Chef Simone Buzzi: “Fuori da È sempre mezzogiorno senza spiegazioni. Dopo il tumore non mi abbatto per questo”
Simone Buzzi è stato tra gli chef più amati del programma È sempre mezzogiorno. È entrato nel cuore degli spettatori di Rai1 con la sua simpatia travolgente e la capacità di creare ricette legate alla tradizione romana, gustose ma anche facilmente riproducibili. Sua la puntata più commovente del programma di Antonella Clerici. A giugno 2022, Buzzi aveva ricevuto la diagnosi di linfoma non-Hodgkin. A gennaio 2023, fece una sorpresa alla conduttrice presentandosi in studio e annunciando di avere sconfitto il tumore. Dopo una manciata di puntate, però, lo chef non è più comparso nel programma, suscitando la preoccupazione degli spettatori che hanno temuto una ricaduta. In un'intervista rilasciata a Fanpage.it, Simone Buzzi ha rotto il silenzio e ha raccontato come sono andate le cose, poi ha ripercorso i duri mesi della terapia e ha raccontato la sua vita oggi.
È sempre mezzogiorno, Simone Buzzi rompe il silenzio sull'addio al programma di Antonella Clerici
Eri tra i volti più amati di È sempre mezzogiorno. Sui social chiedono il tuo ritorno. In un'occasione hai commentato: “Peccato che sia finita così”. Come mai questa collaborazione si è interrotta?
Il motivo non lo so. Forse in televisione ci sono meccanismi che funzionano così. Le cose sono finite senza una spiegazione logica, ero tornato felice e contento di stare lì. Sento l'affetto della gente, ma purtroppo credo che non potrò più tornare. Evidentemente qualcuno non vuole.
Eppure eri benvoluto. Tutti ricordano la commozione di Antonella Clerici nella puntata in cui sei tornato in studio e hai annunciato di essere guarito dal tumore.
Durante la malattia, gli autori mi chiamavano spesso per sapere come stavo. Dopo avere fatto i controlli e avere saputo di essere guarito, mi sono messo d'accordo con la produttrice della Rai e ho fatto i biglietti per andare a Milano. Ero gasatissimo, non vedevo l'ora. Quando mi hanno visto, erano tutti in lacrime. Dopo quel giorno, ho fatto alcune puntate. A volte dovevo assentarmi perché non avevo le forze, non mi sentivo bene, dovevo ancora riprendermi del tutto dopo la chemioterapia. L'ultima puntata l'ho fatta a giugno.
Poi, cosa è successo?
Nell'ultima puntata si firmano i contratti. Io sono scaramantico perciò ho detto: "L'anno scorso ho firmato il contratto e dopo una settimana ho scoperto di avere un tumore. Quest'anno è un problema se lo firmiamo dopo?". A fine agosto avevo uno dei controlli trimestrali. Lo dicevo anche per loro, per essere certo di poter assicurare la mia presenza perché mi ero sentito a disagio a dire: "Ho un tumore, non posso più partecipare". Insomma, per scaramanzia non l'ho firmato. Avrò sbagliato…non lo so, forse qualcuno si è offeso.
Da lì non li hai più sentiti?
Sono stato chiamato per fare due puntate. Una è saltata perché è morto l'ex Presidente della Repubblica e il programma non è andato in onda. A distanza di due settimane mi hanno richiamato, ma avevo preso un impegno: una consulenza in Portogallo. Mi hanno detto: "Quando torni facci sapere". Io gli ho fatto sapere, ma non mi hanno più chiamato. Forse pensano sia ancora in Portogallo (ride, ndr).
Antonella Clerici ha sempre dimostrato una certa simpatia nei tuoi confronti. Siete rimasti in contatto al di là del programma?
Sì. Ovviamente stiamo parlando di un personaggio importante. Durante la malattia è stata molto presente, ma se già io ho mille impegni, credo che lei abbia ancora meno tempo di me. Però sì mi ha scritto e anche lei si chiedeva come mai non tornassi.
In effetti non credo siano decisioni che dipendono da lei.
Non so come funziona. Sono cambiati anche gli autori. Quando entra un nuovo allenatore, sceglie chi mandare in campo. Ci sono rimasto un po' male. Prima ho avuto il tumore e scoprirlo a 41 anni, con tre figli, nel pieno della carriera, non è bello per niente. Ti distrugge. Ho cercato di recuperare per tornare alla mia vita, a quello che mi piace fare, alla famiglia e al lavoro che coronava tutto. Mentre facevo la chemioterapia, pensavo che sarei tornato in tv. Questo pensiero mi dava l'energia giusta. Poi è finito tutto e mi sono detto: "L'altro anno ho fatto la chemio, quest'anno mi hanno tolto la trasmissione". Un po' ti butti giù, è normale.
Ti capita di seguire È sempre mezzogiorno?
