Carlotta Fiasella: “Pesavo 36kg e volevo farla finita. Grazie alla terapia sono uscita dall’anoressia”

“Sono arrivata a pesare 36 chili, negli anni in cui ho sofferto di anoressia non ho vissuto veramente”. In occasione della Giornata Internazionale del Fiocchetto Lilla, Carlotta Fiasella, content creator da oltre 2milioni di follower su TikTok, ha raccontato a Fanpage.it la sua lotta contro un disturbo alimentare. “Si può guarire davvero, si è forti anche quando si pensa di non esserlo”, dice a chi oggi sta affrontando la malattia.
A cura di Elisabetta Murina
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"Negli anni in cui ho sofferto di anoressia, non ho vissuto veramente". Anche se sono passati alcuni anni dalla sua guarigione, Carlotta Fiasella, content creator da oltre 2milioni di follower su TikTok, si commuove ancora ricordando il periodo in cui ha sofferto di un disturbo alimentare. Per quattro anni, ogni suo pensiero era controllato dal cibo, mentre il peso sulla bilancia scendeva sempre più velocemente: "Sono arrivata a pesare 36 chili". Poi il cambiamento improvviso, che l'ha imprigionata in un loop: "Ho iniziato ad abbuffarmi, vomitare e aumentare di peso". 

In occasione della Giornata Internazionale del Fiocchetto Lilla, per sensibilizzare sui disturbi del comportamento alimentare (DCA), Carlotta ha raccontato a Fanpage.it la sua storia: dalla scoperta della malattia alla ‘vocina' che sentiva dentro la testa, dai periodi più bui, nei quali ha anche pensato di mettere fine alla sua vita, al momento in cui ha capito di potercela fare. Oggi più che mai, vuole farsi portavoce di un importante messaggio: "Se ne esce davvero, si è abbastanza forti, ma bisogna combattere". 

"Sono malata di anoressia, la malattia che prosciuga i colori della vita", hai raccontato sui tuoi social. Quando ti sei accorta di avere un problema con il cibo?

All'inizio ho vissuto la malattia da esterna perché avevo visto una mia compagna di danza ammalarsi. Conoscevo benissimo i comportamenti di una persona affetta da disturbi alimentari, quindi nel momento in cui ho cominciato ad avere gli stessi atteggiamenti ho capito che c'era qualcosa che non andava. Purtroppo però sono caduta nel loop, non sono riuscita a fermarmi e, nonostante fossi estremamente consapevole di quello che stava accadento, dentro l'anoressia ci sono rimasta più di quattro anni.

Come è cambiato il tuo corpo in quel periodo? 

All'inizio non mangiavo proprio ed ero costantemente in deficit calorico. Ho perso tantissimo perso e sono arrivata a pesare 36 chili. Poi il disturbo alimentare è cambiato, ho iniziato ad abbuffarmi, vomitare e aumentare di peso.

Ti ricordi il momento in cui è successo?

Era il dicembre 2017, poco prima delle vacanze di Natale, ed ero costantemente in deficit calorico. Mangiavo solo yogurt con lo 0% di grassi, carote, finocchi e ogni tanto petto di pollo alla piastra, rigorosamente senza olio. In più mi allenavo quattro ore al giorno. Una sera vidi un pacco di biscotti pan di stelle in cucina e mi dissi "ne mangio uno", era veramente tanto tempo che non toccavo un dolce. Poi ho finito l'intero pacchetto. E quel pacchetto si è trasformato presto in abbuffate che avvenivano sempre più spesso. Ho iniziato a prendere qualche chilo e mi sono detta "basta, devo tornare assolutamente come prima", quindi ho cercato dei metodi di compensazione.

Cioè?

Il primo che mi è venuto in mente è stato il vomito autoindotto perché pensavo che fosse meglio dei lassativi. Per un periodo sono andata avanti così. Alla fine il disturbo alimentare è sempre uno, semplicemente sono cambiati i miei comportamenti. Odiavo il mio corpo e non mi sentivo mai abbastanza magra. Quando riguardo le mie foto di allora mi spavento, ero un scheletro, non capisco come potessi guardarmi allo specchio e dirmi "devo perdere peso".

"Forse non sapete cosa significa dover convivere con una vocina dentro di sé”, hai scritto. Che cosa ti diceva questa ‘vocina’?

Negli anni in cui sono stata affetta da anoressia non ho vissuto veramente la mia vita perché non avevo il controllo. Mi emoziono sempre quando ne parlo (si commuove, ndr). Era come se il vero protagonista fosse il disturbo alimentare e io guardassi tutto dall'esterno. Quello che facevo era una conseguenza dei pensieri che avevo sul cibo, come "sono abbastanza in deficit calorico, allora posso uscire", "C'è un compleanno, se vado dovrò mangiare". Ero completamente manipolata e avevo pensieri estremamente negativi.

Di che genere?

