Casa a Prima Vista, Mariana D’Amico: “Il mutuo è un lusso per pochi, l’effetto è il caro affitti”
Mariana D'Amico è uno dei tre agenti immobiliari di Casa a Prima Vista, il nuovo format di Real Time che dallo scorso 8 maggio sta spopolando nella fascia pre serale targata Discovery. Insieme ai colleghi Ida Di Filippo e Gianluca Torre, Mariana D'Amico ha una sfida da portare a termine in ogni puntata: trovare la casa giusta che più si avvicina alle richieste degli acquirenti. Riadattamento del format francese Chasseur d’appart, lo show prevede un primo blocco di puntate registrato a Milano e il suo hinterland, ma in seguito sarà il turno di Roma.
In un momento in cui il tema del caro affitti scatena proteste nelle grandi città, gli italiani sono rimasti letteralmente incollati allo schermo, stregati dal piacere proibito di potersi intrufolare nelle visite degli scaltri agenti immobiliari e spiare, un po’ più da vicino, un mondo a molti inaccessibile. Non a caso già dalla sigla è ricorrente il concetto del "realizzare il sogno". D'altronde i dati parlano chiaro e non solo gli affitti sono un tasto dolente. Secondo una recente stima del Corriere della Sera comprare casa costa troppo e si prevede che nel 2023 il giro d’affari legato alla vendita immobiliare perderà quasi 18 miliardi di euro.
Per milioni di italiani l'idea di assistere come spettatori alle vostre visite immobiliari ha un fascino irresistibile. Comprare casa oggi è davvero un privilegio per pochi?
È qualcosa che dovrebbe essere scontato, ma oggi accedere ad un mutuo è sempre più difficile, soprattutto nell'ultimo anno con l'aumento dei tassi di interesse. Dal 2019 ad oggi i valori delle case sono aumentati almeno del 40 per cento. Diverse trattative hanno rischiato di saltare: acquirenti che hanno avuto l'ok dalla banca, ma col salire dei tassi hanno capito di non potersi più permettere la rata del mutuo.
Un problema, quello dell'aumento dei prezzi sugli immobili, particolarmente critico nelle grandi città. Milano sembra confermarsi ancora la più esclusiva d'Italia.
Milano ha un mercato esclusivo perché di fronte ad una continua e grande richiesta, c'è scarsezza di offerta. Si vende molto velocemente perché la gente continua a cercare, soprattutto nella prima e seconda cerchia. Parliamo, però, di una città storica dove, nonostante l'importante opera di riqualificazione residenziale degli ultimi anni, non c'è uno spazio infinito per costruire nuovi edifici.
In molte puntate di ‘Casa a prima vista', infatti, avete lasciato le zone più centrali per spostarvi nell'hinterland.
Sì. Molte persone sono legate all'idea della casa storica, al fascino del palazzo d'epoca, ma poi si rendono conto che è difficilissimo trovarla o che costa troppo per le loro disponibilità e così si spostano verso la periferia. Il fatto è che oggi la periferia costa quasi come le zone centrali un tempo. Il mercato del lusso funziona sempre, chi ne risente di più è la fascia medio alta.
Chi non può permettersi nemmeno la periferia va in affitto, ma anche quello è schizzato alle stelle. È una conseguenza diretta?
È sicuramente una conseguenza dell'aumento dei prezzi della vendita. "Non posso comprare, vado in affitto", il locatore lo sa e aumenta i canoni. Inoltre resta il nodo di una richiesta che è maggiore all'offerta. C'è anche il problema dell'affitto ‘short term': persone che prendono gli immobili in affitto e rivendono la singola notte sulle piattaforme. Un altro recente fenomeno, ad esempio, è il dilagare di influencer che sfruttano i loro social per piazzare sul mercato le loro case nei periodi di fiere ed eventi, dei quali Milano ha un calendario fittissimo. Tutto questo genera una speculazione, la richiesta resta comunque alta e i prezzi inevitabilmente salgono.
È una situazione critica che occorrerà sbloccare in fretta. A chi spetta la responsabilità e quali le possibili misure necessarie?
Servirebbe un intervento normativo da parte della politica per non pesare sulle classi più deboli, attraverso leva fiscale, regolando i contratti o inibendo quelli a breve termine. A livello europeo non c'è una normativa unica a disciplinare la situazione e questo è un altro limite. Sono problemi comuni a tutte le grandi città europee, dunque sicuramente l'Italia non è un unicum. In alcuni casi però, ad esempio, è stato imposto un tetto massimo di una ventina di giorni all'anno per gli affitti a breve termine, per limitare il problema.
Paradossalmente il concetto di casa negli ultimi anni è diventato sempre più centrale nelle nostre vite. Come sono cambiate le richieste nel post pandemia?
Il concetto di casa dopo il Covid è cambiato. Oggi le coppie non cercano più il bilocale, ma il piccolo trilocale. La seconda camera è diventata fondamentale, non solo nell'ipotesi di un figlio, ma anche per lo smart working, per la palestra a casa, gli hobby. Soprattutto, tutti vogliono lo spazio all'esterno, che sia anche soltanto un piccolo terrazzo o balcone.
Per soddisfare le richieste degli acquirenti infatti, tu e i tuoi colleghi Ida e Gianluca vi date parecchio da fare. È scattata subito la sintonia tra di voi?
Se devo dire la verità non subito, almeno per me. Oggi ci vogliamo molto bene, ma sin dal primo momento ci ha guidati un clima di sfida. Siamo indivisibili, ma quando c'è da competere cambiamo completamente. Il programma ha cercato di proposito agenti immobiliari veri e non attori. Anche gli acquirenti sono reali. Noi tre siamo davvero così, non siamo personaggi. Abbiamo fatto semplicemente il nostro lavoro, è come se le telecamere non ci fossero state.
Ogni puntata si articola come una vera e propria sfida tra voi agenti. Anche nella realtà è un mercato così competitivo per i professionisti?
È una realtà estremamente competitiva. Di agenzie immobiliari ce ne sono un'infinità e questo è perché, potenzialmente, si guadagna moltissimo. Vendiamo la nostra capacità di comunicare e di convincere le persone ad affidarci una casa: ecco perché anche nel programma un cliente si identifica più con uno o con l'altro. Dipende tutto da noi. Anche all'interno dei grandi gruppi, ci sono sempre i primi cinque agenti che si contraddistinguono.
La tua strategia è quella dei social e di un vero e proprio ‘brand identitario'. Anche l'immobiliare si sta spostando in questa direzione?
Negli ultimi anni ho notato che le persone guardano molto alla personalità del venditore. Promuovere solo le case non funzionava, dovevo portare la mia persona e il mio modo di comunicare. Inizialmente non ho avuto molto successo, perché credo che il settore del real eatate sia ancora acerbo rispetto ai social, ma con Casa a prima vista sta cambiando qualcosa. Mi sono lanciata in questa avventura proprio per potenziare la riconoscibilità del mio profilo: vedere che la gente apprezza il mio lavoro mi rende orgogliosa e felice. Voglio cercare di mantenere questa continuità.