Angelica Cinquantini, Mita Medici in Califano: “Una donna libera, ho imparato dalla sua intraprendenza”
In prima serata su Rai 1, domenica 11 febbraio, si racconta la storia di uno dei grandi artisti del panorama musicale italiano, ovvero Franco Califano. Un racconto intimo, che mette in luce le sfumature di un uomo che della musica e della capacità di parlare attraverso di essa, ha fatto la sua ragione di vita. Angelica Cinquantini è la giovane e talentuosa attrice che ha preso parte a questo racconto inedito, interpretando il ruolo di Mita Medici, uno dei grandi amori vissuti dall'artista nei primi anni della sua carriera: "Franco è un poeta immortale, è sempre stato ascoltato e visto superficialmente, è importante questo film, per vederlo in tutte le sue sfaccettature" ci racconta. Classe 1998, la prima volta che ha messo piede su un palcoscenico era poco più che una bambina, ma da quel momento in poi la sua passione per la recitazione, ma anche per il canto, hanno occupato un posto significativo nella sua vita: "È un modo ulteriore per conoscere sè stessi" spiega in questa intervista, dove racconta non solo l'emozioni provate sul set accanto a Leo Gassman, protagonista nelle vesti del Califfo, ma anche qual è il suo più grande desiderio da quando ha iniziato questo mestiere.
Emozionata al debutto del film Califano?
Già aver visto gli spezzoni del film in questi giorni, durante la pubblicità mi ha emoziona, non vedo l’ora di condividere questo momento con molta gente a cui voglio bene e che sosterrà questo progetto.
Conoscevi la storia di Franco Califano prima di iniziare le riprese?
La conoscevo come può conoscerla una ragazza di 25 anni. Ho sempre amato il cantautorato italiano, quindi lo ascoltavo, ma non conoscevo il suo privato, quegli aspetti umani, vulnerabili e soprattutto gli avvenimenti della sua vita. È stato molto bello leggere la sceneggiatura e poi portarla sul set.
Interpreti Mita Medici, si è detto forse il più grande amore di Califano. Hai avuto modo di conoscerla?
Sì, ed è stata una grandissima fortuna. È stata proprio lei a richiedere questo incontro, mi ha accolto in casa sua, nei suoi ricordi, mi ha fatto vedere foto di quando era giovane, mi ha raccontato quella che è stata la sua vita, soprattutto l’incontro con Franco. Mi ha trascinata nel suo entusiasmo, perché ancora oggi mantiene quello spirito di indipendenza che la caratterizza come donna. È stato prezioso parlare con lei.
Conoscendola hai avuto modo di scorgere lati della sua personalità, ma hai deciso di aggiungere qualcosa che ti appartiene in questo ruolo?
L’entusiasmo e la voglia di far sentire a proprio agio le persone che mi circondano, questi due aspetti sono molto vicini a quelli di Mita e sono stati un po’ le chiavi per leggere questo personaggio. La prima volta in cui la vediamo nel film è il 1967, un’epoca di grandi cambiamenti soprattutto per quanto riguarda la donna e lei è stata una donna fuori tempo, libera, anche un po’ inconsapevole. Mi sono divertita a tirare fuori questa parte un po’ entusiastica di me, che magari non sempre viene fuori.
Perché solitamente come sei?
Solitamente tendo ad esternare questa parte di me con persone con cui ho più confidenza. Non ho questo spirito di intraprendenza, anche nel fare il primo passo, come si vedrà nella scena con Franco, magari Angelica non riuscirebbe a farlo. Attraverso il ruolo di Mita mi sono concessa questa libertà.
Che amore è stato quello di Mita Medici e Franco Califano?
È stata una parentesi di luce nella storia di Franco, è stato fondamentalmente. L'ho visto e percepito come un amore genuino, a prescindere dalle loro figure artistiche. Due ragazzi normali che si sono amati veramente, che hanno convissuto e all’epoca era un passo azzardato, però hanno affrontato i giudizi vivendosi pienamente.
E con Leo Gassman che atmosfera si è creata sul set?
Un rapporto veramente di fiducia, amichevole. Ci conoscevamo già, perché facciamo insieme un corso di recitazione e ci siamo incontrati al mio call back. Sono stata felicissima di vederlo, è stato un sollievo da attrice poter fare la scena con lui in quel momento, e di conseguenza anche sul set non poteva che crearsi una bellissima sintonia.
Hai iniziato a recitare da bambina, ma oltre alla recitazione anche la musica ha avuto un ruolo fondamentale nella tua formazione artistica, sei stata anche protagonista di musical. Quale dei due mondi senti appartenerti di più?
Sono due modi di esprimersi diversi, ma complementari. La musica, il canto, sin da piccola è stato qualcosa di liberatorio per me, quasi uno sfogo. Mentre la recitazione ha delle modalità più intime, ho la possibilità di esprimere delle emozioni anche più sottili. Il mio sogno, infatti, sarebbe poter fare un film musicale.
Ho trovato interessante il fatto che tu abbia deciso di laurearti in psicologia, nonostante la scelta di fare l'attrice. Come mai?
Psicologia l’ho scelta perché mi ha sempre affascinato la mente, lo studio del corpo e del suo linguaggio. Mi affascinava allinearlo allo studio della recitazione, infatti mi ha aiutato davvero tanto, mi ha fatto anche analizzare molte parti di me. Però la consapevolezza di voler recitare è arrivata dopo, una volta terminati gli studi.
Però da bambina avevi già avuto esperienze da attrice.
Ho lavorato tanto da bambina, molti attori non riescono a superare la crisi adolescenziale, quando non sai più se sei una bambina, una donna e di conseguenza che tipo di attrice sei, che ruoli potrai interpretare. Dopo il liceo ho voluto staccare e studiare, mi sono detta "voglio provare a trovare me stessa". Ho iniziato l’università, ma mentre scrivevo la tesi, ho avuto un'illuminazione e ho capito che avrei voluto fare solamente l’attrice. Ci provo almeno, voglio dare tutta me stessa per farlo nella vita, anche se è difficile perché è un lavoro molto altalenante.
Come gestisci il fatto che sia un lavoro che non ti dà certezze, dove ogni provino può essere un'incognita?
Ho questa filosofia di vita: dare sempre il meglio che posso in quel momento, in modo da non avere nessun rimpianto. Dal punto di vista professionale, mi ha aiutata tantissimo il laboratorio teatrale che frequento, dove si lavora continuamente su se stessi. Per quanto riguarda i provini, poi, faccio il meglio che posso, cerco di vivere il presente.
C'è qualcosa che pensi di aver imparato attraverso questo percorso?
Ho imparato che bisogna credere in se stessi, è la cosa che muove tutto il resto.
Temi il giudizio degli altri?
Spero siano giudizi positivi, adesso sono una persona diversa da quella che ero da bambina, avevo un altro tipo di approccio al lavoro, lo vedevo come un gioco, ad oggi è un gioco più consapevole, più serio. Vorrei trasmettere quanta più umanità possibile. Poi, credendo in se stessi, centrandosi, dall’esterno ricevi risposte diverse, come se accadessero dei piccoli miracoli.
La domanda che tutti rifuggono: ti rivedremo prossimamente?
Posso dire solo che sarò in Viola come il mare 2, che uscirà in primavera e sarò protagonista di puntata.