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Separazione Francesco Totti-Ilary Blasi

Aldo Cazzullo su La7 con Una giornata particolare: “L’antifascismo deve essere un valore condiviso”

“Una giornata particolare” è il titolo del format tv pronto a partire su La7, un saggio su Mussolini in uscita e l’intervista a Francesco Totti di cui tutti parlano: Aldo Cazzullo racconta tutto a Fanpage.it.
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La locandina del nuovo format di Aldo Cazzullo, "Una giornata particolare".
La locandina del nuovo format di Aldo Cazzullo, "Una giornata particolare".
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Aldo Cazzullo è l'uomo del momento. In trent'anni e più di carriera ha raccontato la storia d'Italia, i momenti topici e i loro protagonisti. Ha intervistato, tra gli altri, Barack Obama, Abu Mazen, Donald Trump, Ennio Morricone e tantissimi altri. Il clamore che c'è stato con l'intervista pubblicata ieri a Francesco Totti, però, è stata una cosa per certi versi inedita e arriva in un periodo particolarmente impegnativo per il vicedirettore del Corriere della Sera.

Mercoledì 14 parte "Una giornata particolare", un format nel quale il giornalista e scrittore si muove in un ambito che è suo da sempre: raccontare la storia. Da domani, invece, in libreria esce "Mussolini il capobanda: Perché dovremmo vergognarci del fascismo". A Fanpage.it, Aldo Cazzullo fa il punto su tutto ritornando anche sull'intervista a Francesco Totti, in cui l'ex capitano della Roma ha sparato a zero su Ilary Blasi, dalla quale si sta separando: "Ha interessato tutti perché il calcio e la televisione sono i due veri grandi romanzi italiani". 

Mercoledì 14 comincia su La7 una nuova avventura televisiva per lei: “Una giornata particolare”. 

“Una giornata particolare” è il film di Ettore Scola che racconta una storia nel giorno della visita di Adolf Hitler a Roma. L’idea parte da qui: raccontare una giornata particolare tra le tante della storia d’Italia.

La prima puntata è sulla marcia su Roma. 

Cominciamo mercoledì con la marcia su Roma perché sono i cent’anni e racconteremo ora per ora di come Mussolini prese il potere. Racconteremo l’assassinio di Giulio Cesare, la giornata in cui San Francesco andò dal Papa, giorno in cui cambia la storia della cristianità, lo stupro di Artemisia Gentileschi, la fuga di Napoleone dall’Elba e infine l’abiura di Galileo Galilei.

Come avete lavorato alle immagini per costruire le puntate? 

È tutto girato da noi. Per la marcia su Roma abbiamo girato nei luoghi dove sono accaduti cento anni fa tutti i fatti. Il Quirinale, la Sala del Trono, il Viminale, l’Hotel Brufani a Perugia dove c’erano i Quadrumviri che guidavano la marcia e poi Napoli, perché di fatto comincia tutto lì con il congresso fascista e l’annuncio della marcia

Il format è in prima serata e lancia una sfida interessante allo spettatore. 

Sì, mi piace l’idea di poter raccontare storie come queste, anche perché non sarei mai capace di condurre un talk show.

Domani esce in libreria per Mondadori il suo nuovo libro, “Mussolini, il capobanda”. In Italia, ci sono ancora i fascisti? 

In Italia oggi ci sono i fascisti, pochi ma non pochissimi. Ci sono gli antifascisti, molti ma non moltissimi. E poi ci sono quelli che hanno un’idea consolatoria dei fascisti – che il Duce ha fatto cose buone, che il Duce ha dato solo due legnate, eccetera. Ma è un’idea completamente sbagliata. Mussolini prende il potere con la violenza e con il sangue e quando prende il potere, Mussolini si vendica. Gli squadristi vanno a San Lorenzo a Roma, buttano gente dal quarto e quinto piano. A Torino, 14 operai uccisi. Il segretario della camera del lavoro legato a un camion e trascinato per le vie della città, come al far west. Nel ’38 aveva già provocato la morte di tutti i capi dell’opposizione: don Giovanni Minzoni, Giovanni Amendola, Giacomo Matteotti, Piero Gobetti, Carlo Alberto Rosselli, Antonio Gramsci.

