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Carmen Russo: “Da 50 anni in tv perché ho saputo adattarmi. Per le commedie sexy ero perfetta”

Carmen Russo si racconta a Fanpage.it a margine dei suoi cinquant’anni di carriera: “Ho vissuto al massimo, ma ho saputo anche adattarmi”. Su Fellini: “Mi chiamava ‘La Russina’, perché avevo la vita stretta rispetto al resto”. E sulla figlia Maria: “Io e Enzo Paolo abbiamo avuto successo, ma quello più grande è lei”.
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Carmen Russo quest'anno festeggerà 50 anni di carriera. Nel 1973 c'è stata la prima esperienza a Miss Italia, due anni dopo il primo film: una piccola parte nell'episodio di Paolo Villaggio in "Di che segno sei?" di Bruno Corbucci. Il grande successo delle commedie sexy diretta da registi che oggi sono osannati anche da grandi cineasti come Quentin Tarantino – Luciano Salce, Mariano Laurenti su tutti – e quello televisivo, da Drive In a Grand Hotel fino alle stagioni dei reality, vissute a grande intensità tra l'Italia e la Spagna.

A Fanpage.it, l'artista si racconta: "Quando è finito il varietà, non sono mai stata quella che diceva: eh, quando facevo Risatissima, Grand Hotel, quando facevo Buona Domenica in Spagna. Che vuol dire? Bisogna sapersi adattare". La famiglia, del rapporto con Enzo Paolo Turchi e della loro figlia Maria, nata nel 2013 ricorrendo alla fecondazione assistita. Loro sono una coppia che mostra grande sintonia, vorrebbero fare un programma tutto loro: "Ci piacerebbe fare una sorta di docu-fiction sulla riga di Sandra e Raimondo, la quotidianità vissuta dal nostro punto di vista. Si potrebbe raccontare anche quella che è la nostra esperienza come famiglia."

Maria ha compiuto da poco 10 anni. Come va?

Io ho capito che i figli fanno diventare mamme e papà in una maniera che non credevo possibile. Crescendo Maria, sto diventando sempre di più mamma. Io ed Enzo Paolo abbiamo avuto successo, ma quello più grande è lei. La bambina ci sta dando soddisfazioni pazzesche: a scuola va bene, suona la batteria, fa anche sport con un bell’approccio.

La danza?

Le piace, ma non la vuole fare.

Enzo Paolo Turchi dai Settanta, tu dagli Ottanta, non siete mai andati fuori pista. Come si resta così a lungo sulla scena?

Abbiamo uno spirito di adattamento che ci permette di trarre il massimo da ogni momento. È chiaro che la televisione di oggi non è la televisione di vent’anni fa, però intanto noi in questi vent’anni abbiamo fatto tante cose belle. Siamo sempre attuali, abbiamo mantenuto l’immagine e mettersi in gioco con nuove sfide, è prezioso. Le più belle stagioni televisive le abbiamo vissute al massimo, ma ci sono stati momenti in cui abbiamo capito che era il caso di adattarsi.

Per esempio?

Quando è finito il grande varietà, non sono mai stata quella che diceva: eh, quando facevo Risatissima, Grand Hotel, quando facevo Buona Domenica in Spagna. Che vuol dire? Bisogna sapersi industriare.

In Spagna sei un’icona. Lì hai vinto anche un’edizione di Supervivientes, l’Isola spagnola.

Sì, sono vent’anni che lavoro con continuità per la televisione spagnola. Di recente, sono stata ospite di alcune televisioni per interviste sulla mia vita. Ho creato un bel personaggio negli anni, passando anche lì prima dal varietà e poi dai reality show.

Stai seguendo la nuova edizione dell’Isola dei Famosi?

Sì, non lo seguo sempre ma quando riesco lo guardo con grande interesse, avendo partecipato a tre edizioni. Non ci sono state ancora grande emozioni, siamo agli inizi però mi piacciono molto Corinne Clery, i Jalisse ed Andrea Lo Cicero. Lui mi piace molto perché è autorevole, è calmo, ha lo spirito della disciplina sportiva. Anche il duo dello Zoo di 105, Marco Mazzoli e Paolo Noise.