Ho pensato più volte di mettere fine alla mia vita. Una me la ricordo particolarmente, era maggio della quarta superiore e i miei genitori hanno parlato con i professori perché volevo farla finita. Avevo smesso di andare a scuola.

Quale frase ti sentivi dire più spesso dalle persone che ti stavano vicino?

Mi dicevano che ero bellissima, che dovevo smetterla di farmi paranoie, ma purtroppo non c'è niente di giusto da dire a una persona che soffre di un disturbo alimentare, se non starle accanto e ascoltarla. Finché non sei tu a decidere di voler guarire veramente, tutto quello che ti dicono ti dà fastidio. Mi ricordo che mia mamma mi diceva ‘Carlotta, mangia' e io mi infastidivo, quindi automaticamente mi allontanavo da lei. Ero incazzata con il mondo, mi odiavo e di conseguenza odiavo chi mi circondava.

Sui social hai pubblicato alcuni dei pensieri più bui di quel periodo. È stato terapeutico condividere con gli altri quello che avevi dentro?

Mi ha aiutata molto, però è stata un'arma a doppio taglio. Da una parte c'erano tantissime persone che mi supportavano, in particolare la mia community, che mi ha dato una grande forza. Quando stavo male ne parlavo con loro, in una live o semplicemente con un video, mi sono messa a nudo e l'hanno percepito. Al contempo però c'erano gli haters, che sapevano esattamente dove andare a parare per farmi stare male, in un momento in cui ero estremamente vulnerabile, soprattutto quando stavo riprendendo peso in maniera ponderale.

Cosa ti ha spinto a parlarne pubblicamente? 

Volevo aiutare le persone perché sapevo che ce ne erano tantissime nella mia stessa situazione. E la sofferenza che ho provato in quegli anni non la augurerei neanche al mio peggior nemico. Così ho iniziato a tenere una sorta di diario quotidiano in cui parlavo dei miei pensieri. Ho cercato di dare una mano e ho ricevuto anche tanto aiuto. É stato il mio goal più grande. Quando mi arrivano messaggi da ragazze che i dicono "mi hai dato la forza di iniziare la terapia" è una grande soddisfazione.

Disturbi alimentari e social: due mondi che possono convivere?

Certo che possono ed è giusto che lo facciano. E chi ha potere mediatico e sa di essere ascoltato sui social è importante che faccia informazione.

Essendo una creator che lavora su TikTok e Instagram, hai mai ricevuto pressioni per il tuo aspetto fisico?

Lavorando sui social, l'aspetto estetico è in prima linea ad è anche la prima cosa che le persone vedono di me. Ho ricevuto tanti commenti, soprattutto nel periodo in cui soffrivo ancora di anoressia. All'epoca li prendevo tanto in considerazione, perché al centro dei miei pensieri c'era la percezione che gli altri avevano del mio corpo.

Quando hai deciso di chiedere aiuto?

A ottobre 2020 è venuto a mancare mio nonno. Lui soffriva molto nel vedermi così magra e spesso mi diceva "mangia amore". Dopo la sua morte mi sono detta ‘basta, mi sono rotta le pa**e, adesso devo guarire per lui‘. Quindi mi sono affidata a un centro e ho iniziato un percorso con una psicologa e un nutrizionista. Andavo un paio di volte alla settimana, non potevo sgarrare. Mi ricordo che quando sono arrivata, il mio psicoterapeuta mi disse "se non vuoi guarire e non sei convinta di intraprendere questo percorso, seguendo alla lettera tutto quello che ti dico, allora non ti prendo come paziente". È stato uno schiaffo in faccia, ma mi ha fatto capire che la situazione era grave.

Dai disturbi alimentari si può guarire davvero?

Sì, anche se c'è stato un periodo in cui non ne ero davvero convinta perché ho avuto una ricaduta. Ho vacillato, conoscevo tutti i meccanismi della malattia, ma anche sapevo come fermarla. Sono riuscita ad affrontarla e sono tornata a essere la protagonista della mia vita, non potrei essere più innamorata del cibo di quanto lo sono adesso.

Secondo te, cosa bisognerebbe fare di concreto in Italia per aiutare chi soffre di questo problema?

Lo Stato dovrebbe stanziare dei fondi solo per questa categoria di malattie. Io ho avuto la possibilità di farmi aiutare in un centro privato, ma i costi sono folli e mi rendo conto che non tutti possono permetterselo economicamente. E non esiste che una persona si metta in lista d'attesa e debba aspettare un anno, perché magari dopo un anno sono morta. E poi lo Stato cosa mi dice? Non c'era spazio?

Cosa diresti oggi a chi sta affrontando un disturbo alimentare?

Che se ne esce davvero, che si può guarire, non sono leggende metropolitane. Si riprende in mano la propria vita, ma bisogna combattere fortissimo. E si è abbastanza forti anche quando si pensa di non farcela. Siamo più forti dei disturbi alimentari.

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