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Annalisa Minetti: “A 12 anni i primi sintomi, a 18 ero cieca. Tengo allenata la testa, così distolgo il dolore”

Annalisa Minetti ha raccontato cosa l’ha spinta a laurearsi a 47 anni. La cantante e atleta paralimpica ha sempre trovato la forza di reagire e di reinventarsi.
A cura di Ilaria Costabile
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Annalisa Minetti è un'atleta, una cantante, una ex partecipante di Miss Italia e ora anche un'esperta di sport, dopo la laurea in scienze motorie a 47 anni. Un traguardo, come tanti raggiunti nella sua carriera, che le ha permesso di trovare uno stimolo, che fosse abbastanza forte da non fermarsi, anche quando i commenti a lei rivolti sono stati così crudeli da mettere in discussione la sua riuscita.

Il desiderio della laurea

Il perché abbia voluto laurearsi in scienze motorie, lo ha spiegato in un'intervista al Corriere della Sera: "Volevo essere credibile nel raccontare lo sport, che mi ha dato tanto. Voglio divulgarne i benefici, dimostrare quanto è fondamentale per i ragazzi. Per farlo al meglio ho bisogno di una laurea. Adesso penso al dottorato e ho già frequentato un master". In questi anni è stata medaglia paralimpica e mondiale dell’atletica leggera, ha gareggiato a Miss Italia, ha vinto il Festival di Sanremo, è riuscita a reinventarsi più e più volte: "Ho bisogno di tenere sempre allenate la mia testa e la mia volontà. Così tolgo l’attenzione dal dolore e lo trasformo in una fonte di ispirazione". 

L'inizio della malattia

Le malattie, da quando sono arrivate, una retinite pigmentosa e degenerazione maculare hanno messo Annalisa Minetti, ancora ragazza, nella condizione di dover ripensare alla sua vita:

I sintomi erano iniziati a 12, purtroppo sono stati sottovalutati. Per i medici erano un eccesso di preoccupazione di mamma e papà nei miei confronti. Eravamo quattro fratelli, uno dei quali con un ritardo cognitivo, secondo loro questo aveva aumentato il livello di ansia verso i figli. A 16 anni nascondevo il problema, vedevo sempre meno, mi ingegnavo per non farlo capire. Andavo a scuola a piedi, il tragitto diventava ogni giorno più faticoso. Mi appiccicavo alle compagne che facevano la stessa strada, la loro voce mi guidava. Poi mi sono fatta regalare uno dei primi cellulari e fingevo di stare al telefono, la gente, vedendomi andare a sbattere, avrebbe dato la colpa alla distrazione. A 18 anni ho dovuto fare una visita medica specifica perché non ero più in grado di sostenere lo studio da sola senza un aiuto ed era necessaria una certificazione per l’esame di maturità. La malattia era all’ultimo stadio, poco dopo sono diventata cieca

Il primo istinto fu quello di arrendersi, ma poi ha trovato la forza di ricominciare: "Mi sentivo persa, finita. Mio padre mi spronò: “Al posto di dire perché proprio a me pensa perché non a me. Trasforma questo buio in luce”. L’ho fatto, ho coltivato la mia grande passione: la musica". 

I commenti sulla sua condizione

Sulla disabilità e sul come viene percepita in Italia, ma soprattutto come se ne parla, Annalisa Minetti si è espressa in maniera piuttosto chiara, mettendo in luce alcune criticità: "Bisognerebbe fare un lavoro più importante con i ragazzi, devono conoscere quello che li rende speciali ancora prima di quello che li ha resi diversi e sentirsi sostenuti, anche a scuola. Per fortuna, nel dibattito pubblico, non si sentono quasi più commenti come quelli che toccarono a me. Ai tempi un solo artista mi difese pubblicamente". In più occasioni la sua malattia è stata oggetto di critiche, sia quando partecipò a Miss Italia, sia quando vinse Sanremo, in quanto molti le dissero che la vittoria non era stata conquistata in maniera equa. A difenderla, solo un cantante:

Toto Cutugno. Disse che avevo vinto grazie alla mia voce e mi avrebbe aiutato ad affermarmi perché lo meritavo. Mantenne la promessa: nel 2005 mi portò con lui a Sanremo, nonostante la direzione artistica del tempo avrebbe preferito altri nomi.

Anche la maternità le è stata contestata: "Sono pure madre di due figli, Fabio, 16 anni, ed Elèna, 6 anni. Per tanti non avrei nemmeno dovuto averli perché sono cieca, ma una madre vede con il cuore. Li ho cresciuti con aiuti preziosi, su tutti i miei genitori e una tata, e con l’istinto". 

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