“Salviamo i cinema di Roma”, da Isabella Rossellini a Lea Seydoux con Martin Scorsese nell’appello a Mattarella
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Se cinque registi di fama internazionale si sono mossi affinché le sale romane non fossero o fossero adibite a nuovi spazi, non culturali, significa che la situazione è tutt'altro che da prendere sottogamba. Dopo l'appello di Martin Scorsese, Jane Campion, Francis Ford Coppola, Wes Anderson e Ari Aster, arrivano anche altri registi a firmare la lettera al Presidente Sergio Mattarella e alla premier Giorgia Meloni, per tutelare le sale cinematografiche romane messe a rischio da una nuova normativa regionale, l'intento è "salvare l'ultima possibilità di redenzione di una delle città culturali e artistiche più importanti al mondo".
La mobilitazione di attori e registi
Tanti tra attori e registi sono tra i firmatari della lettera, nomi come Isabella Rossellini, Alfonso Cuarón, Willem Dafoe, James Franco, John Landis, Damien Chazelle, David Cronenberg, Spike Lee, Yorgos Lanthimos, Mark Ruffalo, Léa Seydoux e moltissimi altri che, seguiti dalla Fondazione Piccolo America, fanno sentire la loro voce in merito alla normativa regionale con la quale sarà più semplice cambiare destinazione d'uso alle sale cinematografiche romane che, infatti, possono diventare dei centri commerciali, sale bingo o altro. La questione era stata affrontata anche da attori italiani, oltre che da Renzo Piano, che sulle pagine di Repubblica aveva parlato della possibilità di lasciare che le sale cinematografiche restassero centri prettamente culturali e polifunzionali. Anche nella lettera scritta dal regista americano, infatti, si cita l'intervento del senatore a vita:
Come ben riflette in modo eloquente Renzo Piano sulla situazione attuale di Roma, è chiaro che il tentativo di riconvertire spazi destinati al possibile rinascimento culturale della Città Eterna in hotel, centri commerciali e supermercati è del tutto inaccettabile. Tale trasformazione rappresenterebbe una perdita irreparabile: un profondo sacrilegio non solo per la ricca storia della città, ma anche per il patrimonio culturale da lasciare alle future generazioni. Dobbiamo impedire qualsiasi conversione degli spazi culturali di Roma. È nostro dovere trasformare. queste "cattedrali nel deserto" abbandonate in veri templi della cultura, luoghi capaci di nutrire le anime sia delle generazioni presenti che di quelle future".