Il punto è che si considera l’antifascismo come una cosa di sinistra. L’equivoco da superare per considerarci tutti antifascisti, forse, è questo? 

Esatto. L’antifascismo non è una cosa rossa, non è una cosa di sinistra. Non è che se tu sei antifascista, sei comunista. Intanto, non è vero che tutti gli italiani sono stati fascisti. Delle sei vittime che ti ho elencato prima, solo Gramsci era comunista. Inoltre, tra i partigiani c’erano liberali, cattolici, monarchici, certo anche comunisti, c’erano anche ragazzi che non sapevano cosa fosse un partito e non volevano combattere per Mussolini. Anche in Germania fu così, ma non se ne parla mai. Più di 650 mila militari tedeschi furono mandati nei lager, spogliati e umiliati, costretti a combattere oppure tenuti segregati nei lager.

C’è il pericolo di un ritorno ‘mainstream’ al sentimento fascista in relazione ai possibili prossimi risultati elettorali? 

Ripeto, i fascisti sono pochi. È che ci sono tanti anti-antifascisti e questa cosa non sta bene. L’antifascismo dovrebbe essere un valore condiviso. Oggi il punto non è tanto “il ritorno dei fascisti”, quanto la retorica del “che palle quest’antifascismo”, “ancora con quest’antifascismo”, “la gente vuol parlare d’altro”. Ovvio che la gente vuol parlare d’altro, ma sarebbe bello considerare l’antifascismo come un patrimonio non di una parte, non di una fazione, ma di una nazione. Poi abbiamo quest’idea goliardica di come Mussolini prese il potere, si scherza sulle botte e sull’olio di ricino, e questo è un grande pericolo.

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Lei ha raccontato i principali avvenimenti degli ultimi trent’anni, ha intervistato da Barack Obama a Don De Lillo, da Abu Mazen a Ennio Morricone, però il trambusto che c’è stato con l’intervista di domenica a Francesco Totti forse non s’è mai visto. 

Un milione e mezzo di pagine viste sul sito del Corriere della Sera, non era mai successo. È il segno che era di interesse per i lettori e noi giornalisti lavoriamo per i lettori.

Le chiedo se in qualche modo ha sentito che le risposte di Totti potevano essere in qualche modo manovrate da chi in questo momento cura i suoi interessi legali. 

Ma assolutamente no, in nessun modo. Io ho un rapporto con Francesco Totti dal 2002, dai mondiali in Corea del Sud e Giappone. Gli chiesi come passava il tempo, lui mi rispose: “Sto ‘a squaglià ‘a Playstation”. Lo rividi nel 2006, ai mondiali vinti, nella partita contro l’Australia. Non ci siamo mai persi di vista, insomma.

Qual è il momento che l’ha maggiormente colpita?

Quando lui racconta la chiusura del sipario, quando ha dovuto abbandonare il calcio definitivamente. Quando ha dovuto lasciare ancora una volta la Roma, da dirigente. E poi il racconto della malattia e della morte del padre.

E la vicenda privata? 

La vicenda privata è la parte che mi interessa meno, ma è chiaro perché interessa tutti.

Perché?

Perché il calcio e la televisione sono i due veri grandi romanzi italiani. Coppi e Bartali, Meazza e Piola, Rivera e Mazzola, Totti e Del Piero. Dall’altra parte, la televisione: Pippo Baudo, Mike Bongiorno, Enzo Tortora, Silvio Berlusconi – che ha incrociato le due cose. Totti e Ilary sono un romanzo estremamente popolare, proprio per questo: incrociano calcio e televisione.

Ilary Blasi e Francesco Totti, la tv e il calcio: il grande romanzo popolare italiano.
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