Anna Pavignano ricorda Massimo Troisi: “Non ho fatto pace con la sua morte. Gli dissi addio per telefono”
Il prossimo 4 giugno saranno trent’anni dalla scomparsa di Massimo Troisi. L'attore, cardiopatico, si spense all'età di 41 anni, poche ore dopo la conclusione delle riprese del film Il Postino. A ricordarlo in una lunga intervista rilasciata a Oggi c'è Anna Pavignano, storica compagna e sceneggiatrice dei suoi film: "Incrociai a un tratto il suo sguardo, complice e partecipe. Mi prese per gli occhi in mezzo alla bolgia".
"In pubblico eravamo attenti a non mostrarci vicini. Non ci piaceva che gli altri sapessero di noi"
Anna Pavignano e Massimo Troisi si incontrarono a Torino, alla fine degli anni '70. "Io studiavo Psicologia e bazzicavo gli studi Rai, per arrotondare le entrate. Ero una comparsa a Non stop (trasmissione di Enzo Trapani che lanciò il trio de La Smorfia, composto da Massimo Troisi, Enzo Decaro e Lello Arena, ndr)" racconta Pavignano. La scintilla tra lei e Troisi scoccò durante un pomeriggio di prove estenuanti: "A volte le giornate non passavano mai, soprattutto per noi comparse. Però quel pomeriggio, nella stanchezza e prostrazione che cominciavo a provare, incrociai a un tratto il suo sguardo, complice e partecipe. Mi prese per gli occhi in mezzo alla bolgia". Un altro episodio che le è rimasto nel cuore è di quando Troisi le diede una giacca per ripararla dal freddo. "Si gelava, era sera. Io portavo la minigonna prevista dal copione e tremavo, in attesa che arrivasse il mio turno – racconta Pavignano – Massimo aveva il suo tutù di scena e una vestaglia. Si avvicinò, se la tolse e mi ricoprì. Un grande atto d’amore, considerato quanto fosse freddoloso". I due erano molto discreti e in pubblico facevano attenzione a non mostrarsi vicini: "Non ci piaceva che gli altri sapessero di noi". Un ricordo struggente è quello di un abbraccio:
Stavamo uscendo con il gruppone di ‘Non stop' da un ristorante di Torino. Lui agì d’impulso, come se non potesse resistere. Si avvicinò con un salto, appena fuori dal locale, e mi strinse a sé. Ecco, questo abbraccio non me lo dimenticherò mai.
"Avevamo stabilito a tavolino di essere una coppia aperta, alla moda"
Anna Pavignano e Massimo Troisi non hanno mai pensato al matrimonio: "Non era nelle sue corde e, all’epoca, neppure nelle mie. Ci amavamo in modalità ideologica. Avevamo stabilito a tavolino di essere una coppia aperta, alla moda". La sceneggiatrice, ripensando al passato, non prova nostalgia: "La verità è che abbiamo peccato di arroganza. Ci ritenevamo superiori ai sentimenti ‘borghesi', alle convenzioni familiari. Massimo mi raccontava le sue scappatelle e io ero perfino contenta. Mi illudevo di controllare la gelosia. Se guardo il passato, non provo nostalgia; però ho un grosso rimpianto: non siamo stati capaci di costruire un rapporto istituzionale e di sopportarne il fardello". I due sono rimasero migliori amici per sempre e Pavignano ammette che nessuno l'ha fatta mai ridere come Massimo: "Chi è venuto dopo di lui ha capito e accettato il valore di questo rapporto".
"Avrei dovuto salutarlo alla festa per la conclusione del Postino"
La sceneggiatrice venne a conoscenza della morte dell'attore mentre si trovava a una festa di compleanno di un amico di suo figlio. "Mi raggiunse mio marito. Mi prese da parte e me lo disse con tutta la delicatezza necessaria… Ci precipitammo all’Infernetto. E lo vidi per l’ultima volta. Morto – rivela Anna Pavignano – Avrei dovuto salutarlo alla festa per la conclusione del Postino. Ebbi un impegno improvviso, diedi forfait. E lo chiamai, per scusarmi. ‘Che problema, c’è? Ci vediamo al ritorno da Londra', rispose con la consueta bonarietà". Ammette di non aver ancora fatto pace con la sua scomparsa:
Il dolore più grande è stato congedarmi al telefono, come se stesse andando a togliersi l’appendicite. Come ho potuto essere così stupida? Come ho potuto? Massimo mi manca. Siamo immersi in un’epoca tetra e turbolenta. Abbiamo rubato il futuro ai giovani. Lui avrebbe saputo indicarci una strada alternativa. Una via d’uscita. Con intransigente ironia.