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Blu Yoshimi è Caterina in Kostas: “Una ragazza emancipata, ma senza forzature. Come spero di essere anch’io”

Blu Yoshimi è l’attrice romana che interpreta Caterina nella nuova serie di Rai1: Kostas. La descrive in questa intervista come una ragazza emancipata, ma genuina. La sua è una carriera tra cinema, tv e teatro in cui spera sempre di interpretare personaggi che le consentano di sperimentarsi.
A cura di Ilaria Costabile
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Blu Yoshimi è la giovane e talentuosa attrice protagonista di Kostas, la nuova fiction di Rai1, in cui Stefano Fresi interpreta il commissario nato dalla penna dello scrittore greco Petros Markaris. Nella serie la 27enne dà il volto a Caterina, un personaggio diverso dal solito, che le ha dato la possibilità di trattare anche temi più romantici. Nel suo percorso ha lavorato al cinema, diretta anche da Nanni Moretti, in televisione, ma anche a teatro dove adesso recita accanto a Silvio Orlando. "Ogni tanto ce lo dimentichiamo, ma questo lavoro lo facciamo per le persone, è per raccontare storie, è da loro che ci viene il riconoscimento più grande" dice in questa intervista parlando di come abbia scelto di diventare attrice e di come questo lavoro le abbia consentito di sperimentare e di acquisire sempre nuove consapevolezze.

La prima puntata di Kostas ha avuto un discreto successo, ve lo aspettavate o c'era il timore che l'ennesimo commissario della tv potesse annoiare?

L'ennesimo perché le persone amano questi commissari. Però Carlo Degli Esposti che è il produttore, lo stesso di Montalbano, ha fatto delle scelte ascoltando i bisogni del pubblico, questo è sempre stato il suo punto di vista. È una serie nuova, con un cast totalmente nuovo. Lo stesso Stefano (Fresi ndr.) si mostra in vesti diverse dal solito. Ad ogni modo è una scommessa, speriamo che l'accoglienza sia calorosa.

Caterina è il personaggio che interpreti, una ragazza indipendente che non ha intenzione di farsi incasellare. Raccontacela. 

Trovo che sia una ragazza indipendente, in modo naturale, genuino. La sua indipendenza non è una lotta. Scegliere per sé, è una cosa che ammiro molto, ed è un tratto che lei prende molto da suo padre, meno dalla madre che sta ha scelto una libertà diversa. Bisogna poi contestualizzare e ricordarsi che il romanzo è stato attualizzato al 2009, ma era degli Anni Novanta. Devo ammettere che mi stranisce l'idea che una donna debba chiedere il permesso per un sacco di cose, e anche Caterina è spaventata dall'idea di replicare questo modello, in cui però nemmeno sua madre sta così comoda.

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Ed è fedele ai romanzi, oppure avete cercato di cambiarne qualche aspetto?

È piuttosto fede alla letteratura, perché anche nei libri Caterina ha quel ruolo, quello della nuova generazione che si discosta dall'impronta della sua famiglia. La cosa positiva è che suo padre è talmente innamorato di lei che non riesce e porre quei limiti che vorrebbe, il fatto di prendere delle scelte proprie, non diventa mai davvero un problema.

A Caterina hanno affidato anche la parte romantica della fiction.

Ne sono contenta perché era un aspetto che mi mancava interpretare. Non si direbbe, ma sono un po' una romantica, quindi mi piace il fatto che ci siano dei sentimenti da maneggiare, che sono coerenti al personaggio. Caterina fa delle scelte molto vicine alle sue ambizioni, quindi vuole trovare una persona che possa sostenerla. È molto saggia dal punto di vista emotivo, forse più di me.

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Quel "più di me", nasconde l'idea di aver fatto delle scelte sbagliate?

Ho incontrato persone molto belle nella mia vita, fortunatamente. Però questa capacità di scegliere e sapere così lucidamente cosa le fa bene, è una cosa che ammiro.

Hai definito il tuo personaggio nella serie ambizioso, tu quanto lo sei? 

Un botto (ride ndr.), per fortuna, perché credo che l'ambizione sia un bellissimo motore, fin quando non diventa motivo di frustrazione. Così può diventare una trappola. L'ambizione, soprattutto se legata a una passione, è una cosa che va coltivata, nutrita.

E qual è la cosa che ti appassiona di più del mestiere d'attrice?

La preparazione dei personaggi. Mi piace moltissimo quella parte di ricerca, quindi leggere i libri, capire il contesto, poi la costruzione vera e propria, quando inizi a sperimentare, come si muovono, come parlano, cosa desiderano, di cosa hanno bisogno. Però cerco di non arrivare mai in scene con una ricerca finita, cerco sempre di farmi stupire con nuove intuizioni.

