Beatrice Arnera: “A teatro con i miei 12 anni di terapia. Vorrei riuscire a non fare danni con mia figlia”
Beatrice Arnera è l'attrice e content creator che oggi riempie i teatri d'Italia con lo spettacolo Pronto, Freud? nel quale ripercorre, a suon di musica, sarcasmo e autoironia, le tappe della sua vita. Intreccia voci, imitazioni, parla con il pubblico, gioca anche con la sua scaletta, e intanto balla, canta e racconta, senza mai fermarsi. Dopo 12 anni di terapia ha fatto pace con "il condominio di personalità" che vive nella sua testa e grazie alla spinta del suo produttore, si è convinta a raccontare la sua storia al pubblico. Volto di diversi ruoli televisivi tra i quali Titti in Odio il Natale, Agata Scalzi in Buongiorno mamma e Valeria Ferrante in Un passo dal cielo, è mamma di una bimba nata dall'unione con Andrea Pisani del duo PanPers, con il quale realizza contenuti social originali e divertenti. A Fanpage.it Beatrice Arnera racconta com'è nata l'idea di Pronto, Freud?, come ha imparato a convivere con la sua personalità colorita e rivela i progetti futuri.
Sei a teatro con uno spettacolo tutto tuo, Pronto,Freud?, nel quale racconti, a modo tuo, le tappe salienti della vita. Cosa ti ha spinto a raccontare la tua storia?
Riccardo Bianciotti, il mio produttore e tour manager. È lui l'unico vero responsabile di questa avventura. Mi ha spinto a fare uno spettacolo da sola perché credeva tanto nelle mie potenzialità. Io no (ride, ndr), però sono felice che mi abbia spinto a realizzarlo perché parla di me, della mia storia, con una buona dose di autoironia.
"Beatrice, devi fare pace con le tue personalità", reciti in un brano rap da te cantato per presentare il tuo show. Hai fatto pace con il "condominio" di personalità, così come lo chiami, che vive nella tua testa?
Per forza di cose. Se non ci fai pace diventa una guerra eterna. Sì, abbiamo fatto pace. Siamo in tanti, però è divertente avere una personalità colorita, piena di sfaccettature. Può essere impegnativo perché c'è tanto materiale da dover gestire, ma è anche molto divertente perché non mi sento mai da sola, c'è sempre qualcuno che ti parla (ride, ndr). Comunque, l'ho gestito.
Che messaggio nasconde il tuo spettacolo?
Mi sono interrogata più volte su quale fosse il messaggio che voglio far passare. Desidero che il mio pubblico pensi che con una buona dose di autoironia e con un aiuto, come la psicoterapia, si possono elaborare meglio le cose. Ridendoci su e facendosi aiutare, si può lavorare meglio su ciò che succede nella vita.
Tu sei stata in terapia per 12 anni.
Sì, siamo in tanti qui (ride, ndr). Ho fatto dodici anni di analisi con diversi terapeuti, e sono molto felice di averli fatti. Viviamo in un Paese che non ha raggiunto il massimo della modernità. Ne parliamo tanto facendo finta di essere disinvolti, ma in realtà dobbiamo ancora indagare bene sulla questione. Se ti rompi un braccio lo ingessi perché è rotto. Se hai un problema di natura non visibile, non tangibile, deve essere affrontato, devi farti aiutare. Quindi, viva la psicoterapia.
Sei figlia di una cantante lirica (Silvia Gavarotti, ndr). Che ninna nanna ti cantava quando eri bambina?
Mia mamma mi addormentava ripassando le opere. Ho un po' il trauma della musica classica (ride, ndr), ma è una fortuna immensa. Ho avuto il privilegio enorme di girare i migliori teatri d'Italia, d'Europa. Ero veramente piccola e mentre lei faceva le prove d'orchestra io stavo nei palchetti a disegnare. Un valore enorme.
Tu sei andata a vivere da sola a 17 anni. Scappavi da qualcosa o avevi un’esigenza particolare?
50 e 50. Mi piace, da adulta e da neomamma, pensare che i figli non appartengano ai genitori. I figli appartengono ai genitori finché hanno bisogno di loro, ma quando diventano un'identità, è giusto lasciarli andare. In quel momento ho avvertito forte l'esigenza di sbagliare per conto mio, di provare ad essere autonoma sotto tanti punti di vista. L'ho fatto e non me ne pento. È stata una scelta che mi ha portato tante cose belle. Non scappavo, è stata una scelta ponderata con enormi sacrifici. Andavo a scuola, lavoravo. È stato un periodo intenso, ma sono molto felice di averlo fatto.
Sei stata molto coraggiosa ad andare in scena, a teatro, nonostante la gravidanza agli sgoccioli. Ci racconti di quella volta con le contrazioni sul palco?
Ho scritto lo spettacolo quando non sapevo di essere incinta e quando l'ho scoperto, ho dovuto cambiare tutto il copione. Sarei salita sul palco con la pancia, sarebbe stato difficile nasconderla. Nell'ultima replica, a Roma, ero di 35 settimane. Eravamo pronti a tutto. Ho chiamato il ginecologo dicendo "Che facciamo?", lui mi disse: "Partorirai prima o poi, se non stasera, magari domani". Eravamo pronti qualora potesse succedere qualcosa. È stata una delle cose più emozionanti della mia vita, perché ho condiviso il palco con mia figlia, ma ero spaventatissima. Ero terrorizzata.
