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Alice Azzariti, Valentina in Imma Tataranni: “La sua crescita mi commuove. Amo fare l’attrice per sorprendermi”

Alice Azzarriti interpreta Valentina, la figlia di Vanessa Scalera e Massimiliano Gallo, sin dalla prima stagione di Imma Tataranni. La giovane attrice si racconta, parlando delle sensazioni provare ogni volta che recita e dell’evoluzione del suo personaggio.
A cura di Ilaria Costabile
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Da quando è comparsa sul piccolo schermo, all'età di 17 anni, Alice Azzariti ha vestito i panni di Valentina, la figlia di Vanessa Scalera e Massimiliano Gallo nella fiction di Rai1 Imma Tataranni. Dopo quattro stagioni, il suo personaggio è cresciuto di pari passo con lei, che ha iniziato il suo percorso nel mondo della recitazione da quando si trovava tra i banchi di scuola. Ora che sa di voler fare l'attrice per il resto della sua vita, non smette mai di scovare aspetti del suo mestiere che possano stupirla e infatti, quando risponde a telefono, cammina per le strade di Roma, poco dopo un'intensa lezione: "C'è una palestra per attori professionisti presso Teatro Studio Argot. Il teatro stata una scoperta meravigliosa per me". Tra progetti futuri, tra cui una possibile quinta stagione della fiction, la 21enne si racconta.

Quando hai iniziato a studiare per diventare attrice?

Ho fatto un'accademia a Bari, in realtà più rivolta al cinema, quindi ho studiato storia del cinema, fotografia, tutti i reparti, ma iniziando a lavorare molto giovane, non ho mai avuto una formazione teatrale. Da quando ho scoperto questa bellissima realtà a Trastevere, me ne sono innamorata.

Non è scontato, cosa ti motiva a farlo?

È una questione di ricerca, sarebbe talmente noioso non non mantenere viva la curiosità e la voglia di sperimentare e allenarsi. Alla fine si parla è come se fosse un muscolo, quindi c'è bisogno di di un allenamento, di uno stimolo. Altrimenti sarebbe un po' come dire "Faccio l'attrice su chiamata". Veramente bruttissimo.

E quindi, come sei entrata in questo mondo? È stato casuale o qualcosa di pensato?

Hai presente quando le stelle si incontrano sullo stesso asse? Credo sia andata più o meno così. C'era una forte predisposizione da parte mia, sin da bambina. Mi cimentavo in varie riprese, dove mio fratello era il regista e io dovevo interpretare Goku di Dragon Ball, avevo 4 anni. Amavo e rifacevo tutti i personaggi della mia infanzia, Stella delle Winx, Antonella del Mondo di Patty. Mia madre ha capito questa mia volontà e quanto mi divertissi, quindi mi ha portato a un provino, quelli organizzati per strada a cui partecipa tantissima gente.

E cosa è successo dopo?

Sono piaciuta particolarmente ai registi e ho iniziato questo viaggio. Avevo 13 anni quando ho girato il mio primo film, poi parallelamente ai miei studi liceali, ho studiato in questa accademia di cinema. In quel momento ho sostenuto il provino per Imma Tataranni, poi mi hanno scelta per Il Metodo Fenoglio e, insomma, una serie di cose successe per la voglia di sperimentare

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Hai iniziato giovanissima, per quanto stare sul set possa essere divertente si tratta pur sempre di un lavoro, pensi di aver perso un po' della tua spensieratezza?

C'è stato un periodo, lunghetto, nel quale mi sono presa troppo sul serio. Trasferendomi a Roma, scoprendo questa realtà teatrale, ho riscoperto una dimensione primordiale. Al momento ho ancora la fortuna di vivermi tutto con serenità, con gioco, non voglio giudicarmi troppo. È un costante lavoro su me stessa, col solo fine di migliorare le mie prestazioni.

Parliamo del tuo personaggio, tu e Valentina siete cresciute insieme. In cosa pensi siate maturate di più?

Ora che vivo il mio lavoro in una dimensione primordiale, mi ricordo di prendere le cose per quelle che sono, divertendomi con quello che faccio, perché lo faccio oggi, non si sa se lo farò domani e nemmeno se ci sarò domani. Valentina mi commuove, è molto più matura, ora c'è un punto di incontro tra noi, che magari nella seconda stagione non avvertivo, perché io ero leggermente più grande. Nelle ultime, invece, la capisco proprio, ci parlo con Valentina.

Qual è l'aspetto di Valentina che ti ha sorpreso di più?

Il suo grande spirito di osservazione. In una situazione delicata, come quella dei genitori sa come muoversi, lo fa in maniera matura, e questo è il frutto della sua sensibilità, sia nei confronti della madre che del padre.

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Con la madre, sin dalla prima stagione ha avuto un rapporto molto conflittuale. 

Ora non sente più un complesso di inferiorità nei confronti della madre, come raccontato nella terza stagione. È una giovane donna, che ha fatto le sue scelte, come quella di fare giurisprudenza, seguendo le orme di sua madre, sebbene abbia sempre avuto paura di deluderla.

E con i tuoi genitori, invece, che rapporto hai?

I miei genitori mi hanno sempre spronato per quanto riguarda le mie scelte artistiche, anche se non fanno parte del settore, mi hanno sempre supportata. Mio padre è più simile a Imma, un po' spigoloso, vive nelle sue preoccupazioni, mia madre è invece più cerimoniosa affettuosa.

I tuoi genitori sulla scena, invece, sono entrambi attori di esperienza, cosa hai appreso lavorando con loro in questi anni?

Ho iniziato a lavorare con Max (Massimiliano Gallo ndr.) e Vanessa (Scalera ndr.) da quando ero piccola, ed è stato un dono pazzesco, perché ritrovarsi tra attori meravigliosi e preparati mi ha messo nella condizione di rubare il più possibile da loro, vederli recitare è già una scuola. Sono una coppia di attori bellissima, si capiscono con uno sguardo.

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Cos'è che ti piace di questo mestiere?

La possibilità di sorprendermi. Quando una persona recita, in scena succedono cose al corpo, c'è emozione, se il lavoro non viene fatto meccanicamente. Non è solo questione di dire bene la battuta, ma si tratta di darsi l'opportunità di sorprendersi, di non annoiarmi.

E finora dov'è che sei riuscita a farti sorprendere?

L'esperienza in teatro è stata per me sorprendente, permette di scomporsi ed è quella stessa energia che andrebbe portata anche sul set.

Nella vita fuori dal set ti dai l'opportunità di scomporti?

È la mia grande aspirazione, perché la libertà che ho mentre recito è una libertà che ovviamente non non ho nella vita di tutti i giorni. È anche questa un po' la bellezza del poter recitare, mi concede un certo tipo di libertà che non mi concedo nella vita reale. Penso che accada un po' a tutti, solo che c'è chi magari lo fa con la scrittura e magari scrive, c'è chi suona, c'è chi magari si prende questa libertà in altri modi. Ma se anche riuscissi a concedermi questi spazi anche nel quotidiano, non vorrei fosse una cosa abitudinaria, perderebbe il suo fascino.

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