C'è qualcosa che pensi di aver imparato di te, in anni di set, che pensavi non potesse appartenerti?

Emotivamente parlando una forte rabbia. Sono una persona molto pacifica, tendenzialmente evito il conflitto, ma ho scoperto che questa emozione da portare in scena è davvero potente. La rabbia canalizza moltissima energia, ma deve essere usata nel modo giusto, ed è una di quelle cose che non pensavo potesse essere così presente in me.

Hai fatto cinema, televisione, teatro e con registri sempre diversi, come scegli a cosa dedicarti? 

Credo comunque che ci sia un po' una come dire un po' un sodalizio, cioè che anche se non li scegli tu poi quando vieni scelto per un progetto c'è sempre. C'è sempre un motivo che c'è che va bene. Ho detto per te, quindi devo dire sono stata molto anche in questo fortunata perché poi mi sono trovata sempre in progetti che che ho amato di base, quindi sicuramente appunto a me piace cambiare. Quindi come scelta proprio artistica, invece cerco di scegliere personaggi diversi, magari c'è qualcosa che non ho fatto.

Su Instagram ci sono due foto con Nanni Moretti: una sul set di Caos Calmo e una nel Sol dell'avvenire. Com'è il tuo rapporto con lui?

L'unica cosa di Instagram che mi abbia veramente mai emozionato. Nutro una profonda stima nei suoi confronti, sono una sua spettatrice accanita, chiaramente nei miei ricordi lui esiste ed è presente, è una figura che mi porto un po' dietro, anche perché ha segnato il mio battesimo nel cinema. Quando mi ha chiamato per Il Sol dell'Avvenire è stato molto bello, perché aveva scritto una scena importante a cui teneva e ha pensato a me. Appaio varie volte nel film, però quella scena è stupenda da vari punti di vista, ed è stato magico girarla.

Prova a farci entrare nella scena. Cosa è stato magico?

Chiese di fare un'improvvisazione in cui dovevo assecondare questo gioco, in cui lui diceva le battute a me e Michele (Eburnea ndr.) poi a un certo punto, io non avrei più saputo cosa stava per dirmi. È successo, quindi, che mi sono emozionata, perché le sue erano parole così genuine e abbiamo girato questa scena in soli due ciak, una rarità per Moretti, ed è per questo che la ricordo come una piccola magia.

Sei figlia d'arte, tua madre è un'attrice (Lidia Vitale ndr.). Quanto è stata determinante questa cosa nella tua scelta di intraprendere questo mestiere?

Credo che sicuramente abbia influito. Ho vissuto il dietro le quinte, il set, in un'età precoce e ho subito quel tipo di fascino. Mia madre mi ha avuto giovanissima, quindi io ho assistito ai suoi inizi da attrice, quando non sempre va tutto bene. Però mia madre è sempre stata molto appassionata, nonostante i mille ostacoli, ed è stata questa la cosa che mi ha ispirato di più. Non l'ho mai vista retrocedere e quando ho espresso questo desiderio, è stata fin da subito una mia grande sostenitrice e mi ha indirizzata, anche per capire con chi studiare.

Blu Yoshimi con la madre Lidia Vitale, foto Getty Images
Blu Yoshimi con la madre Lidia Vitale, foto Getty Images

Il tuo secondo nome, Yoshimi, ti è stato affidato da un padre spirituale. Che ruolo ha avuto nella tua vita?

È stato ed è fondamentale per me, ad oggi pratico il Buddismo di Nichiren che porta avanti la società più contemporanea, lui è morto lo scorso anno, ma fa parte di quelle persone che riescono a essere eterne. Parte della mia crescita è stata grazie a lui, pur non avendolo mai incontrato, perché è un legame che si instaura al di là della presenza, ho letto tutti i suoi libri che sono diventati delle guide, anche pratiche, davvero è come se mi avesse educata a tu per tu.

Qual è la cosa più importante che credi ti abbia insegnato?

Il valore delle cose, iniziando dal valore della vita, quanto sia preziosa, quanto vada tutelata in ogni sua forma, partendo dalla nostra ma è un discorso che si amplia. Andrebbero protette le vite degli oltre ventimila bambini che da mesi vengono bombardati ogni giorno, gli ecosistemi, andrebbero tutelate un sacco di cose. Praticando questa filosofia lo comprendi in modo profondo e sei portato, davvero, a fare attenzione alle vite altrui. Il buddismo teorizza l'eternità della vita, ma quella presente a pensarci è piuttosto breve, quindi non dobbiamo stare lì ad aspettare che l'eternità passi, bisogna vivere questa vita, perché è il regalo che ci è stato dato ora.

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