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Biggio e Mandelli, tornano I Soliti Idioti: “Non è vero che ormai non si può dire più niente”

Intervista totale a Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio sul ritorno dei Soliti Idioti, sulle origini, sui figli che crescono e se è vero o no che ormai “non si può dire più niente”.
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L'annuncio di una quinta stagione dei Soliti Idioti, così come la pace fatta tra Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio, ha giustamente fatto notizia. Il duo ha rappresentato – in quasi 25 anni di carriera – un avamposto pionieristico per la nuova commedia demenziale italiana. L'idea dei Soliti Idioti, il loro prototipo, nasce ben prima del 2009: era il 2000 preciso quando Biggio e Mandelli erano il contorno divertente di quel folle esperimento che fu Mtv Mad. A Fanpage.it, il duo si racconta parlando soprattutto di futuro: "È stato come ritrovarsi con una vecchia band, riaccendere gli strumenti e capire cosa è rimasto". 

Mandelli (usiamo i cognomi per la trascrizione dell'intervista, ché altrimenti chi ci legge può fare confusione tra Francesco e Fabrizio), tu e Biggio avete fatto un po' come Noel e Liam degli Oasis, no? 

M: Eh, magari lo facessero anche loro! (ride, ndr)

Biggio, com’è stato ritrovarsi? 

B: Quest’amicizia ritrovata è una cosa che ci mancava. Era un irrisolto della vita, un pezzo lasciato in sospeso. Dopo sette anni i tempi erano maturi, ci siamo resi conto d’esserci persi molto e siamo molto felici. Ora, ci lasci da soli in una stanza e ci viene voglia di fare tremila cose.

M: C’è una cosa che è mancata molto, penso a entrambi: è mancato non aver visto i suoi figli per tanto tempo, così come il fatto che lui non avesse conosciuto mia figlia.

Adesso state recuperando? 

B: Abbiamo fatto una vacanza insieme con le famiglie proprio perché avevamo piacere a stare tutti assieme. Una cosa che non avevamo mai fatto neanche quando andavamo d’amore e d’accordo tanti anni fa.

Da qui, è stato naturale ripensare a rimettere su i Soliti Idioti? 

M: Non avevamo il bisogno di rimettere insieme i Soliti Idioti, però ci siamo guardati intorno e abbiamo pensato che non c’era più nessuno che stava cercando di portare un tipo di comicità come quella. Ultimamente, cominciavano ad arrivarmi clip nostre su Instagram, che arrivavano da TikTok probabilmente, ci siamo rivisti per la prima volta e ho detto: wow!

B: Ci chiedevano sempre: ‘Ma quando tornate insieme?’. Ora è molto soddisfacente rispondere ai fan: ‘Sì, siamo tornati insieme’. I Soliti Idioti sono rimasti nella cultura popolare, sono un po’ un evergreen e ci fa un piacere immenso perché vuol dire che abbiamo toccato delle corde che sono universali.

M: Quelle immagini mi hanno fatto fare pace con l’idea che avevo di quei personaggi.

Perché? Che idea avevi?

M: Era diventato più l’opinione mediatica che il ricordo di quella esperienza. Oggi, però, penso una cosa. Penso che I Soliti Idioti avessero un punto di vista sulla società molto sincero, anche molto cinico. E penso anche che dieci anni fa I Soliti Idioti fossero troppo avanti. Addirittura profetici, perché oggi sono estremamente contemporanei.

Ruggero De Ceglie e suo figlio Gianluca, i personaggi più popolari
Ruggero De Ceglie e suo figlio Gianluca, i personaggi più popolari

Forse perché I Soliti Idioti hanno vissuto tutte le fasi di un ciclo di vita: la sperimentazione e la crescita dal basso, i grandi numeri del cinema e lì, poi, sono arrivate inevitabile le critiche. 

M: Anche un po' feroci, tra le quali quelle che noi eravamo persone volgari. Non riuscivano a scindere personaggi e attori. Che poi, alla fine, l’unico a essere volgare di quei personaggi era Ruggero De Ceglie. Il classico anziano volgare, che pretende di dirti quello che devi fare, che pensa solo a soldi e sesso. Uno come Ruggero oggi è assolutamente contemporaneo.

B: Il personaggio di Ruggero senza parolacce non poteva avere nessun senso. Forse ne abbiamo messe un po' troppe, chi può dirlo, ma è andata così e va benissimo così.

Ora, però, partite da un sentimento molto più forte, che è quello della nostalgia.  

B: Sì, c’è questa voglia di tornare al passato e lo abbiamo visto anche nei messaggi privati che ci sono arrivati. C’è chi ci scrive e ci ringrazia per aver fatto pace perché con le nostre cose abbiamo rappresentato uno spaccato del loro vissuto – persone che si sono conosciute con un nostro film, persone che hanno trovato sollievo con le nostre cose dopo un periodo difficile – e queste sono cose che ti commuovono.

Dieci anni dopo, lo scenario un po’ è cambiato. Anche certe sensibilità, direi. È più stretto il margine operativo nella scrittura di nuovi personaggi, pensando che qualsiasi tipo di satira possa superare un limite o ferire qualcuno? 

