Carolina Benvenga: “Il paragone con Cristina D’Avena mi lusinga. Il dissing dei Me contro Te è da rapper”
"Gli adulti sono troppo seri per me. Non sanno ridere. Meglio scrivere per i bambini, è l'unico modo per divertire anche me stesso". La frase di Roald Dahl è perfetta per descrivere il lavoro di Carolina Benvenga, conduttrice e star nel mondo dell'intrattenimento kids. "Spero che i bambini cresciuti con le mie canzoni si ricordino di me in futuro" rivela a Fanpage.it. Tra le prime a muoversi in questo settore, dice la sua sul dissing dei Me contro Te vs i DinsiemE. Da poco è diventata mamma di Angelina: "Temevo che la maternità interferisse con il mio lavoro, mi sono impegnata tutta la vita per costruire la mia carriera e ho cercato di stare al passo". E così, infatti, è stato. Il volto di Rai YoYo tornerà con lo spettacolo Un Natale Favoloso… a teatro: "È stata un'esperienza bellissima, ci ho cresciuto mia figlia ma è bene che Carolina e i suoi elfi partano per nuove avventure".
Che bambina eri?
Ero molto fantasiosa e amavo intrattenere la mia famiglia e farli ridere, mettevo su spettacoli e teatrini. Sapevo stare anche da sola, i miei fratelli sono arrivati quando avevo 9 anni, la prima infanzia l'ho vissuta da figlia unica. Sono sempre stata in grado di giocare per conto mio.
Ti hanno definita l'erede di Cristina D'Avena. Come vivi questo paragone?
Ne sono sempre molto lusingata, è stata il mio idolo. Sono anche consapevole che abbiamo due mestieri diversi. Lei è stata la voce che ha accompagnato le nostre generazioni, io ho un ruolo diverso perché intrattengo i bambini come attrice, conduttrice e ballerina. Spero che in futuro i miei bambini si ricordino di me e delle mie canzoni, cerco di dare loro un prodotto a 360 gradi.
Come gestisci la responsabilità nei confronti dei più piccoli?
Il mio ruolo si rivolge a mente molto giovani, facilmente influenzabili e plasmabili. Sono consapevole delle mie responsabilità e tutti i prodotti che creo sono meticolosamente controllati sotto ogni punto di vista, dal testo alla grafica.
L'hai mai percepita come un limite?
No, mai. Se vuoi giocare in questo campionato devi seguire certe regole, se non vuoi farlo allora rivolgiti a un altro pubblico. Io mi trovo molto bene, sono nella mia comfort zone, sia caratterialmente che a livello lavorativo sento di fare esattamente ciò che mi piace.
Tua nonna è stata una figura fondamentale nella tua infanzia. Aveva intuito che avresti raggiunto un successo così grande?
Sì, mia nonna era una strega, sapeva tutto. Forse ci credeva anche più di me. Ho raggiunto un ottimo livello finché lei era in vita ma da quando è mancata sento come se mi si fossero spalancate le porte.
Un bel ricordo che conservi di lei?
Ne ho tanti legati alla mia professione. Mi ha accompagnata sui set e nelle trasferte fino ai 18 anni. Ogni tanto si mostrava risentita perché una volta diventata maggiorenne volevo sperimentare un po’ la libertà viaggiando senza di lei.
Raccontavi che nella tua prima tournée eri incinta di cinque mesi e nella seconda hai portato con te la tua bambina di quattro mesi. Cosa ha significato per te condividere questi momenti con la lei?
Ho scoperto di essere incinta il giorno dopo aver annunciato la tournée. Mi è preso un colpo, ho pensato: "Adesso come faccio?" Sapevo che a livello fisico sarebbe stato impegnativo. Ho cercato di lavorare in sicurezza, strutturando gli spettacoli e i viaggi in modo che potessi avere un po' di riposo. Avevo una nausea devastante, c'era il mio compagno che mi portava il biochetasi ogni dieci minuti, alcune mamme si stavano accorgendo della mia gravidanza. Nel secondo tour mia figlia aveva cinque mesi ed è stato divertente ma molto stancante. Salivo sul palco per esibirmi poi correvo nel dietro le quinte per farle da mangiare, in un pin pong continuo. Spero che per questo terzo tour stia seduta a guardare lo spettacolo, non so se ci riuscirò.
Come è il dietro le quinte delle tue giornate?
