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Antonella Clerici e l’operazione col sorriso: “Mi sono svegliata senza ovaie, mi hanno tolto tutto”

Al settimanale Oggi Antonella Clerici ha confessato la grande positività che ha avuto per il suo intervento: “Non sono una persona che dice: “Perché proprio a me?”. Ha sofferto molto di più la mia famiglia”.
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Antonella Clerici ha raccontato, con la stessa naturalezza che solitamente utilizza alla conduzione, del suo intervento"Mi sono svegliata senza ovaie, hanno tolto tutto". Al settimanale Oggi la conduttrice ha aperto il suo cuore sempre con quel sorriso che schiera sempre anche in televisione: "Nelle situazioni difficili, dentro di me scatta una forza interiore che mi carica d’ottimismo. Non sono una persona che dice: “Perché proprio a me?”. Ha sofferto molto di più la mia famiglia". 

Il racconto di Antonella Clerici

La forza interiore di Antonella Clerici è scaturita soprattutto dal grande legame che ha con la sorella Cristina. La morte della loro madre, Franca, è stata per lei uno choc: "È morta in tre mesi per un melanoma quando aveva soltanto 55 anni. Oggi le persone nella sua situazione possono essere curate ma ai tempi fu dura superare quel lutto improvviso e per lei rivivere quella paura è stato complicato". Alla fine, tutto è andato bene. Anche Vittorio, suo compagno di vita, le è stato accanto: "Fantastico, solare e positivo senza essere banale. Vittorio ha sofferto con me ma senza farmelo vedere, mi ha confidato solo dopo la sua paura. Sapevo di avere un uomo speciale al mio fianco, questa prova è stata un’altra conferma". 

Perché ha condiviso l'intervento con il suo pubblico

"Un personaggio pubblico non può dire solo quello che gli conviene e mostrare quello che gli fa comodo". Questo ha detto Antonella Clerici per spiegare per quale motivo ha voluto condividere tutto: "Ho scelto di essere operata in un ospedale pubblico perché quando si tratta di malattie serie, il servizio sanitario nazionale offre l’eccellenza: le persone mi hanno visto girare nei reparti, sapevano che mi trovavo lì, in pigiama e con la mia cartella clinica in mano, come tutti, e sarebbe comunque uscita la notizia. Non volevo nascondermi, è stato importante confrontarmi con gli altri pazienti. Erano tutti sbigottiti: “Ma come Antonella, anche tu qui?”. E io rispondevo: “Sì, ci ammaliamo anche noi, è normale”". La fede ha avuto grande importanza: "A fine mese andrò due giorni ad Assisi a portare la mia preghiera a Carlo Acutis, il ragazzo di 15 anni beatificato nel 2020. Ho seguito la sua storia dal 2006, quando era mancato, e ho parlato di lui con un prete amico che sta in Vaticano. Pochi giorni prima di aver saputo di avere un problema di salute, Carlo mi compariva ogni volta che aprivo il telefono per navigare, di continuo. Prima dell’intervento ho pregato lui perché sono religiosa, anche se non frequento la chiesa". 

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