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Christian De Sica sul padre Vittorio: “Una volta perse tutto al casinò, gli prestai 250mila lire e tornò a giocare”

Sono trascorsi cinquant’anni dalla morte di Vittorio De Sica, il figlio Christian: “Il nostro Paese dimentica facilmente i maestri”.
A cura di Daniela Seclì
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Il 13 novembre 1974 moriva Vittorio De Sica. Cinquant'anni dopo, il ricordo del figlio Christian. L'attore ne ha parlato in un'intervista, rimarcando come in Italia si abbia la tendenza a dimenticare coloro che hanno dato lustro al nostro Paese con la loro arte. Poi, ha tracciato un ritratto del regista che ha diretto cult come La ciociara, Matrimonio all'italiana, Il giardino dei Finzi Contini, Ieri, oggi, domani, Ladri di biciclette, Sciuscià e tanti altri.

L'ingratitudine dell'Italia verso i grandi artisti

Christian De Sica, in un'intervista rilasciata al Messaggero, ha rimarcato come in Italia i personaggi del calibro di suo padre vengano dimenticati con troppa facilità. Persino un premio a lui intestato è stato cancellato:

Il nostro Paese dimentica facilmente i maestri. Mi è capitato di lavorare con dei giovani che non conoscevano Vittorio, sapevano solo che era mio padre. Ed è stato cancellato il premio a lui intitolato con la scusa che costava troppo.

Christian De Sica traccia un ritratto del padre Vittorio

Christian De Sica ha ricordato il momento in cui suo padre ha riconosciuto il suo talento: "A 21 anni debuttai con uno spettacolo in cui cantavo e ballavo a Monte Carlo davanti a spettatori come il principe Ranieri, Grace Kelly, Gene Kelly, oltre a mio padre e mia madre. Tremavo ma alla fine venne giù il teatro dagli applausi. E papà esclamò: ‘Posso morire tranquillo, lo sai fare'". Il padre aveva una passione per il gioco, che come risaputo spesso porta a perdere il proprio denaro. Il giorno seguente a quello spettacolo ci fu un imprevisto, Vittorio De Sica perse i suoi soldi al casinò:

Ci fu un imprevisto. Vittorio perse tutto al Casinò, così io gli prestai le 250mila lire guadagnate con lo spettacolo. E lui tornò tutto felice a giocare. Se ci penso, m'intenerisco ancora.

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