Federico Fellini ti chiamava la Russina.

La Russina, sì. Beh, avevo i miei diciannove anni. Lavorai un mese ne La città delle donne, ma più che altro frequentai lo Studio 5 per un mese, perché di lavoro avrò fatto 15 secondi. Ma è stato un privilegio. È stato un grande corso di cinema, vedere il set e vedere Fellini come si comportava.

Lui ti aveva notato.

Rappresentavo il tipo di donna che poteva piacergli. E giocava: “ecco la Russina”, passava, mi dava una pacca sul sedere amichevolmente. Mi chiamava così perché avevo i fianchi stretti e c’era contrasto con il resto. Era un amore di persona, conoscevo anche Giulietta Masina, c’era un bel rapporto.

Tu nella vita hai fatto solo questo lavoro, non c’è stato mai altro nella tua carriera.

Sì, ho iniziato nel cinema con Paolo Villaggio nel film “Di che segno sei?”, avevo 15 anni. Poi, a diciott’anni, sono venuta a Roma e ho cominciato a fare la qualsiasi: moda, presentazioni, valletta. Ho fatto la gavetta e anche grazie a questo, sono ancora là.

Hai recitato negli anni della commedia sexy con registi che oggi sono considerati veri e propri esempi anche da cineasti internazionali come Quentin Tarantino.

Rappresentavo quella tipologia di donne che negli anni ’80 era perfetta e questo mi ha dato la possibilità di lavorare così tanto.

Posso citare qualche perla della tua filmografia?

Ma certo.

Carmen Russo e Renzo Montagnani ne "Mia moglie torna a scuola" (1981)
Carmen Russo e Renzo Montagnani ne "Mia moglie torna a scuola" (1981)

Mia moglie torna a scuola, ma soprattutto perché mi fa piacere parlare di Renzo Montagnani, tenuto un po’ in disparte dagli almanacchi e dalle celebrazioni. Che ricordo hai di lui?

Grande attore! Grazie a lui io ho cominciato a doppiare i film. Ero una della poche che nei film aveva sempre la sua voce. A quei tempi, le produzioni spingevano per doppiare le attrici con le doppiatrici professioniste. Renzo Montagnani mi diceva: “Devi avere la tua voce, perché sei capace”. E io ho imparato a doppiarmi. Ho avuto la fortuna di avere a che fare con i più grandi, artisti molto generosi che si perdevano a farmi fare le battute, a provare e riprovare.

Citiamone qualcuno.

Due colonne della comicità come Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Anche Gigi & Andrea, Gigi Sammarchi e Andrea Roncato che erano incredibili. Oreste Lionello e tutto il Bagaglino, che ho fatto per due anni.

Se parliamo di Bagaglino, io allora cito Il tifoso, l’arbitro e il calciatore.

Del grande Pier Francesco Pingitore. Sono film che hanno lasciato qualcosa perché molte persone che incontro per strada, ancora se ne ricordano quando lo vedono.

L’ultima volta al cinema nel ruolo di te stessa nel film di Christian De Sica, Sono solo fantasmi. Vi eravate incrociati sul set di Liquirizia di Salvatore Samperi. Era il 1979.

Ammazza, ma li hai visti tutti i film miei?

Gli anni ’80 mi hanno preso in pieno.

Sì, era una particina piccola però è stato un grande film. Ero una ragazzina padovana che faceva perdere la testa a un liceale.

Carmen Russo a Drive In (1983)
Carmen Russo a Drive In (1983)

La televisione. La cassiera del Drive In e la stella del Grand Hotel, che nel 1985 faceva più di nove milioni di spettatori su Canale 5. Che numeri…

Per Drive In c’è da dire solo grazie ad Antonio Ricci. Lui mi ha voluta e in quel contesto, io ero perfetta. In Grand Hotel, ho vissuto una palestra impressionante, io che facevo sketch con protagonisti assoluti dello spettacolo. Pensaci: avevo 22 anni e affiancavo i Jefferson, Tony Curtis, Alain Delon.

Quel successo ha consolidato anche il tuo rapporto con la famiglia Berlusconi e l’azienda. Di fatto, la tua carriera televisiva è stata quasi tutta via Fininvest-Mediaset e il sodalizio continua ancora oggi. Ora che la proprietà è cambiata, quali sono i rapporti con Pier Silvio Berlusconi?

