Anna Pavignano: “Ho amato Troisi prima del successo, un privilegio che non ha avuto più nessuno”
Il 19 febbraio è il giorno del compleanno di Massimo Troisi, che nel 2023 avrebbe compiuto 70 anni. In occasione di questo anniversario così importante e in concomitanza con l'uscita del film di Mario Martone "Laggiù qualcuno mi ama" che ripercorre la vita dell'attore e regista partenopeo, Anna Pavignano, la donna che è stata al suo fianco all'inizio della sua carriera e ha firmato la sceneggiatura di tutti i suoi film, racconta quel periodo al Corriere: "È incredibile la grande partecipazione emotiva al film, sono frastornata ancora. Questo documentario davvero riporta Massimo in scena".
L'amore per Massimo Troisi e i primi anni insieme
Si conobbero nel 1977 durante la trasmissione "No stop", quando lui insieme a Lello Arena ed Enzo Decaro muoveva i primi passi nel mondo della televisione e lei era una comparsa: "Ho conosciuto e amato Massimo Troisi quando ancora non era famoso. È un privilegio che dopo non ha avuto più nessuno", racconta Anna Pavignano. Il loro incontro le cambiò la vita, e sin da subito fu colpita dal carattere del giovane artista:
Aveva una curiosità per tutto. Una capacità di stravolgere le situazioni, mettendo in evidenza aspetti che tu non vedevi e in più aveva la capacità di comunicare scavandosi dentro. Poi si rideva molto.Sono stati anni divertentissimi, io ero praticamente una groupie, andavo in giro con loro tre. A malapena ero uscita da Torino, l’idea di conoscere Napoli attraverso Massimo, Lello e Enzo poi è stato bellissimo.
I tempi in cui La Smorfia iniziò ad avere successo in Italia, scardinarono completamente l'immaginario che di Napoli aveva lo stivale, attraverso una comicità e una verve che lanciò questo trio di attori napoletani verso una nuova dimensione, destinandoli ad una notorietà incredibile: "La verità è che le cose semplici agite da persone particolari diventano preziose" ha dichiarato Pavignano che, poi, racconta come è avvenuto il salto di Massimo Troisi dal cabaret al cinema:
In quel periodo era nell’aria indagare nei sentimenti e nei comportamenti delle persone. Su queste basi un po’ ideologiche si è sovrapposta la nostra sensibilità: io studiavo psicologia, lui in questo approfondimento portò la leggerezza. La sua comicità profonda. Poi condividevamo la quotidianità e quando parlavamo di qualcosa di interessante ce lo appuntavamo e ci dicevamo: se dovessimo fare un film mettiamo questa battuta.
Il sodalizio artistico tra Anna Pavignano e Massimo Troisi
Eppure, non era scontato che due ragazzi senza alcuna esperienza di cinema, facessero un film e invece, grazie alla fiducia di un produttore nacque il primo di una serie di titoli, divenuti poi iconici: "Arrivò la proposta concreta di Berardi, che ebbe il coraggio di far scrivere un film a due ragazzi. Nacque Ricomincio da tre: una storia che allora ci sembrava inventata e che invece rispecchiava delle cose anche nostre". Il loro amore andava di pari passo con il sodalizio artistico, ma se il primo cambiò direzione il secondo durò finché Troisi restò in vita, una promessa che si fecero vicendevolmente come si vede nel film "Pensavo che era amore invece era un calesse":
Nei film abbiamo provato a mettere in discussione dei luoghi comuni sui sentimenti come la gelosia o il possesso. E cosa vuol dire separarsi, ma anche mantenere cosa c’è di buono. (Nel finale del film ndr.) Lui dice: non ci dobbiamo perdere. È la chiave del nostro rapporto. Non riesco a sentire uno stacco vero, non siamo mai spariti l’uno per l’altra. Io avevo la mia famiglia, lui le sue storie importanti, ma è rimasta la comunicazione