Lo seguo pochissimo perché fa male. È come quando da ragazzino ti fidanzi, prima tutti e due innamoratissimi e poi dall'oggi al domani, uno dei due si stanca e va con un altro. Questo è quello che è successo. Per quanto puoi essere maturo, fa male. Non li guardo. Da una parte mi dispiace non essere più tornato a È sempre mezzogiorno, dall'altra non mi abbatto di certo per questo, perché so di avere affrontato una malattia, di avere fatto fronte a mille avversità anche se sono state poche le persone che ho avuto intorno che mi hanno voluto bene.
La tua assenza dalla tv ha anche fatto preoccupare gli spettatori, che temevano ci fosse stata una ricaduta.
È vero! Le persone non mi vedevano e scrivevano: "Buzzi sta ancora male". Da settembre ho deciso di rispondere e spiegare: "Se non mi vedete in TV non è colpa mia, io sto bene, evidentemente non sono io che decido". Qualcuno si è risentito, ma io ho il diritto di dire come sto e che non è colpa mia se non mi vedono. Quindi ho iniziato a rispondere: "Sono vivo, sto bene". Non voglio fare passare nessuno per cattivo, è giusto che ognuno faccia le sue scelte. Mi bastava una telefonata, un messaggino: "Non ti vogliamo, cambiamo, stiamo facendo altre scelte". A livello umano avrei fatto così. Mi aspettavo questo. Poi, in quel periodo è successa un'altra stranezza.
Quale?
A un mese dal mio ritorno a È sempre mezzogiorno, mi hanno contattato delle persone da un magazine legato a un giornale nazionale. Mi hanno proposto di scrivere un libro sulla malattia, ma anche sulle ricette. A settembre, quando hanno capito che ero fuori dal cast del programma, hanno fatto un passo indietro dicendo che non sarebbe stato interessante continuare a produrre il libro. Il concetto è che non avrebbe venduto. Mi avevano chiamato loro, avevano fatto tutto loro, informatevi prima no? Mi sembra paradossale.
Simone Buzzi è guarito dal tumore: "Avevo il linfoma non Hodgkin"
Come hai ricevuto la diagnosi di tumore?
Avevo una tosse stizzosa tutto il giorno, si erano gonfiati i linfonodi del collo e mi sentivo tanto stanco. Ho iniziato ad assumere integratori. Poi ho fatto la lastra al torace e mi hanno detto di andare subito al pronto soccorso a fare le analisi del sangue. Ho fatto anche due biopsie. A fine giugno 2022 è arrivata la diagnosi: linfoma non-Hodgkin. Il 4 agosto ho iniziato la chemioterapia.
Immagino sia stata dura.
Ho fatto una terapia che mi ha sfondato. Cinque giorni di chemioterapia con infusione per 24 ore, senza staccare mai il tubo dalla gamba. Avevo 10 – 15 giorni per recuperare poi ricominciavo. Così per sei mesi. Solo adesso ho iniziato a stare bene con le gambe, a recuperare un po' di resistenza.
Come stai oggi?
Dopo avere sconfitto la malattia, faccio i controlli di routine ogni tre mesi e vanno bene. Ad oggi la malattia è stata vinta.
Hai tre figli, che padre sei con loro?
Sono per le regole ma non sono severo. Ad esempio, mio figlio ha risposto male a un suo amichetto e gli ho detto: "Chiamalo e chiedigli scusa". Le regole prima di tutto. Io gioco con loro, parliamo di ragazze, ridiamo, scherziamo, compriamo le scarpe di nascosto dalla mamma altrimenti si incavola (ride, ndr). Sono un amico, ho bisogno dei loro abbracci.
Ritieni possano percorrere la tua stessa strada e diventare chef anche loro?
No, no. Si interessano alla cucina solo perché sono tutti e tre una buona forchetta. Quando stanno a casa, si cimentano con le ricette. Quanto all'idea di fare gli chef, gli ho detto di lasciare stare.
Come mai?
Ormai non mi affascina più niente di questo lavoro. Le cose sono cambiate. Prima era tutto più organizzato, c'era la possibilità di avere una vita, c'erano turni più sostenibili e più personale in cucina. Adesso se entri in una cucina il personale è contato. Si pretende che chi fa il pranzo, faccia anche la cena. Il giorno di riposo serve solo per recuperare l'energia per tornare a lavorare. Oggi lo sconsiglio ai giovani. È vero che bisogna fare la gavetta, ma c'è un limite a tutto. Entri in cucina e non sai quando esci.
Tu hai spesso rimarcato che essere chef è anche un enorme sacrificio.
Considera che uscivo la mattina alle 07, 07:30 e rientravo a mezzanotte. Durante l'ora di pausa tornavo a casa, giocavo con i bambini e rientravo al ristorante. Sabato e domenica stavo sempre là. Personale ridotto all'osso. È bello cucinare, ma serve più organizzazione.
È sempre mezzogiorno, cosa fa Simone Buzzi oggi
Si è parlato spesso di una crisi della ristorazione e di giovani sottopagati in nome della gavetta. Alessandro Borghese, un paio di anni fa, dichiarò al Corriere della Sera: "Sarò impopolare, ma non ho alcun problema nel dire che lavorare per imparare non significa essere per forza pagati".
