Artem: “Stavo per lasciare Mare Fuori, ma voglio vedere Pino vincere. Cresciuto senza guida, spesso sono in bilico”

Artem Tkachuk, Pino O Pazz nella serie televisiva di successo Mare Fuori 5, si è raccontato in una lunga intervista a Fanpage.it. È cresciuto in un villaggio in Ucraina con i nonni, prima di trasferirsi a Napoli, ad Afragola, dove ha dovuto fare i conti con problemi familiari e i dubbi sul suo futuro. L'impressione è che non disegni i passi da seguire verso il futuro che sogna: il suo obiettivo è mettersi sempre "alla ricerca di qualcosa di nuovo". La recitazione è entrata per caso nella sua vita e nonostante abbia più volte pensato di lasciare il ruolo di Pino in Mare Fuori, ha scelto di proseguire il percorso con il desiderio di "vedere questo ragazzo vincere". Grazie alla meditazione e alla preghiera è riuscito a superare i momenti bui e la determinazione è il suo punto forte. Oggi, nonostante il dolore che porta sulle spalle e le sofferenze d'amore (essendo la storia con Gloria D'Ambrosio terminata), non perde di vista un focus: "Bisogna andare sempre avanti, anche con le costole rotte".
In Mare Fuori 5 sei il protagonista di una delle scene più emozionanti e intense, quella che consolida l’amicizia con Cardiotrap. Ludovico Di Martino ha raccontato che la tua confessione sull’amore per Alina è stata improvvisata. Ci racconti quel momento sul set?
Ero molto teso prima di iniziare la scena, era molto sensibile e intensa. Nella mia mente viaggiavano varie immagini, varie sensazioni, però poi quando parte il "ciak motore", io parto, disegno la tela. La scena è venuta bene soprattutto grazie alla bravura di Domenico Cuomo che mi ha appoggiato. Si è creata quell'empatia energetica.
Siete molto legati anche nella realtà?
Sì, io e Domenico ci vogliamo bene.
Il successo per te è arrivato con il ruolo di Pino O Pazz in Mare Fuori. Quali analogie ci sono con il tuo personaggio e in cosa, invece, siete completamente diversi?
Forse c'è quel pizzico di pazzia che ci rende simili in alcuni aspetti. Bisogna buttarsi nel fare le cose positive, anche se abbiamo due percorsi completamente diversi. Pino per me vive in un'altra dimensione, è un personaggio scritto che ho incontrato nel 2019, che ha avuto la sua evoluzione all'interno di questo racconto. Io sono un ragazzo completamente diverso, ma allo stesso tempo c'è quella linea sottile di pazzia che ci accomuna. Anche io nella mia vita ho fatto delle pazzie, ma erano seguite dal cuore, quindi va bene così.
Vivete allo stesso modo i rapporti di amicizia?
Non lo so. È un gioco di introspezione, nella vita è diverso. Viviamo in ambienti diversi, circostanze diverse. Status, posizioni totalmente diverse. Quindi i rapporti in amicizia cambiano, ma i principi morali sono uguali.
Cosa pensi delle new entry nel cast? La storia o l'approccio di uno tra loro ti ha colpito particolarmente?
Anche loro, per coincidenze stellari, si sono trovati in questo progetto. Incontrai Alfonso (Capuozzo, ndr) durante i casting e poi ci siamo rivisti direttamente nei camerini. Abbiamo legato da subito, quel ragazzo è un talento. L'ho guidato in alcuni momenti e questa cosa mi ha fatto star bene. Mi fa stare bene aiutare i giovani, confrontarmi con loro. Ho visto tanta energia in Alfonso, era entusiasta e pieno di sé, e in lui mi ci sono rivisto quando ho iniziato (la serie, ndr). Mi ha dato anche lui tanto.

