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Opinioni

Perché Red parla di mestruazioni e dovreste vederlo tutti, anche se non siete adolescenti

Un film che parla dell’adolescenza femminile, scritto, diretto e realizzato da donne è una piccola rivoluzione. E in quella piccola rivoluzione c’è un immaginario femminile che fa bene che tutti capiscano.
A cura di Maria Cafagna
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Arriva prima o poi quel momento in cui ai genitori vengono poste domande imbarazzanti del tipo: “come nascono i bambini?”. Intorno agli otto anni, quando avevo già capito che a portare i bambini non era la cicogna, chiesi a mia madre cosa fossero quei prodotti strani che vedevo ogni tanto durante in tv e che sembravano dover assorbire uno strano liquido blu; al che mia madre, una persona di umilissimi origine e di vedute un po’ ristrette, mi sorprese raccontandomi per filo e per segno cosa fossero le mestruazioni. L’idea che mi sono fatta in seguito è che si stesse preparando da una vita a quel momento e infatti rispose a tutte le mie curiosità con un’inusitata precisione, solo a una domanda delle tante che le posi non riuscì a rispondere: “perché – le chiesi – se il sangue è rosso nelle pubblicità usano quello strano liquido blu?”.

Ho pensato a quel momento fosse solo mio per tanti anni, che appartenesse alla mia storia e a quella del mio rapporto con mia madre, ma di recente ho scoperto che quel momento è patrimonio comune di tutte quelle famiglie in cui le donne di casa – madri sì, ma anche nonne, zie e sorelle maggiori – tramandano di generazione in generazione quel segreto chiamato menarca, ovvero il primo ciclo. L’ho scoperto guardando Red, il nuovo film animato firmato Disney Pixar: è la storia di una tredicenne canadese di origini cinesi, Mae Lee, che un giorno si sveglia con le sembianze di un gigantesco panda rosso. A quel punto sua madre Ming Lee è costretta a rivelarle il segreto di famiglia: fin dai tempi delle sue gloriose antenate ogni donna in un preciso momento della vita si trasforma in una bestia incontrollabile, ma grazie a un rito di purificazione millenario Mae Lee, come le altre prima di lei, potrà liberarsi di quel mostro e tornare quella di prima. Peccato che Mae Lee nei panni del panda ci si trovi bene e non sembra avere alcuna intenzione di tornare la bambina composta, diligente e studiosa di una volta: il panda prende il sopravvento ogni volta che dentro di lei si scatena un’emozione forte come la rabbia, ma anche l’amore e il divertimento e col tempo Mae Lee impara a dominare la bestia e a trasformare quei raptus in momenti divertenti e a tirare su anche un discreto gruzzoletto per andare al concerto della sua boy band preferita insieme alle sue migliori amiche. Tutto questo di nascosto dalla sua famiglia non basta che è convinta che di lì a breve Mae Lee potrà tornare a concentrarsi sulla sua brillante carriera scolastica e sul suo lavoro per la comunità di quartiere.

Molti sostengono che i grandi film hanno più livelli di lettura: uno, il più immediato, lascia una sensazione o un’emozione come paura, speranza, divertimento; ma a una seconda o a una terza visione i grandi film non esauriscono la loro capacità di intrattenere e proprio perché sono costruzioni complesse e spesso stratificate. Red, come molti film Pixar, parla ai bambini e alle bambine, ma anche alle persone adulte e, questa volta più di altre, lo fa in maniera molto palese: il film è ambientato nei primi anni duemila, è facile quindi che una persona adulta che lo guarda oggi – e che magari nel frattempo ha messo su famiglia – avesse l’età della protagonista all’epoca in cui si svolgono i fatti. Mae Lee ha un Tamagotchi, lei e le sue amiche vanno pazze per una boyband e soprattutto non ci sono gli smartphone; la storia è stata quindi creata con l’intento preciso di parlare anche a quei trenta-quarantenni che in quel momento, forse, stanno vendendo quel film assieme ai propri figli o alle proprie figlie e che forse, grazie a Red, non si faranno trovare impreparati o impreparate alla domanda: “cosa sono le mestruazioni?”.

Ma Red non è solo un film per genitori, o meglio, è un film per chiunque sia stato un figlio o una figlia, cioè per tutte e tutti. Qualunque sia stato il nostro rapporto con chi ci ha cresciuto, è molto probabile che chiunque di noi abbia attraversato quel momento in cui non si riconosceva più, in cui forze misteriose agivano dentro il nostro corpo e nella nostra testa, in cui istinti nuovi e sconosciuti ci spingevano a fare cose che fino a qualche tempo sarebbero state impensabili. All’inizio del film Mae Lee è una ragazza diligente, giudiziosa e vuole più di qualsiasi cosa compiacere sua madre, anche a costo di rinunciare a vedere le sue amiche e di partecipare al concerto della sua boy band preferita, ma quando la bestia arriva nella sua vita Mae Lee scopre il piacere di lasciarsi andare, ma anche questa scelta non è senza conseguente: i suoi istinti, quando prendono il sopravvento, possono diventare pericolosi per sé stessa e per le persone intorno a lei, compresi i suoi affetti più cari. Per questo, qualsiasi scelta prenderà tra compiacere la sua famiglia e sottoporsi al rito, oppure lasciarsi abitare dalla bestia, implicherà per lei una rinuncia.

Non è la prima volta che questo tema arriva al cinema e non è la prima volta che la protagonista di questo genere di film sia una giovane donna: film come Carrie – lo sguardo di Satana, L’Esorcista ma anche serie come Stranger Things, parlano dell’adolescenza e hanno come protagoniste delle ragazze e  non è un caso che le giovani donne, specie quando sono alle prese con le prime mestruazioni (è il caso di Carrie, film tratto dall’omonimo libro di Stephen King) vengano dipinte come creature misteriose.

Come testimoniano diversi saggi e studi di genere, quando questi eventi vengono raccontati e tradotti per il grande o piccolo schermo da registi uomini (il così detto male gaze), spesso le adolescenti sono streghe, mostri, oppure vengono abitate da forze oscure e pericolose.

Red è il primo lungometraggio Pixar diretto da una donna: la regista – che firma la sceneggiatura insieme a un’altra donna, Julia Cho – si chiama Domee Shee, è nata nel 1987 e a due anni si è trasferita dalla Cina in Canada dove ha vissuto e studiato prima di dedicarsi all’animazione e vincere prima di aver compiuto trent’anni il premio Oscar per il Miglior Cortometraggio animato. Il team che ha lavorato a Red è composto da tantissime donne, come è possibile vedere nel dietro le quinte che trovate su Disney+, e non è un caso se questa storia che è stata raccontata tante volte – l’adolescente che diventa un mostro – questa volta ci appaia così nuova: semplicemente è cambiato lo sguardo di chi la racconta.

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Maria Cafagna è nata in Argentina ed è cresciuta in Puglia. È stata redattrice per il Grande Fratello, FuoriRoma di Concita De Gregorio, Che ci faccio qui di Domenico Iannacone ed è stata analista di TvTalk su Rai Tre. Collabora con diverse testate, ha una newsletter in cui si occupa di tematiche di genere, lavora come consulente politica e autrice televisiva. -- Maria Cafagna   Skype maria_cafagna
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