Mauro Di Francesco: “Dissi no a Sapore di Mare per fare Attila, fu una tragedia”
A volte le scelte sono tutto e si rivelano fatali, determinanti in un senso o nell'altro. Questa cosa è spesso fatale nel mondo dello spettacolo, in particolare il cinema e il racconto con cui Mauro Di Francesco spiega quale sia stato un momento determinante della sua carriera, il no a Sapore di Mare, è in questo senso molto significativo.
Il no a Carlo Vanzina
In un'intervista a Il Corriere della Sera, l'attore ha infatti ricordato quegli anni in cui viveva un momento di grande popolarità e decise di dire di no all'amico Carlo Vanzina, che gli propose un ruolo per il film che avrebbe segnato la sua carriera da regista e, in qualche maniera, la storia della commedia italiana: "Con Carlo Vanzina avevo già girato I fichissimi. Diventammo amici. Credo volesse darmi la parte di Jerry Calà. Ma Diego mi voleva per forza con lui in Attila il flagello di dio. A quei tempi eravamo molto uniti, come culo e mutanda. Ho scelto lui e Carlo ci è rimasto malissimo".
La scelta di fare Attila: "Con Abatantuono eravamo culo e camicia"
Di fatto, quindi, il no a uno dei film italiani più popolari degli ultimi decenni arrivò per la scelta di fare un altro film, non meno cult ma sicuramente meno fortunato di Sapore di Mare: "Attila fu una tragedia, andò malissimo. Cecchi Gori si era svenato per pagare il cachet di Diego, così risparmiò sulle comparse. Per l’esercito dei barbari eravamo in sei, tra cui Franz Di Cioccio e Francesco Salvi. Abatantuono si lamentava con Rita Rusic: ‘Tuo marito è un barbone, un tirchio'".
Un Sapore di Mare mancato, ma rimediò con il sequel del film, concepito sì dai fratelli Vanzina, ma diretto da Bruno Cortini. Racconta Di Francesco che il film gli scombussolò in qualche modo la vita: "Per copione mi innamoravo di Pascale Reynaud (Alina nel film, ndr) e accadde anche nella vita. Stavo con Laura Belli, confessai il mio sbandamento ma tornai a casa. Lei però mi fece trovare le valige fuori dalla porta".