Ho sempre avuto dei rapporti meravigliosi con tutti quelli che hanno lavorato a Mediaset, dai dirigenti che un tempo erano ragazzi di redazione e ora sono numeri uno. Ho sempre fatto il mio lavoro e i rapporti li ho sempre mantenuti. C’è stato anche un momento dove però sono dovuta andare via da Mediaset, perché sapevo che non c’era più spazio per me nei varietà.

Quando?

Era la fine degli anni ’80. Affidarono il sabato sera a Pippo Baudo e per me non c’era posto. Così, andai in Rai.

Forse manca nella tua carriera un grande varietà a nome tuo e di Enzo Paolo Turchi?

Non mi pongo il problema di quello che potrei fare, ma quello che devo fare per farlo bene al momento. Non si può entrare nelle scelte dell’editore, della Rai o di altri, però posso dire che tante cose ne avremmo da dire.

Tipo?

Ci piacerebbe fare una sorta di docu-fiction sulla riga di Sandra e Raimondo, la quotidianità vissuta dal nostro punto di vista. Si potrebbe raccontare anche quella che è la nostra esperienza come famiglia. Abbiamo anche il titolo “Casa Turchi” o “Mamma li Turchi”.

Carmen Russo con Enzo Paolo Turchi e la piccola Maria (2021)
Carmen Russo con Enzo Paolo Turchi e la piccola Maria (2021)

Enzo Paolo ti ha definito una “tigre di carta”. Io non ci credo. In tutta la carriera, quante persone avranno perso la testa per te?

Eh, tante. Sai, la tigre è un animale aggressivo e selvaggio, ma quando Enzo Paolo dice “di carta” penso che lui abbia detto questo perché capisce bene le mie debolezze e i miei segreti.

Lui è quello che più di tutti ti ha capita.

Non solo, mi ha sempre fatto fare le cose giuste. Questo è fondamentale. È sempre stato molto obiettivo nei miei confronti.

Un tempo avevate una scuola di danza a Fuorigrotta.

Sì, è stato un bel periodo ed eravamo proprio di fronte allo Stadio Maradona di Napoli.

Tifate Napoli, vero?

Tutti e tre, anche Maria è pazza per il Napoli. Devo dire che è stata una squadra che si è conquistato lo scudetto settimana per settimana. Non sono molto tecnica, ma credo che il Presidente abbia fatto delle scelte ottime.

Carmen Russo adora la lettura.

Sì, mi piace e quando ho un po’ di tempo mi ci dedico. Adesso sto leggendo Catena Fiorello, li ho letti tutti i suoi libri. Mi piace perché leggo e vedo lei che mi parla, è un effetto molto forte. Poi mi piace Paulo Coelho e poi un tempo ho letto tutti quelli del grande Luciano De Crescenzo.

Lo conoscevi, De Crescenzo?

Sì, era un grande filosofo. Lui, malgrado la sua ricchezza in tutto, era una persona veramente semplice e questo credo sia una grande qualità.

Amante degli animali, so che ne hai un bel po’.

Siamo in fase discendente, adesso. Ne abbiamo 12.

Caspita: qual è stato il picco massimo?

Ne ho avuti 32, tutti trovatelli, eh. Tutti presi per strada tranne qualche chihuahua che mi è stato regalato.

Hai omaggiato Raffaella Carrà con il “Tuca Tuca Remix”.   

È stato un grande onore conoscerla e vederla, sono sempre stata privilegiata grazie a Enzo Paolo, che ha avuto un rapporto professionale e un’amicizia sincera durata per anni. Lei mi riempiva sempre di complimenti ogni volta che ci vedevamo. Una volta, poi, mi disse: finalmente Enzo Paolo ha trovato la ragazza giusta. Lui era un po’ farfallone e a lei questo non piaceva.

Ti ha fatto parecchio ingelosire Enzo Paolo?

No, a me no.

Quindi, dopo che ti ha incontrato ha perso il carattere da farfallone.

Eh, certo. Ma perché aveva fatto tutto prima. Con me, s’è fermato.

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