Anna Lou Castoldi: “Lavoro come rider. Via dall’Italia per avere una famiglia con la mia fidanzata”
Quando hai due genitori come Morgan e Asia Argento e un nonno come Dario Argento (oltre a diversi altri artisti in famiglia) per l’opinione pubblica è facile pensare che per te la vita sia tutta in discesa. Le opportunità non le mancano, in particolare nell’ambito dello spettacolo, ma Anna Lou Castoldi, 21 anni, non sembra aver scelto la strada più comoda per realizzarsi. Da qualche tempo ha lasciato Roma, vive con la sua compagna Dora in un piccolo borgo e si mantiene lavorando come rider e cameriera «e ho fatto persino il manovale, i traslochi e dipinto case», ha spiegato a Fanpage.it.
Certo, la creatività le scorre nelle vene e infatti l’abbiamo raggiunta dopo aver concluso un dj-set musicale in un locale in Portogallo, una delle tante attività che porta avanti perché «rimango aperta allo sviluppo di me stessa rispetto al mondo in tutte le forme d’espressione». È a margine di questa esperienza che l’ha entusiasmata, ci ha spiegato come si cresce in una famiglia così particolare, che per lei però rappresenta la normalità. Passaggio fondamentale sui motivi che l'hanno spinta sui social ad esporsi parlando anche di ciò che la fa soffrire, come la depressione "di cui non bisogna vergognarsi". Anna Lou oggi 21enne sta pensando di andarsene dall’Italia perché, per costruire una famiglia con la donna che ama, il nostro Paese non le sembra quello ideale: «Spinge i giovani, le minoranze e i “diversi” altrove».
Anna Lou, come mai ti trovi in Portogallo?
Ho fatto una serata musicale in dj set, cinque ore magnifiche ma anche stressanti. È una attività che porterei avanti per tutta la vita, almeno per ora mi dà questa sensazione. È vero che ti sballa il bioritmo, vivi di notte e dormi di giorno, ma è uno scambio energetico impagabile. Mi hanno colpito le persone che sono venute da me a complimentarsi e nessuna sapeva chi fossi. O meglio, chi fosse la mia famiglia. Mi hanno apprezzata al cento per cento per quello che hanno ascoltato.
In Italia è un po’ più difficile che il giudizio su quello che fai sia slegato dalla tua famiglia che, tanto per citarne alcuni, è composta dal papà cantautore Morgan, dalla mamma attrice Asia Argento e dal nonno regista Dario Argento. Ma come si cresce in una famiglia di artisti?
Ma sai, è sempre stata una domanda difficile a cui rispondere. È come chiedere a chiunque come è stato crescere nella loro famiglia, visto che io non ho altri termini di paragone. Per me è la normalità. Non a caso il mio alias da dj è “Normal”, che è un concetto paradossale visto che, crescendo, mi sentivo un alieno.
Come mai?
Perché poi ho capito di essere cresciuta in una famiglia unica. Tutte lo sono a loro modo, solo che la mia è un po’ più conosciuta e molti si aspettano che abbia uno stile di vita diverso dai miei coetanei, ma non è così. Ci ho sempre tenuto molto alla privacy. Se esco con i miei genitori ci riconoscono, quando sono da sola è molto raro. E quindi ho potuto vivere finora più o meno come tutti gli altri.
Fra i tuoi amici ci sono figli di altri personaggi famosi?
Pochissimi tra quelli di persone famose. Mi rapporto meglio con gli artisti, anche non conosciuti. Sono le persone creative quelle che mi hanno formato di più. In molti “figli di” trovo che la loro esperienza sia molto distante dalla mia. C’è differenza tra successo e creatività. Naturalmente conosco bene cosa significa essere famosi, infatti a volte mi chiedo se alcune caratteristiche della mia personalità siano naturali o un riflesso di quello che mi influenza. Come per esempio l’avversione per il gossip. Ma ognuno ha le proprie in base alle esperienze vissute.