B: Stiamo cercando vie traverse. Essere scorretti senza che nessuno se ne accorga. Però, non c’è bisogno di andare sempre e solo su quelle tematiche scomode per essere politicamente scorretti. Possiamo raccontare l’Italia e la società, i personaggi che ci circondano, con altri occhi. Non è vero, insomma, che non si può dire più niente.

M: Da comico che fa questo lavoro da 25 anni – ma soprattutto da persona normale, padre di famiglia, persona che non viene da famiglie di spettacolo – penso che vivere con la presunzione di non essere mai offeso è un privilegio futile. È una gabbia dorata. È la paura di soffrire, è paura di non sentire un sentimento negativo. Ti faccio un esempio.

Prego.  

M: Sono arrivato da Berlino con la famiglia e lì i parchi giochi sono pericolosissimi. Sono di legno, torri alte e senza sicurezza. Sembrano fatti apposta per insegnare ai bambini a farsi male e imparare. Se tu guardi i parchi giochi in Italia, sono delle robe di plastica terribili e uno uguale all’altro, dove i genitori sono tutti preoccupati che i bambini non cadano e non si facciano male. Un bambino, proprio a quell’età, è fatto – ma proprio fisicamente – per farsi male, registrare le esperienze negative e fare in modo che non si ripetano più. Se un genitore, certo, gli spiega l’esperienza negativa. È così anche per il politicamente corretto. I comici non è che hanno paura di offendere gli altri perché tendono ad avere compassione nei confronti del pubblico. Hanno solo paura della shitstorm. Hanno paura del passo falso. È molto ipocrita.

Come se ne esce?

M: Non abbiamo voglia di far arrabbiare nessuno, il tema non è quello. Il tema è divertire. So che mi muovo in contesti diversi e so che ci sono limiti anche più grossi. Il gioco divertente sarà prendersi gioco di questi limiti senza che il ‘grande algoritmo censore’ possa notare che tu stia facendo qualcosa di offensivo. Un comico non vuole offendere, un comico vuole stimolare la discussione.

B: In questi sette anni, sono cambiate le nevrosi e sono cambiati i tic degli italiani. Resta comunque tanto spazio per raccontare le cose a modo nostro.

Dobbiamo aspettarci qualche cortocircuito proprio sul ‘politicamente corretto'? 

B: Beh, diciamo che tra i personaggi nuovi che abbiamo pensato, ci sono questi ‘Censurioni’, che sono perversi e non fanno altro che zittire tutti su qualsiasi tipo di parola.

M: Sono a cena, mangiano sempre e hanno sempre la bocca piena, e quando qualcuno dice qualcosa, questi fanno “Ah! Ah! Ah!”, un suono quasi animalesco. Non c’è nessun tipo di comunicazione, solo questo fastidio, una piccola scossa elettrica come quella che si dà agli animali che escono fuori dal recinto.

E poi? 

M: C’è una famiglia di scimmie che in casa aspettano solo che arrivano pacchi, tipo Amazon, scartano questi pacchi, aprono e producono una quantità assurda di rifiuti e il loro scopo non è l’oggetto in sé, ma solo scartare e scartare, vivere in una discarica di packaging.

Quando esce la quinta stagione dei Soliti Idioti?

B: Vediamo, stiamo andando avanti con una trattativa. Sia su tv lineare che in streaming. Anche se, per esempio, i miei figli non sanno manco che quali canali esistono, hanno solo le piattaforme. Però, da boomer, io vorrei la tv lineare. Noi siamo comunque aperti a tutto, ci basta avere il nostro palcoscenico.

M: Usciamo comunque nel 2023, ma prima arriverà una cosa nuova.

Cosa?

M: Io e Fabrizio stiamo creando una specie di scena musicale con diversi gruppi e diversi cantanti. Sono tutte caricature che imitano i trend di oggi, saranno fatti da pupazzi e infatti la finta etichetta si chiama la “Pupazzi Records”. La prima cosa che vedrete sarà probabilmente questa.

Biggio, rispetto a Mandelli, hai due figli già un po' più grandi, giusto? 

B: Sì, 14 e 12 anni.

Hanno mai visto una puntata dei Soliti Idioti? 

B: Sì, solo da poco, però.

Cosa pensano? 

B: Ora che sanno tutta la storia mia e di Francesco, sono molto contenti. Rivivere tutto anche con loro, sarà una bella emozione.

Mandelli, tu invece, in questi questi sette anni senza Biggio, sei diventato padre. Come è cambiata la tua percezione nel lavoro? 

M: Ha cambiato tutto. Mia figlia è arrivata proprio nel momento in cui io e Fabrizio abbiamo litigato e ha spostato tutto e per me è stato un grande risveglio. La mia prima occupazione oggi è essere prima di tutto padre. E la cosa che mi dà più gioia e più amore.

L'intervista termina col sottoscritto che ricorda loro di aver partecipato come concorrente proprio alle folli sfide in stile ‘Jackass' del loro "MTV MAD". Per fortuna, non esistono prove a supporto, ma Biggio e Mandelli hanno rivelato che tra i concorrenti di quel programma c'era anche un'artista diventata oggi molto famosa, Katia Follesa. 

B: Chiederemo a Mtv tutte le cassette e cercheremo di rovinarvi la giornata.

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