Caso Giambruno, Pezzopane: “Sessismo e arretratezza culturale. Giorgia Meloni? Post studiato ad arte”
I fuorionda di Andrea Giambruno, diffusi da Striscia la Notizia, hanno suscitato scalpore e imbarazzo. Nei due filmati, il giornalista si rivolge alle colleghe usando frasi discutibili come “Mi posso toccare il pacco mentre vi parlo?”, “Facciamo le threesome”, “Entrerai a far parte del nostro gruppo di lavoro? Ma devi darci qualcosa in cambio”. Dopo la messa in onda, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha annunciato la fine della relazione con Giambruno. Il comunicato è stato diffuso dalla premier su Instagram. Intanto, il giornalista ha espresso il suo dispiacere “per l'imbarazzo e il disagio creati con il suo comportamento” e ha lasciato la conduzione del programma Diario del Giorno, di cui continuerà a curare il coordinamento redazionale. Fanpage.it ha raccolto il commento di Stefania Pezzopane sulla vicenda. Anche l’ex senatrice della Repubblica ha corso il rischio che la sua vita privata diventasse un mezzo per delegittimare il suo operato in politica: "Da questo punto di vista comprendo Giorgia Meloni. Io, però, ho reagito all’opposto rispetto a lei. Non ho lasciato il mio compagno, non volevo assecondare quella modalità da bulli usata contro di me".
Nei fuorionda diffusi da Striscia la Notizia, Andrea Giambruno si rivolge alle colleghe usando frasi inopportune. L’opinione pubblica si è divisa tra chi parla di goliardia e chi ritiene le sue parole sessiste. Lei che idea si è fatta?
Frasi e atteggiamenti di quel tipo non sono solo goliardia. Se li considerassimo tali, dovremmo sdoganare tutto il repertorio di sessismo che purtroppo imperversa ancora e che, a mio giudizio, è segno di una grande arretratezza culturale. È difficile trovare una donna che si metta a dire cose del genere, a toccarsi le parti intime mentre si rivolge agli uomini. È evidente che si tratta di un atteggiamento maschile, spesso purtroppo perdonato, ipocritamente assegnato alla categoria dell’ironia, mentre rientra in quella del sessismo e dell'arretratezza. Sono atteggiamenti culturalmente arretrati perché considerano la donna un oggetto per il proprio godimento. Ancora di più se rivolti a colleghe che hanno la stessa qualifica professionale. Ho trovato questa cosa assurda, sgradevole, imbarazzante. Una situazione che non auguro a nessuna donna.
Giorgia Meloni, nel post in cui ha annunciato la fine della relazione con Andrea Giambruno, ha precisato che non deve illudersi chi ha sperato di "indebolirla colpendola in casa”. Lei ritiene plausibile l’ipotesi di un complotto ai danni della premier?
Non è la prima volta che Giorgia Meloni ricorre alla formula del complotto. Metterla su quel piano è un’attenuante per Giambruno. Già in altre occasioni, la premier ha portato avanti la retorica dell’underdog, quando in realtà lei è entrata giovanissima in Parlamento e non ne è più uscita. Ha un ottimo reddito, relazioni politiche e istituzionali molto elevate. È evidente che non c’è nessun complotto, c’è il suo compagno che ha affermato frasi sessiste.
In effetti, Striscia la Notizia ha replicato a Giorgia Meloni dicendo che “se hai una perdita d’acqua in casa, non dai la colpa all’idraulico che ti mostra il guasto”.
Sono d'accordo. Il problema è che quei fuorionda sono veri, non sono sketch televisivi. Sono gli atteggiamenti di Andrea Giambruno che con le colleghe faceva il provolone, per essere eleganti. Faceva quello che tanti uomini fanno e che noi donne non sopportiamo più. Ci siamo scocciate. È inaccettabile essere messe nelle condizioni di dovere stare lì a sorridere anche se ci viene voglia di reagire.
Nel caso di Giambruno parliamo di un giornalista che volente o nolente è in una posizione di potere.
Certamente, non solo è il conduttore della trasmissione, ma è anche il compagno della Presidente del Consiglio. Quello che ho visto da parte delle sue colleghe, però, non è stata compiacenza, ma un imbarazzo silenzioso. E credo che quell’imbarazzo silenzioso sia la peggior condanna. Quell’indifferenza, rigorosa e dignitosa, basta a fare capire che erano atteggiamenti sbagliati. Quanto al post di Giorgia Meloni, mi è sembrato studiato ad arte.
