperimentazione, in quanto fascia pregiata.

Con il nuovo dualismo dell'access tra De Martino e Amadeus il pubblico è tornato a parlare di Auditel e ascolti come non accadeva da tempo.

Questa è una domanda trabocchetto (ride, ndr). Non parlo volentieri di certi temi, di confronti e di sfide, soprattutto di questi tempi non è il caso.

Con Amadeus e Stefano Coletta
Con Amadeus e Stefano Coletta

Torniamo a Cento. A dover pensare al suo momento o personaggio preferito di questo secolo di Tv, chi le viene in mente?

Il mio momento più significativo dei Cento non può che essere Fabrizio Frizzi, non so se sai che eravamo cugini.

Non lo sapevo.

Non solo abbiamo vissuto vite di famiglia, ma siamo stati grandi amici. Senza scendere troppo nel patetico, il mio momento del cuore è sicuramente lui. La confidenza con il pubblico, la comunicativa di Fabrizio, secondo me, erano imbattibili.

Fabrizio Frizzi l'avrebbe fatto un Sanremo primo o poi, vero?

Eh mannaggia, credo proprio di sì. Come sai lui era un grandissimo esperto e appassionato di musica, quindi era anche un po' un suo desiderio.

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Chiudiamo con Eurovision 2025. Che ruolo avrà?

Io seguirò anche quest'anno la spedizione italiana come accade dal 2016, quando andò per la prima volta in prima serata la finale. Andiamo a Basilea e incrociamo le dita. Vedremo cosa uscirà da Sanremo, portando tutta l'attenzione possibile. Per me è una passione vera, l'esperienza di Torino 2022 mi ha cambiato la vita, un po' fuori tempo massimo forse (ride ndr). Mi ha fatto bene professionalmente perché mi ha consentito di affacciarmi su varii contesti europei che è una maniera meravigliosa per tenere acceso il cervello.

In questi 8 anni Eurovision è cambiato completamente agli occhi del pubblico, il fatto di essere passato da Rai2 a Rai1 è solo uno dei segnali. 

È uscito dalla fiera colorata, come era concepito, e anche grazie al pubblico più giovane è diventato una cosa differente. Ora è una meravigliosa festa musicale alla quale vogliono partecipare tutti.

Un prurito personale che non posso contenere: non vedo l'ora si realizzi Sanremo con lo stesso modello di Eurovision e il voto diviso per regioni. 

Beh è un'idea interessante. Sarebbe sicuramente una roba che spettina la liturgia. Nel caso terremo conto del consiglio.

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