Mario Martone racconta Massimo Troisi nel docufilm “Laggiù qualcuno mi ama”
Tra i grandi nomi che hanno fatto la storia del cinema e della comicità italiana c'è Massimo Troisi. Un grande artista, scomparso troppo presto, il cui ricordo è ancora indelebile per gli amanti della settima arte e non solo. Mario Martone si occuperà di dirigere un film documentario sul grande artista napoletano, avvalendosi della sapiente scrittura di Anna Pavignano, compagna di vita e di lavoro di Troisi.
Il docufilm che racconta il mito di Massimo Troisi
Il progetto, dal titolo "Laggiù qualcuno mi ama", sarà prodotto da Indiana e ha l'obiettivo di raccontare la storia di Massimo Troisi servendosi di contenuti, documenti inediti, uniti a testimonianze di colleghi e amici, attraverso cui far rivivere il mito del regista napoletano e raccontarne la genialità. Il documentario seguirà le fila di un racconto intessuto da Mario Martone, ma ideato e scritto a quattro mani con Anna Pavignano, che per tutta la vita è stata parte attiva nel processo creativo di Troisi. A questo proposito il regista di "Qui rido io" ha dichiarato: "Massimo è sempre rimasto vivo nell'immaginario collettivo, perché era una grande anima e un grande artista. E molto speciale è per me lavorare alla sceneggiatura con Anna Pavignano, che di Massimo ha scritto tutti i film e la cui presenza al suo fianco indicava molto bene quanto Massimo fosse aperto, dialettico, avanti nella sua visione delle cose".
Mario Martone e il desiderio di lavorare con Troisi
Mario Martone commenta la responsabilità di realizzare un documentario che racconta nel dettaglio un artista così amato, che ha lasciato un segno indelebile nella cultura partenopea, ma più generalmente italiana e ricorda anche il momento in cui è stato ad un passo dal lavorarci insieme:
Con Massimo era nata un'amicizia fondata su una grande stima reciproca, adoravo il suo cinema, vagheggiavamo di lavorare insieme. La possibilità che mi viene offerta di fare un film documentario in cui il pubblico lo possa ritrovare oggi sul grande schermo è quindi qualcosa di speciale per me, posso tornare a dialogare con lui, ascoltarlo e portarlo agli spettatori di ieri e a quelli di oggi, che sono tantissimi. Quanto possa parlarci ancora adesso. Facciamo questo film per riascoltarlo, rivederlo, stare con lui.