Com'è oggi la vita da mamma?
Bellissima, ma anche un rave interminabile. È divertente, la maternità è un mondo incredibile. Io e Andrea (il compagno, ndr) siamo molto grati per la nascita della nostra bambina, ma sono molto provata (ride, ndr). Siamo nel periodo in cui ha disimparato a dormire, quindi sono un po' allucinata.
Lavori per il cinema, la tv e il teatro. Su quale "palco" ti senti più a tuo agio?
Sono tutte scatole diverse. In ognuna di queste ho la libertà di dire alcune cose, e magari ho restrizioni in altre. Il palco del teatro, con il mio spettacolo, mi consente di fare tutto quello che voglio. Mi diverto, mi sento libera. Sugli altri devo rendere conto ad alcune dinamiche, ci sono più regole. Quindi, il palco di un teatro.
Ricordi il tuo primo provino?
Il primo provino l'ho fatto nel 1999 per una fiction che si chiamava Una donna per amico, con la regia della Izzo. Ero veramente piccola e non ho grandi ricordi. Però nella serie morivo in piscina, affogavo in piscina. Quindi ho iniziato col botto (ride, ndr).
Hai recitato in diversi progetti televisivi e cinematografici. Da Titti in Odio il Natale a Valeria Ferrante in Un passo dal cielo, Agata in Buongiorno mamma. Quale di questi personaggi hai sentito più tuo?
Valeria e Titti sono due personaggi molto lontani da me. Titti è estremamente gelida, indossa tacchi, e non è da me. Con Valeria ho avuto altre difficoltà. È bello quando riesci ad empatizzare tanto con un personaggio molto distante da te. È più inquietante e laborioso avere a che fare con un personaggio che ti assomiglia, perché poi ci torni a casa. Agata è quella che mi ha messo un pochino di più alla prova perché ci assomigliamo molto. Abbiamo affrontato difficoltà simili. Empatizzare così tanto è un dono, ma è anche una roba che ti tempra.
Tu sei molto attiva anche sui social. Crei contenuti divertenti, inventi nuovi personaggi (come Teresa, ndr). Come funziona, la mattina ti svegli con un’idea nuova?
La vera fortuna è che ho scelto di fare un figlio con un uomo più pazzo di me. Io e Andrea siamo due co*lionazzi. Ci divertiamo come due compagni delle medie, ho scelto la persona della mia vita che è il miglior compagno di merende. Tutto quello che poi è diventato lavoro, come le collaborazioni con i brand, è nato dal nostro cazzeggio quotidiano. Ci divertiamo, ci inventiamo cose, è un continuo brainstorming. Diciamo cose, ci ridiamo su, e diciamo "Ok, facciamolo". È una fortuna, ma forse siamo due pazzi da rinchiudere (ride, ndr).
Quella di creator la consideri un'attività di primaria importanza? Banalmente: è più redditizia?
È un lavoro e lo è a tutti gli effetti perché c'è impegno dietro ad un video, molto più di quanto sembri. Cinema, televisione, teatro, social. Sono tutti lavori che faccio con grande impegno e con grande cura. Mi diverto come una pazza, non posso credere che mi paghino per questo. Per me è davvero divertente, quindi devo ancora fare pace col fatto che sia retribuito (ride, ndr).
Tra i commenti a uno dei video da voi condivisi, ho fatto caso al tuo nel quale scrivi: "Ma com’è che non c’è nessuno che rompe il ca*zo sotto sto post?". Come vivi le critiche degli haters?
Mi diverto come una pazza. Mi viene da rispondere nel mio modo ultrà. Andrea cerca di placarmi perché a volte esagero, ma mi diverto da morire. Non le ho mai vissute sul personale, ho scelto di non farmi ferire da una persona che con la tastiera davanti è super coraggiosa. Poi, magari, da vicino potremmo diventare migliori amici. Quindi mi diverto a mandarli a fan*ulo, non sai quanto (ride, ndr).
Oltre allo spettacolo teatrale, hai altri progetti in cantiere?
A Capodanno esce un film di cui sono coprotagonista insieme ad Angelo Pintus, con la regia di Fausto Brizzi, Dove osano le cicogne. È un bel film e non lo dico perché ci sono io. L'ho visto e mi ha divertito come se fossi uno spettatore. Poi comincerò le riprese di Buongiorno mamma 3.
Hai un sogno nel cassetto?
Vorrei riuscire ad essere una madre che non ha fatto danni. Sono grata di tutto quello che mi è successo, di quello che mi sta succedendo. Ne sono veramente felice e spero che continui così. Ma la mia priorità, da quando sono mamma, è mia figlia. Tra dieci anni dove mi vedo? Spero non accompagnandola in terapia perché ho fatto dei danni.
Per chiudere, vorrei sapere cosa penserebbe Teresa di questa intervista.
(Facendo il verso al suo personaggio, Teresa, ndr) È stata deliziosa. Davvero, mi sono molto divertita. La ringrazio di cuore.