È un incastro al secondo. Io e il mio compagno ci occupiamo molto di nostra figlia in prima persona, ma chiediamo anche aiuto senza problemi. La mattina il mio compagno la porta al nido e io lavoro a casa fino alle cinque poi vado a prenderla. Dopo questa intervista, infatti, vi saluto e corro al nido (ride, ndr).
Diventare mamma ha cambiato il modo di relazionarti con chi ti segue?
Nel confronto dei genitori sì. Ho compreso in prima persona le difficoltà del nucleo familiare, ho cambiato modo di vederli e percepirli.
Hai mai avuto paura che la maternità avrebbe potuto interferire con la tua carriera?
Sì, sono una libera professionista e il mio lavoro si basa su di me, sul mio corpo e sul mio viso. Ho avuto una convalescenza piuttosto lunga dal parto ma poi ho subito ricominciato. Lei è nata a metà giugno e io i primi di settembre ero già sul set nonostante non mi sentissi al top fisicamente ma non potevo non farlo. Sono quei treni che se perdi non ripassano. Per tutta la mia vita ho cercato di costruire questa carriera e non volevo perdere il passo, sapevo che non avrei tolto nulla a mia figlia che è la mia priorità.
Come hai capito che Riccardo Scirè era il compagno giusto per te?
L'ho conosciuto per caso a una cena, mi trovavo in un momento tremendo della mia vita. Era seduto davanti a me e solo io e lui c'eravamo resi conto di quanto fosse strano il cameriere. Spesso nel corso della serata ci siamo ritrovati a guardarci e a ridere con complicità. Dopo quella volta non ci siamo più visti per due mesi, ci scrivevamo su Instagram raccontandoci le nostre giornate come due migliori amici. Lungi da me immaginare altro. Un giorno mi sono ritrovata a Milano e gli ho chiesto un caffè. Dal caffè è nata una cena e dalla cena non "me so’ più schiodata da casa".
E poi è nata vostra figlia Angelina. Con lui è stato un colpo di fulmine.
Io ti direi che è capitato nel posto giusto e al momento giusto. Lui, poverino, è capitato nel mio momento sbagliato. Si è sorbito un inizio burrascoso, con me intrattabile per colpa di una relazione precedente. Per me è stato terapeutico. Tutti mi dicevano "è chiodo schiaccia chiodo, non è questo è il prossimo". Sentivo che non era così. Io non sono mai stata una farfalla ma sempre una da relazione seria. Era uno di quei treni che passano una volta sola.
Quali altri treni hai preso al volo?
Il mio lavoro, il settore kids. Quando a vent'anni anni ho deciso di condurre perché volevo fare qualcosa che avesse me in primo piano e non dietro a un copione. Mi sono buttata in questo progetto che nasceva solo su carta La posta di YoYo, non sapevo di cosa si trattasse. È stato uno spartiacque. Mi hanno detto che cominciare con il settore kids significava anche fare una serie di scelte parallele perché entrando nel mondo dei bambini ti assumi una responsabilità molto diversa. Il personaggio che i più piccoli imparano a conoscere non possono vederlo in contesti troppo diversi da quelli a cui sono abituati, per i bambini tu sei tu sempre.
Di recente il mondo dell'intrattenimento kids è stato scosso dal dissing dei Me contro Te vs I DinsiemE. Qual è la tua posizione sull'argomento?
Capisco che, in alcune situazioni, possa infastidire venire paragonati ad altre figure. Non mi vedrete mai, però, fare un dissing su YouTube perché so che quei contenuti vengono visti anche dai bambini. E non mi piace l'idea che debbano assistere a certe dinamiche. Se ho qualcosa da dire a qualcuno, preferisco alzare il telefono e parlarne direttamente. I rapper si fanno dissing da una vita e sono anche, a loro modo, divertenti da seguire per noi adulti. Ma per i bambini è diverso. Loro non lo percepiscono come intrattenimento: si interrogano, si chiedono perché ci siano questi conflitti, con chi ce l'abbiano quelle persone. E allora mi chiedo "Siamo sicuri che vogliamo trasmettere ai bambini questo tipo di ostilità? È davvero il messaggio che vogliamo far passare?"
Sei alla prese con il tuo show musicale "Un Natale favoloso…a teatro".
A me piace pensare che i miei progetti creino ricordi, immagino che la prima volta che i bambini vanno a teatro con i genitori sia per vedere il mio spettacolo. Queste sono le ultime date di un tour favoloso. È il terzo e ultimo anno dello spettacolo, poi lo chiudiamo. È stata un'esperienza bellissima, ci ho cresciuto mia figlia ma è bene che Carolina e i suoi elfi partano per nuove avventure.