È giusto fare la gavetta. Io l'ho fatta e mi è servita. Però bisogna anche premiare le persone. Se quel gambero tanto pregiato, è stato sgusciato da un ragazzo di 18 anni che non viene pagato e che lavora 15 ore in piedi, non ha senso. Non è che i giovani non vogliano lavorare, ma non puoi neanche ritrovarti dall'oggi al domani a combattere contro una malattia e non ti sei mai fatto un weekend libero.
Vorrei un tuo parere sulle pizze con costi record che spesso suscitano scalpore, da quella da 2000 euro che contiene caviale e polvere d'oro, a quella di Renato Viola da 8300 euro che tra gli ingredienti contiene tre diversi tipi di caviale, aragosta e gamberoni.
È una follia. Un prodotto nato per il popolo, reso inaccessibile al popolo. Quando tiri fuori cose come le foglie d'oro è perché hai finito l'inventiva e non sai più che fare. È improponibile. Oggi con i social devi diventare mediatico, magari sono invenzioni per fare notizia. Ma fatti una rosetta con la mortadella!
Nei giorni scorsi, Iginio Massari ha detto che la cassata e troppo dolce per essere mangiata in tutto il mondo e proprio per questo è poco esportabile. Tu cosa ne pensi?
Sono dolci tipici, hanno una storia intima, familiare. Molti hanno imparato a farla dalla nonna, dalla zia. Iginio Massari è uno dei più grandi pasticceri, ma questa cosa se la poteva risparmiare. Io in America ho trovato la cassata sia come gelato che come dolce. Forse è stata solo una scivolata.
Lo chef Davide Nanni ha raccontato che quando aveva 18 anni – oggi ne ha 32 – ha lavorato per un certo periodo a Londra, nel ristorante dello chef Locatelli. Avrebbe subito nonnismo, insulti, punizioni dal sous chef e altri due superiori, precipitando in uno stato di malessere tale da perdere 20 chili.
Prima era un po' più facile che accadesse perché c'era una severità diversa nelle cucine rispetto a oggi. È anche vero che il bullismo c'è nella scuola, per strada, ovunque. A me non è mai successo. Ho trovato severità, quello sì. In un caso mi tirarono un mestolo perché avevo risposto male. Ma non è che mi abbiano sfondato la testa. Quando andavo a scuola dalle suore mi successe la stessa cosa. Facevo la quarta elementare, dissi una frase che non dovevo dire e una suora mi diede uno spinta e fece cadere sia me che il banco. Se lo fai oggi ti arrestano.
Su Instagram proponi le tue ricette gustose, come nasce una "buzzicata"?
All'inizio mi sono accostato alla cucina gourmet, ma mi sono reso conto che le ricette che facevo erano difficili da riprodurre per chi mi seguiva. Così, ho proposto piatti della tradizione romana, riproducibili con gli ingredienti che si hanno in casa. Poi, quasi per caso, sono arrivate le esperienze televisive. Ti racconto come è andata.
Prego.
Avevo visto il film Yes Man con Jim Carrey e ho pensato: "Per un periodo voglio fare come lui, devo dire sempre di sì". Mi arrivò la proposta di partecipare a I fatti vostri e accettai. Durante la pandemia, sono arrivato a È sempre mezzogiorno. E lì è nata la buzzicata. Perché Buzzi è il mio cognome, sono alto 193 cm, il mio peso oscilla tra i 100 e i 110 chili. Quindi Buzzi, buzzicone, buzzicata che non è altro che la cucina popolare che raccoglie amici e parenti davanti a un tavolo per condividere il pasto.
Ormai siamo a pochi giorni dalla Pasqua, c’è un piatto che consigli?
L'amore. Quest'anno ho invitato tante persone e la mia Pasqua sarà fatta con la pizza baciata: due pizze bianche, due impasti divisi soltanto dall'olio. Stendi il primo strato di pizza, metti l'olio, ne stendi un altro sopra, le metti in cottura e quando si cuociono le puoi staccare tranquillamente. E poi c'è la pizza sorriso: una pizza tonda, la chiudo su se stessa, si cuoce, si gonfia e quando è cotta, la apro e ci metto quello che voglio.
Quali progetti lavorativi stai curando in questo momento?
Ho un'agenzia con cui faccio catering, eventi, corsi di cucina. Mi piacerebbe anche aprire una realtà nell'ambito dello street food, dove la gestione è diversa e non stai tutto il giorno nel locale. E poi tornerei in televisione. La tv mi piace, ma non per apparire, ma perché amo comunicare. Mi piaceva il mio spazio a È sempre mezzogiorno, mi inventavo sempre qualcosa di nuovo. Mi piacerebbe anche cimentarmi con quei programmi itineranti, in giro per l'Italia. Mi piace parlare con la gente e mi piace cucinare, quale combo più perfetta. Non demordo.