Anna Foglietta: “Mia madre non mi ha mai conosciuta. L’amicizia con Paola Cortellesi è nata grazie a un film”

Anna Foglietta è la protagonista di Storia di una notte, film in sala il 30 aprile. L'attrice, intervistata da La Repubblica, parla del rapporto della genitorialità e menziona alcuni film che le sono rimasti nel cuore. Parlando dei progetti lavorativi, poi, mette in chiaro di aver cambiato il suo approccio alla professione: "Non mi accontento più. Quando ero più giovane producevo tanto e mi facevo meno domande. Ora dico tanti no".
Anna Foglietta: "Carichiamo i figli di aspettative"
Per Anna Foglietta l'educazione che i genitori danno ai figli è caratterizzata dalle aspettative sui più giovani. "Imparare mille lingue, posizionarsi in un mestiere di alto profilo… Dimentichiamo la componente istintiva che appartiene a ogni essere umano" spiega l'attrice. E aggiunge: "Quella dovrebbe guidare anche l'amore verso i nostri figli". Tenta di proteggere i suoi ragazzi ritardando l'accesso ai social: "Mio figlio di 14 anni non li ha, la piccola di 12 nemmeno Whatsapp, quello di 10 neanche il telefono". Anche lei ha visto la serie Adolescence, serie che considera come fondamentale in relazione alla conoscenza del mondo dei più giovani: "Ci ha insegnato molto ma anche lasciato spaesati. Ma non credo che mia madre, ad esempio, mi abbia mai conosciuta davvero. Il rapporto si recupera ma non è la stessa cosa".
"Non mi accontento più, ora dico tanti no"
Alla domanda sul tipo di lavori che le vengono offerti, Foglietta risponde: "Non mi accontento più. Quando ero più giovane producevo tanto e mi facevo meno domande. Ora dico tanti no, non per snobismo: voglio fare cose che abbiano valore". Impegna il suo tempo libero in attività che la fanno stare bene:
Tutto quello che faccio me lo creo perché mi piace. Ho aperto un piccolo studio, passano amici, colleghi, la vicina di mia madre. È uno spazio di circolazione di pensieri. E poi, certo, il cinema. Il mio modo migliore per evadere.
Il film a cui è più legata è Nessuno mi può giudicare, non solo perché le ha permesso di farsi conoscere dal grande pubblico, ma anche per l'amicizia nata con Paola Cortellesi e Massimiliano Bruno. Oltre a questo, anche Noi e la Giulia: "Ho chiamato mio figlio Giulio anche per quello: in tempi in cui si parla di un maschile poco attento, lì ho trovato una compagnia di attori estremamente sensibili". Menziona, poi, Storia di Nilde, docufition su Nilde Iotti che le è rimasto dentro: "Parlare attraverso i suoi pensieri, le sue interrogazioni parlamentari mi ha fatto capire che gli esseri umani possono davvero fare la differenza".