La vita privata di Gianluca Vialli: la moglie Cathryn White Cooper, le figlie e la lotta al cancro
Gianluca Vialli, ex calciatore e allenatore, e capo delegazione della Nazionale Italiana guidata dall'amico Roberto Mancini, con cui si è abbracciato calorosamente dopo la vittoria dell'Italia agli ottavi di Euro 2020 contro l'Austria. Sposato dal 2003 con Cathryn White Cooper ed ha due figlie, Olivia e Sofia. Nell’ottobre del 2019, dopo aver combattuto contro un tumore al pancreas, gli viene affidato un ruolo di spicco all’interno dello staff della Nazionale di Roberto Mancini che culmina con il successo agli europei. Sul finire del 2022 Vialli annuncia di dover sospendere il suo impegno con la nazionale per curare i suoi problemi di salute, ma solo pochi giorni dopo, il 6 gennaio 2023, arriva la notizia della sua morte.
Gianluca Vialli sposato con Cathryn White Cooper
Cathryn e Gianluca si sono incontrati anni fa nel Regno Unito, quando Vialli indossava la maglia del Chelsea (squadra che poi ha allenato dal 1998 al 2000). La coppia si è sposata qualche anno più tardi, nel 2003. La moglie di Gianluca Vialli, ex modella di origine sudafricana, è un'arredatrice di interni affermatasi nel Regno Unito. Insieme hanno due figlie, Olivia e Sofia. La moglie Cathryn è sempre stata al suo fianco, anche quando il marito ha dovuto affrontare la malattia. Nel 2018 aveva rivelato di avere un tumore e di doversi sottoporre alla chemioterapia. Durante la cura aveva perso 16 chili, oltre che capelli, barba e sopracciglia.
Il tumore al pancreas affrontato con la moglie e le figlie
Dal 2017 Vialli combatte contro un tumore al pancreas. Le sue condizioni di salute sono successivamente migliorate, tanto da permettergli di tornare ad avere un ruolo nel mondo del calcio. Vialli, tuttavia, si era sempre dimostrato molto prudente, ribadendo dovessero passare alcuni anni prima di potersi considerare completamente guarito. In un'intervista del 2020 al quotidiano britannico The Times raccontava:
Fisicamente sto bene e sto riacquistando i muscoli ma sono ancora molto spaventato e preoccupato. Ogni volta che mi sveglio o che vado a letto con un po’ di mal di pancia o di mal di testa o con qualche linea di febbre, penso subito “oddio, è tornato". Ci vorrà tanto tempo prima che riesca a sbarazzarmi di questa sensazione. Le mie figlie mi hanno aiutato disegnandomi le sopracciglia e ho chiesto dei consigli a mia moglie sui trucchi da usare. Abbiamo riso, devi ridere, hai bisogno di trovare il lato divertente, ma c’erano dei giorni in cui mi rinchiudevo in bagno per non farmi vedere piangere.
Nella docu-serie di Rai 1 Sogno Azzurro e a Che Tempo che fa l'ex attaccante, a un anno dall'intervista al Times, aveva parlato delle condizioni di salute, sicuramente migliorate:
Io con il cancro non ci sto facendo una battaglia perché non credo che sarei in grado di vincerla, è un avversario molto più forte di me. Il cancro è un compagno di viaggio indesiderato, però non posso farci niente. È salito sul treno con me e io devo andare avanti, viaggiare a testa bassa, senza mollare mai, sperando che un giorno questo ospite indesiderato si stanchi e mi lasci vivere serenamente ancora per tanti anni perché ci sono ancora molte cose che voglio fare.
Gianluca Vialli, il calciatore e l'amicizia con Roberto Mancini
Gianluca Vialli oltre che calciatore è stato allenatore di calcio nato a Cremona il 9 luglio 1964. Da attaccante si è distinto per essere uno dei migliori centravanti del mondo negli anni '80. Lui e Roberto Mancini alla Sampdoria erano chiamati "I gemelli del gol". Insieme hanno vinto lo scudetto del 1991, l’unico della storia blucerchiata. Vialli ha giocato anche alla Juventus e al Chelsea. Squadra che ha allenato fino al 2000, per poi passare ad allenare il Watford.
Per lungo tempo è stato commentatore di Sky. Dopo aver superato la fase acuta della malattia, il ct Roberto Mancini ha voluto Vialli come capo delegazione della Nazionale di calcio dell'Italia. Sul rapporto con Mancini, Vialli ha detto ai microfoni della Rai: "Ci siamo conosciuti in Nazionale quando eravamo ragazzini. Era un giocatore forte, tecnico, velocissimo. Ricordo che la prima volta insieme mangiammo e parlammo della Samp. Nei miei gol c'era il suo piede e nei suoi il mio".