E dei personaggi che hanno abbandonato la serie?
Ognuno ha il suo percorso artistico e professionale, ognuno fa le sue scelte ed è libero di fare quello che vuole. In alcuni momenti volevo abbandonare anche io la serie, però poi c'è stato un lapsus nella mia mente prima della quarta stagione in cui ho riflettuto fra me e me. Dicevo "ok, abbiamo fatto quattro anni di lavoro, adesso che facciamo? Abbandoniamo il progetto?".
Cosa ti ha spinto a continuare?
Per una questione di coerenza artistica, per l'evoluzione del personaggio, ho deciso che volevo vedere questo ragazzo vincere. Ho sentito una grossa responsabilità di fronte a Pino che al di là delle famiglie, è seguito anche nei carceri, in tutta Italia. È stata una rinascita anche per me. Questi anni sono stati anni di palestra, di scuola di vita.
Sono tanti i ragazzi che vi seguono. Secondo te qual è il senso della serie che hanno colto maggiormente?
Il senso della realtà, della verità cruda che esiste a Napoli e in qualsiasi altro quartiere italiano. Oggi è difficile per i ragazzi sopravvivere in quei contesti grigi, contaminati da anche famiglie disfunzionali, oppure da circostanze interne. Mi sento responsabile.
A One More Time hai raccontato la tua storia. Hai trascorso i primi anni della tua vita in un villaggio in Ucraina prima di trasferirti a Napoli, dove hai dovuto combattere contro i demoni di tuo padre, i problemi familiari e l’incertezza sul tuo futuro. Dopo esserti affermato come attore e aver raggiunto la notorietà, cosa ti suscita ricordare il tuo passato?
Io a volte cerco di non cadere con la mente nel passato. Perché ogni volta che ci ritorno resto bloccato lì emotivamente. Cerco di trarre solo lezioni da quello che sono e dal bagaglio di esperienze per non commettere gli stessi errori, oppure per spingere ancor di più.
In uno sfogo su Instagram scrivesti: "A noi cresciuti con la rabbia, ci riconosci subito". Porti con te il peso di un passato difficile, ma oggi hai fatto pace con quella rabbia?
Sì, ho avuto un periodo in cui stavo sereno. Stavo in pace con me stesso. Ma la troppa pace e il mio essere troppo buono in alcuni momenti mi ha fottuto. Un pizzico di rabbia serve sempre, ma quella giusta, canalizzata bene. Troppa pace non fa bene, ma anche troppa guerra non fa bene. Quindi bisogna stare sempre in equilibrio tra il benessere psicofisico e l'energia.
La recitazione è entrata nella tua vita per caso. Il provino di Mare Fuori arrivò nel momento in cui la tua valigia era pronta per lasciare l’Italia, per fare il pugile. Questa serie ti ha cambiato la vita?
Sì, è arrivata all'improvviso. Quando mi ci sono tuffato dentro, mi ha aperto un mondo completamente nuovo di cui non ero a conoscenza. Quando ti ci tuffi arricchisci il tuo bagaglio culturale, si aprono nuove prospettive, nuove visioni sull'approccio alla vita. Mi ha aiutato tantissimo perché è un gioco di introspezione energetica. È un grande privilegio fare questo mestiere.

Fare l’attore non era il tuo sogno, sebbene tu abbia dimostrato grande dimestichezza con questo mestiere.
Feci due casting, poi nel periodo d'attesa volevo mollare, volevo andare a Londra. Non avevo la minima intenzione di fare questo progetto. E poi all'improvviso mi chiamò Carmine Elia, dalla produzione, per dirmi del prossimo incontro. Dissi "Vediamo cosa succede". Ero indeciso. Poi sono andato lì e mi dissero che mi avevano preso ma non perché avevo fatto La paranza dei bambini. Ero stato preso per la naturalezza e il mio modo di essere, di fare. Per me si è smosso un mondo.
Non avevi mai studiato recitazione. Come ti sei preparato, allora, per il ruolo?
Quando mi è arrivato il copione studiavo nella mia Panda. Mi misi nel mio spazio, l'unico che avevo e nel quale trovavo un po' di pace. Guardavo il copione e ricordo che c'era una scena in cui dovevo fumare, ma io non sapevo farlo. Quindi comprai un pacchetto di sigarette, il primo della mia vita, perché volevo imparare a fumare, capire i movimenti. È nato tutto per gioco.
Nello sfogo su Instagram citato prima, parlasti anche di depressione.
Anche negli ultimi 5 mesi l'ho ricombattuta. La testa viaggia. Ognuno di noi ha delle guerre spirituali, combattimenti interiori. Io cerco di placare quei vuoti con i miei metodi, con la meditazione, la preghiera. La mente cade nel passato, spesso siamo in bilico. Questo, secondo me, succede quando qualcuno cresce senza un mentore, senza una guida al tuo fianco. Tante volte ho reagito con il cuore, non seguendo la razionalità, e ho pagato delle cause, ma ho avuto anche tante consapevolezze. Niente succede per caso.
Come vivi il successo e il giudizio dei spettatori?
In alcuni momenti la pressione era troppo alta. Con le guerre lavorative, quelle mediatiche, si aggiungevano quelle a casa. Magari sei forte, stai bene, ma il benessere psicofisico a un certo punto cade sul fisico e con tante cose, se le sottovaluti, puoi pagare delle cause grosse, senza accorgertene. È il tempo che te lo fa vedere.
Sei un ragazzo molto determinato. Quando individui un obiettivo lavori al massimo per raggiungerlo. Qual è la tua "sfida" oggi?
L'obiettivo principale ora è il mio fratellino più piccolo.

È il giovanissimo attore che ha interpretato il fratello di Alina in Mare Fuori 5?
Sì, ha avuto questa piccola parte e l'ha fatta.
Tornando a te, dopo Mare Fuori, desideri continuare a fare l'attore?
Non lo so. Mi piacerebbe interpretare altre cose, andare alla ricerca di qualcosa di nuovo. Questo sicuramente c'è dentro di me. Il prossimo obiettivo è mettermi alla ricerca di qualcosa di nuovo.
Il percorso di redenzione di Pino è stato intenso. Dalla stagione 1 fino alla quinta il suo glow up, la sua crescita, è stato importante. Credi che il personaggio abbia ancora altro da raccontare?
Spero di sì, spero che avrà ancora qualcosa da raccontare per poi uscirne da campione.

Sia durante la tua esperienza a Pechino Express, sia in altre interviste, hai parlato di quanto l'amore ti abbia cambiato la vita e di quanto sia importante per te. Come va oggi l'amore?
Credo sia l'essenza della vita. Quando manca, è come se viene tolta una costola. Il dolore lo senti, però sei uomo, devi andare avanti. Fa male perché è difficile stare senza una costola, però dobbiamo andare sempre avanti, anche con le costole rotte o senza una costola.
Stai parlando di te?
Sì, sto parlando di me.