Pensando alla famiglia Castoldi-Argento si immagina la classica cena di Natale, che per te sarà la normalità, ma che per la maggior parte delle persone non lo sarebbe anche solo per il concentrato di artisti seduti allo stesso tavolo…
Effettivamente ogni giorno della mia vita succede qualcosa di creativo. Di solito ho sempre festeggiato due volte il Natale, che da piccola è bellissimo perché ricevi il doppio dei regali e delle attenzioni. Il 24 dicembre a Roma con mia mamma, mio fratello i miei nonni materni e il 25 in Brianza dal papà, i nonni paterni e tanti altri parenti. Poi quando vado da mio padre in qualsiasi momento può tirare fuori uno strumento musicale da suonare o parlarmi di argomenti culturali.
Come tua mamma Asia, anche tu hai avuto esperienze cinematografiche molto precoci. A 12 anni recitavi già in un film da lei diretto, Incompresa, poi è arrivata la serie Baby. Può essere quella la tua strada?
Molte cose possono essere la mia strada in questo momento. Sono aperta allo sviluppo di me stessa rispetto al mondo in tutte le forme d’espressione. È difficile dare una struttura, per ora, a questo mio bisogno di esprimermi e cerco di farlo in ogni ambito. Forse di riflesso, o per mia indole, c’è qualcosa che nel cinema italiano di oggi mi blocca. Ho quasi l’ansia a buttarmici.
Cos’è che ti frena?
Per quanto il cinema sia una mia passione, quasi quasi preferirei stare dietro alla macchina da presa più che davanti. Mi piace scrivere sceneggiature, pensare alla direzione dei film o della fotografia. Essere un soggetto, cioè una attrice, non mi dispiace ma se è solo una delle parti del progetto complessivo a cui partecipare. Preferirei essere più parte integrante della creazione di una rappresentazione. Se qualcuno pensa che possa essergli utile parteciperei volentieri, perché i mezzi penso di averli visto che sono cresciuta nell’ambiente.
Quando hai capito che il cinema poteva essere una opportunità?
A 5 anni, quando il regista Gaspar Noé venne a trovarci perché è un amico mia madre. Lui, volendo giocare con me, mi chiese di fare una scena nella quale avrei dovuto piangere. Nessuno si aspettava che ce la facessi davvero, invece sono scoppiata in lacrime e mi hanno dovuto fermare. Quando mi hanno chiesto come avessi fatto ho risposto: «Ho pensato al mio pesce rosso che era morto da qualche giorno». Anche quella, di base, è una tecnica attoriale che avevo già dentro fin da piccolina. Il problema è che, credendo nell’arte in tutte le sue forme, mi sento di fare l’attrice solo in progetti che mi comunicano qualcosa e questo un po’ mi blocca. Anche perché, se vuoi fare carriera solo come attrice, devi provare tante esperienze.
È un po’ la condanna dei “figli di” la domanda: cosa farai da grande?
Esatto, infatti a me mette un sacco di ansia. Pensa che ho pensato di studiare scienze politiche proprio per allontanarmi da tutto. Non avevo perso fiducia nell’arte, ma le pressioni erano molto forti. Ma dall’altro lato, forse, è solo una inutile lamentela e dovrei essere grata di quello che ho.
Hai ricordato prima l’amico di famiglia Gaspar Noé, ma chissà quanti altri artisti hai frequentato in giovanissima età, magari scoprendone la grandezza soltanto dopo.
Sì, molto spesso torno a casa con le mie amiche e trovo dai trapper ai ricercatori scientifici, dai musicisti d’orchestra o metal a registi e attori. Oppure a volte mamma dice: «Andiamo a cena con un amico» e solo dopo scopro che è il producer di Yoko Ono… Ma le sono grata di poter fare degli incontri con artisti di questo livello.
Ho visto sui tuoi social anche una foto con Marilyn Manson, altro amico di tua madre.
Lui è sempre stato il mio idolo. Sapevo che era un grande amico di mamma, ma nonostante questo rimaneva un mito che però non ho mai idolatrato in modo fanatico. Lo stimavo tanto artisticamente e quando l’ho conosciuto mi sono emozionata, anche se ho tenuto tutto dentro per fare quella cool.
E cosa ti ha detto Manson?
