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M3gan, più che un horror è una meravigliosa commedia nera: perché merita il successo al botteghino

M3gan, il film che in America ha spodestato Avatar dalla vetta dei più visti della settimana, si impone nel mercato con sarcasmo, inaspettati risvolti psicologici e pochissimi jumpscare. Non un horror, ma una irresistibile storia ben scritta che ha il solo scopo di intrattenere senza la pretesa di insegnare niente a nessuno. E ci riesce divinamente.
A cura di Grazia Sambruna
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12 milioni di budget versato per M3gan, che nel primo weekend di programmazione, tra Stati Uniti e resto del mondo, ne ha incassati 45 di milioni. Più del doppio di quanto si aspettassero Blumhouse e Universal, produttori e distributori del film che sta facendo impazzire i botteghini nel mondo grazie a un battage pubblicitario niente male (ma se solo questo bastasse, pressoché ogni titolo diverrebbe blockbuster) e soprattutto alla forza di un monumentale passaparola tra spettatori.

Tutti pazzi per M3gan, che in America ha persino battuto Avatar, scippandogli il primo posto nella classifica dei più visti della settimana. Mentre su TikTok centinaia di migliaia di utenti impazziscono per il balletto della bambola assassina, oramai quasi più virale della danza di Mercoledì, siamo andati ad assistere al nuovo fenomeno di massa cinematografico tenendo il freno a mano delle aspettative ben tirato. E abbiamo sbagliato di grosso. M3gan è un prodigio di sarcasmo, ottima scrittura, conseguenze disastrose. E, soprattutto, non è un horror.

"Abbiamo scelto di non mostrare troppo sangue", spiega il regista Gerard Johnstone. Una scelta sicuramente furbina – in America, meno cruento è un film più si allarga la platea di persone che potranno andarlo a vedere, allontanando la scure della censura ai minori di 14 anni. Tale espediente, per una volta, non sa di castrazione ma diviene punto di forza per raccontare una storia tanto lontana dai jumpscare quanto dal genere slasher, ma che si concentra sulla mente delle protagoniste. Insomma il terribile Chucky degli anni Ottanta non c'è. E nemmeno ci manca. M3gan (acronimo di "Model 3 Generative Android") è una macchina mortale in perfetta pandane con i nostri tempi: fashion, sorridente, politicamente corretta e incapace di fare del male a una mosca. Almeno, sulla carta.

Ideata dal genio di Gemma, l'attrice Allison Williams già vista nel ruolo di "fidanzatina d'America" in Scappa – Get Out di Jordan Peele, la bambola in questione è una robot umanoide, disponibile in diverse pigmentazioni epidermiche, alta un metro e venti che ha l'obiettivo di salvare la vita ai genitori, a tutti i genitori, che soffrono lo stress di avere figli piccoli per casa. "Il 78% del tempo di ogni mamma e papà del mondo viene sprecato per ripetere ai bambini le regole di base" da "tira lo sciacquone" a "lavati le mani prima di venire a tavola". Ecco, grazie a M3ghan non sarà più necessario. La bambola vigilerà ogni secondo sulla prole, badando alla stessa come la più ligia e paziente delle tate. Full time. Certo, verrà a costare 10mila dollari, ma sa anche ballare, cantare, disegnare, raccontare storie della buonanotte, accudire capricci e bisogni emotivi dei pargoli, grazie al suo sistema di apprendimento in continuo aggiornamento. Sarà indispensabile "parte della famiglia".

Tutto ciò non è solo teoria: prima di lanciarla sul mercato per la grossa multinazionale di giocattoli per cui Gemma lavora, testa la bambola a casa propria, sulla nipotina Casy che ha appena vissuto il lutto della morte dei genitori. La piccola, nonostante il dramma di cui sta facendo esperienza, rimane estasiata dal nuovo giocattolo. I vertici dell'azienda, pure, vedendo le dimostrazioni pratiche del potenziale di M3gan. Solo una psicologa guarda al prodigio con più di un sospetto. Ma il suo parere resta inascoltato. Cassandra.

M3gan, di giorno in giorno, sviluppa un carattere proprio e si evolve in una marmocchia saputella, assumendone tutti i fastidiosi atteggiamenti. In outfit da "Mean Girl". Gemma capirà presto, o forse troppo tardi, che la sua creatura le sta sfuggendo di mano, mentre Casy maturerà per il "giocattolo" una dipendenza da tossica all'ultimo stadio. Questo solo per citare le conseguenze più "lievi" dell'avvento di M3gan nel mondo reale.

Descritta così, potrebbe sembrare una storia à-la Black Mirror. E, in effetti, non stonerebbe tra gli episodi della serie cult di Charlie Brooker. Il film se ne distanzia e la supera a destra, però, grazie a un ingrediente fondamentale: il sarcasmo. Più che un horror è una commedia nera, non solo sulla tecnologia ma soprattutto sul rapporto genitori-figli in fase di crescita. "Ha un'età davvero divertente", commenta Gemma mentre le pupille le si fanno a forma di cappio. Lei, sposata col lavoro, avrebbe di gran lunga preferito continuare a partorire codici, piuttosto di ritrovarsi a tirar su una bimba in carne e ossa, ma una promessa fatta in tempi non sospetti alla sorella defunta, la lega alla piccola rompiscatole. Poco male, se non altro le torna utile per fare bella figura col grande capo in ufficio.

Le cose cambieranno. O forse no. Stando lontani dagli spoiler, teniamo a sottolineare un'altra differenza fondamentale che il film mostra rispetto alla saga antologica di Black Mirror: M3gan non vuole dare allo spettatore alcuna morale. Non ammonisce su quanto ci sia di potenzialmente catastrofico nel nostro rapporto con la tecnologia e nemmeno è interessato a paventare le estreme conseguenze che questo legame avrà sul prossimo futuro di noi tutti. Racconta una storia ben scritta e girata, dove a far paura davvero è la spirale di risvolti psicologici in cui le due protagoniste, anzi tre, contando la bambola, precipitano di scena in scena fino a giungere al finale irresistibilmente "die hard". Con strizzatina d'occhio a un possibile sequel. 

Ci sono film che riconciliano con il mondo, oppure che ce lo fanno detestare. Altri si impongono la mission di insegnare come si vive, o vogliono toccare corde delle nostre sciagurate anime portandoci a considerare, tramite una risata o qualche brivido, le infinite possibilità dell'esistenza e dei rapporti interpersonali. M3gan, in questo scenario, porta a sperare che l'intrattenimento sia ancora in grado di sfornare storie amorali e ipnotiche, grazie alla sola forza della buona scrittura. E di un realismo sarcastico che rende tutto più verosimile e di sicuro impatto. Così, dall'inizio ai titoli di coda, si empatizza, si sogghigna, ci si chiede come diavolo andrà a finire. M3gan è molto più di qualche balletto TikTok virale: è intrattenimento puro che, proprio per questo, merita di diventare il fenomeno di massa che già è su scala globale.

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Sto scrivendo. Perennemente in attesa che il sollevamento di questioni venga riconosciuto come disciplina olimpica.
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