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Amadeus si racconta: “Sono andato via perché qualcosa stava cambiando. Sbaglia chi fa paragoni con altre reti”

Amadeus si racconta in una lunga intervista al settimanale Chi. Il conduttore parla del libro da lui pubblicato in cui racconta i suoi Sanremo, il suo passaggio ad una nuova realtà e come la televisione abbia cambiato la sua vita.
A cura di Ilaria Costabile
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Sono ormai quasi tre mesi che Amadeus è uno dei volti di punta di Discovery, il suo passaggio dopo anni di meritato e sfavillante successo in Rai è stato foriero di commenti e considerazioni da parte di chi la tv la guarda, ma anche di chi ci mette mano ogni giorno. Il conduttore si è raccontato in un'intervista al settimanale Chi, in cui ha parlato del suo libro "Ama. La mia storia, i miei Sanremo, come il palcoscenico mi ha cambiato la vita", un percorso fatto di ricordi, ma anche di esperienze che lo hanno segnato e di cui parla con grande schiettezza, mettendo in luce anche le difficoltà.

Amadeus e i suoi cinque Sanremo

Di Sanremo, Amadeus ne ha condotti cinque di seguito, un numero considerevole e mentre stava preparando quello che sarebbe stato l'ultimo Festival, gli chiesero di pensare anche a quello successivo: "Me l'hanno chiesto anche durante gli incontri per il rinnovo del contratto. Ma, per prima cosa, mi sembrava già impensabile essere riuscito a fare lo stesso numero di Festival consecutivi di due mostri sacri come Pippo Baudo e Mike Bongiorno" per poi aggiungere: "Avevo deciso che dovesse essere l’ultimo. Per dare Sanremo ci vogliono le condizioni ideali, e sentivo che qualcosa stava cambiando". Che fosse destinato alla conduzione della kermesse canora più importante della tv, glielo aveva detto anche Pippo Baudo, nel 2019, quando seduti accanto al ristorante gli disse:

“Il prossimo Sanremo lo devi fare tu”. “Decidi tutto in prima persona, assumiti ogni responsabilità e ricorda che gli imprevisti e le critiche fanno parte del gioco”. Quella parole sono state la mia Bibbia per cinque anni.

La più grande soddisfazione, rivela al settimanale Chi, è quella di aver dato uno scossone alla musica: "Dei miei Festival ho amato soprattutto la parte musicale, quello che resta sono le canzoni. La gioia più grande è aver portato numeri importanti nella musica e nella discografia e aver lanciato nuovi talenti". Soprattutto è riuscito a tutelare i concorrenti e i loro brani, tenendo conto della pressione imposta dal mondo dello spettacolo:

Siamo in un mondo competitivo a tutti i livelli, c’è grande pressione, tutto è legato ai risultati, ai numeri. Per un punto in più o in meno di share si parla di flop. C’è una tale velocità che oggi un cantante non ha tempo per riflettere. Ho fatto in modo che i giovani che venivano a Sanremo avessero la totale liberà di espressione. Dicevo loro: “Non vi preoccupate di quello che dicono, nel bene e nel male sono io il responsabile”. La cosa peggiore è lavarsene le mani, non l’ho mai fatto.

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I rapporti durante il Festival

L'essere il direttore artistico del Festival lo ha messo in condizione di comprendere chi gli fosse davvero amico e chi no: "Con Sanremo ho scoperto gli amici veri, perché nel mondo dello spettacolo sono tutti vicini, ci si bacia, abbraccia, ma non è per niente così. Ci sono cantanti che non ho preso a Sanremo che ancora oggi mi scrivono e altri che, invece, non mi salutano più". Tra i rapporti che si sono chiusi, significativo è quello con Morgan:

Morgan l’ho voluto il primo anno come giudice di Ama Sanremo contro la volontà di tutti. E lui fu bravissimo, disponibile, generoso. Poi venne in gara con Bugo, accadde quello che sappiamo e, l’anno seguente, Bugo mi presentò una canzone che mi piaceva e lo presi. Morgan, invece, mi mandò 4 brani, dicendomi di sceglierne uno e, dopo averli ascoltati, gli dissi che nessuno di questi era adatto a quello che avevo in mente. Da quel momento mi ha fatto una guerra spietata. Non puoi essere amico se chiedi una cosa e diventare nemico se non la ottieni. Mi dispiace, perché continuo a pensare che abbia grandissime capacità. Ma con me ha chiuso. E ci sono rimasto male.

Il passaggio a Discovery

Tra i programmi che ha portato su Discovery, c'è stata anche La Corrida, uno show storico di Rai1, che con la sua seconda puntata ha raggiunto più di un milione di telespettatori, risultati importanti per una rete che si può definire ancora nuova. A questo proposito, il conduttore sottolinea come i commenti su quanto fatto finora siano superflui e inadeguati: "Immaginavo che ci potesse essere una difficoltà, ma è sbagliato fare paragoni con Raiuno e Canale 5: quanto tocchi il 7% con La Corrida vale il 20% su Canale 5 o Raiuno. Mi confronto con una realtà nuova, il pubblico televisivo è molto tradizionalista". Dal prossimo anno dovrebbe condurre un programma nell'access prime time, una fascia che gli appartiene e a questo proposito dichiara: "Quando sono arrivato qui non avevo molto tempo per testare format inediti, nel 2025 vorrei fare qualcosa di nuovo, ci sto lavorando". 

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