Mi ha stupita perché è partito così: «Comunque io e tua madre non abbiamo mai fatto sesso!». Era una voce che girava all’epoca e ci teneva a precisare che erano solo amici. E io gli ho risposto: «Ma come, scusa, dovevate farlo!». Mi sono sentita abbastanza figa ad avergli risposto così.
Immagino che, avendo intorno così tante personalità diverse, sia difficile sviluppare dei pregiudizi.
Assolutamente, non ne ho nessuno. Infatti non ho mai avuto la benché minima struttura mentale sulle discriminazioni. Quando a scuola insegnavano che esistevano persone che discriminavano per il colore della pelle, io pensavo stessero scherzando. Poi crescendo l’ho riscontrato e anche in Italia è molto presente e tristissimo come atteggiamento. Io mi approccio a chi vive per strada o a chi è famoso nello stesso modo, siamo tutti esseri umani. Ci tengo a creare connessioni in base al valore della persona e mai in base alle sovrastrutture, come fama, soldi o ceto sociale. Il mio cervello non riesce proprio a spingersi a ragionare per categorie.
Tornando alla sovraesposizione mediatica, ricordo che per un periodo hai lasciato i social. Hai provato una sorta di assuefazione?
Perché il mondo va troppo veloce e le cose diventano angoscianti. Spesso e volentieri il cellulare risulta soltanto qualcosa in grado di enfatizzare tutta questa angoscia. Dentro noi stessi, con i nostri amici e nella natura non abbiamo bisogno di tutte queste informazioni costanti e involontarie. In quel periodo mi sentivo come se rappresentasse solo un modo per complicare il resto. Mi sono presa un vecchio Nokia, ci ho salvato i dieci contatti fondamentali e sono tornata a vivere in prima persona. Dei momenti senza social li consiglio a chiunque, perché alla lunga creano dissociazione.
Ora invece sei tornata piuttosto attiva sui social. Come ti regoli?
Con i social ci lavoro, condivido ogni forma di espressione artistica, sono utili per comunicare e far circolare pensieri, ma proprio perché li utilizzo sento il bisogno ogni tanto di prendermi delle pause e ricordami cos’è la vita reale. Possono essere positivi, ma se sei consapevole che sono una proiezione. Infatti io non sono davvero “sexydyng” (il suo nickname su Instagram, nda). Noi non siamo solo quello che mostriamo e quello che scriviamo. È bellissimo tornare ai vecchi telefoni ogni tanto, basta una settimana per sentirsi meglio. Non muore nessuno ed è uno spasso.
Sui social hai fatto anche alcune dirette parlando di problemi che hai vissuto in prima persona, come quello della depressione, invitando a non nascondere le proprie debolezze.
Non sapevo neanche come chiamarla, perché definirla depressione clinicamente è un termine troppo generico visto che ne esistono molte forme. Ci tenevo a dimostrare a chi mi segue di non aver paura di mostrarsi quando è in difficoltà. Ci stiamo dimenticando di essere veri. Siccome posso, mi piace non far sentire sole le persone. Anch’io ho tanti complessi, timidezze e insicurezze, ma alla fine perché aver timore di piangere? È come vergognarsi a dire che anche le donne fanno la cacca.
Di solito le persone pubblicano solo il meglio di quello che gli accade.
Troppe volte mi sono sentita sola e non ho trovato rappresentazioni valide sui social per aiutarmi. Mi sentivo capita più dalle canzoni o dai film. Non c’erano persone reali che si mettevano a nudo. Quindi se posso aiutare una persona che si è sentita come me in passato, per me è importante.
La politica rientra fra i tuoi interessi o la trovi troppo distante?
Mi interesso molto alla politica, solo che alla fine mi fa tutto un po’ schifo. Mi sembra assurdo che siano ancora lì a parlare di certi temi, come i diritti civili, quando per me la gente dovrebbe fare quel cavolo che vuole se non fa del male a nessuno. Sono ovvietà che mi lasciano senza parole.
Hai una compagna, alla quale sembri molto legata stando a quello che pubblicate sui social. Parlate mai di costruire una famiglia in Italia?