Come mai?
Ho avuto la sensazione che da una parte sia stata fortemente colpita come donna e come mamma, che abbia reagito, ma che nel reagire abbia voluto mandare messaggi di varia natura anche per attirare la solidarietà delle donne che si immedesimano in lei. Ha studiato ogni parola. Il riferimento al padre che non ha avuto mi è sembrato una formula retorica per ingenerare simpatia. La foto della figlia con il viso scoperto, che produce tenerezza ed empatia. Poi la precisazione sulle "strade che si sono divise da tempo". Serviva a smarcarsi, a sottolineare che lei già lo sapeva che Giambruno fosse un pò provolone, un po’ ganzo. Anche qui ci vedo un tatticismo, se si erano separati da tempo perché ha aspettato che uscissero i fuorionda per dirlo?
In questo momento si può dire che Giorgia Meloni stia vedendo sgretolarsi davanti ai suoi occhi quel modello di famiglia tradizionale in cui ha sempre creduto.
Secondo l’approccio di destra, la famiglia è composta da uomo e donna, regolarmente sposati – possibilmente in chiesa – e con la nascita dei figli registrata almeno nove mesi dopo la celebrazione del matrimonio. Qui siamo in uno scontro tra la realtà e il messaggio ideologico. Meloni e Giambruno convivevano da anni senza essere sposati, poi si sono lasciati. Credo che la famiglia del Mulino Bianco tanto celebrata venga meno. Resta un discorso di propaganda, ideologico molto sgradevole. Spero che dopo questa vicenda, la Presidente del Consiglio abbia un atteggiamento laico nei confronti delle madri, delle donne, delle relazioni tra uomo e donna, tra uomo e uomo e tra donna e donna. Spero che comprenda che nelle storie d’amore e nei rapporti ci sono tante contraddizioni, fragilità, sfaccettature che andrebbero rispettate.
Lei ha pagato a caro prezzo le scelte fatte nella sua vita privata. La relazione con Simone Coccia Colaiuta è stata usata per tentare di delegittimarla, ha subito minacce e insulti.
Nel mio caso c’è stato un pregiudizio, un modo di fare lotta politica cinico, misogino e anche feroce. Il mio compagno faceva dei video giocherelloni, buffi su TikTok, a volte con il figlio. Io ero in campagna elettorale e proprio esponenti di Fratelli d'Italia – partito del mio avversario – facevano girare i video, lasciando intendere che una donna che ha un compagno che fa queste cose non sia una persona seria e non possa fare il sindaco. Siccome ero inattaccabile sul piano professionale, hanno provato a colpirmi in quanto donna. Da questo punto di vista, comprendo Giorgia Meloni. Io, però, ho reagito all’opposto rispetto a lei.
Non ha mai pensato di cedere alle pressioni e lasciare il suo compagno?
Non avevo ragioni per farlo. Non ho assecondato questa modalità da bulli che ho subito. Ne ho sofferto molto, ovviamente. Addirittura ci fu un esponente del PD che mi disse: “Lascialo per tutta la campagna elettorale, poi ti ci rimetti insieme dopo”. Non l’ho fatto perché non ritenevo che quelle cose fossero gravi, erano balletti su TikTok, magari sciocchi ma innocui.
Nonostante lei e Giorgia Meloni abbiate idee politiche diametralmente opposte, in questa circostanza ha empatizzato con la Presidente del Consiglio?
Sì, ho provato empatia nei confronti della donna e della madre perché una separazione è dolorosa. Io sono stata sposata e sono divorziata. Ho avuto un matrimonio durato 20 anni. Mia figlia aveva 13 anni quando io e mio marito ci siamo lasciati. So cosa significa separarsi. La mia solidarietà umana c’è e anche il rispetto verso una donna che deve affrontare un momento delicato. Poi, però, mi faccio delle domande perché vedo in lei la donna ferita, ma anche il politico di razza che vuole utilizzare la situazione per mandare altri messaggi. Quindi sono solidale con la donna che deve affrontare un momento di disagio, ma c’è anche il dubbio su tutto il resto.