Sono molto felice con la mia ragazza Dora, non abbiamo bisogno di sposarci in Chiesa, però per l’adozione e il costruire una famiglia è piuttosto complicato nel nostro Paese. Noi abitiamo insieme, abbiamo tanti progetti ed è una storia seria, ma l’Italia sembra spingere i giovani, le minoranze e i “diversi” ad andare altrove. Sono in Portogallo e l’energia che ho sentito qui da noi non si sente. Persino da parte delle forze dell’ordine.
C’è più apertura mentale?
L’altra sera dopo il dj set sono stata 40 minuti a parlare con un poliziotto di musica techno e mi ha fatto i complimento per la collana, un choker con gli spuntoni. In Italia se te lo vede uno delle forze dell’ordine ti perquisisce solo per come sei vestito. È opprimente questa mentalità. E noi, in quanto persone “alternative”, è vero che abbiamo i nostri spazi, possiamo vivere ed esistere, però stiamo pensando di trasferirci all’estero.
In altri Paesi credete di poter avere maggiori possibilità di costruire una famiglia e di potervi esprimere?
In questo momento sì, infatti ne parliamo spesso e un po’ mi dispiace. Sono molto legata a Roma, mi sono sempre trovata bene e ci sono affezionata, ma altrove potremmo trovarci meglio. Non so se è il Vaticano o altro, ma per la storia che abbiamo avuto dovremmo essere tra i popoli più evoluti sotto tutti i punti di vista. Invece, purtroppo, c’è tantissima ignoranza che porta all’odio. Se stessimo meglio con noi stessi le cose cambierebbero. Ho riscontrato che molti pregiudizi vengono da repressioni personali. Quasi tutti gli omofobi accaniti che ho conosciuto sono gay repressi. È incredibile, no? Dovrebbero accettarsi, ma è più facile a dirsi che a farsi.
Tornando al tuo essere “privilegiata”, ho visto che in alcune storie Instagram ti lamentavi di non aver ricevuto la mancia dopo aver consegnato una pizza. La figlia di Morgan e Asia Argento, nipote del regista di culto Dario Argento, che lavora come rider?
Vivo con la mia ragazza e ci manteniamo da sole in un piccolo borgo. Sto facendo molti lavori in questo periodo, anche perché con l’arte non riesco ancora a camparci. Quindi cerco di darmi da fare. Sono bilingue e svolgo ripetizioni di inglese per dei ragazzi, consegno le pizze, ma ho lavorato come cameriera, ho fatto persino il manovale, ho dipinto case e i traslochi. Un po’ di tutto.
È stata una tua scelta?
Certo, perché ormai ho 21 anni e non posso chiedere i soldi ai genitori. A parte che mia madre me l’ha detto subito. Quando ho guadagnato i primi soldi con la serie Baby, a 18-19 anni, mi ha chiarito che me la dovevo cavare da sola. Mi sto arrangiando e sto imparando tantissime cose. È vero che è stressante, ma è parte della vita.
Qual è stato finora il momento più bello della tua vita?
Sarò strana, ma sono un involucro di emozione pura e infatti a volte mi commuovo soltanto sentendo il vento con in sottofondo una canzone. Ecco, quei momenti posso dire che sono tra i più belli della mia vita. O come l’altra sera, di fronte al pubblico con quello scambio di energia incredibile. Sono circostanze del genere che mi avvicinano di più alla parola felicità.
Il tuo futuro come te lo immagini?
Non è facile come sembra, la gente crede che io possa fare chissà cosa senza fatica, ma non è così. Non mi interessa nulla dei soldi, spero solo di poter vivere con la mia arte e le mie passioni.
Visto che di solito è il contrario, che consiglio daresti ai tuoi genitori Morgan e Asia Argento?
Non è facile dargli consigli, hanno un bel caratterino, sono molto indipendenti e di solito non è che mi chiedano un consiglio. Però vorrei dirgli questo: solo le persone che vi amano davvero sanno chi siete e agli altri non dovete dare nessuna spiegazioni. E noi che vi amiamo vi supporteremo sempre.