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Leonardo Pieraccioni celebra i 30 anni de I Laureati, il gesto di Carlo Vanzina cambiò la storia del cinema

Leonardo Pieraccioni celebra i 30 anni de “I Laureati” con un post nostalgico: “Lo girai con l’irresponsabilità dei giovinastri”. L’attore rivela retroscena inediti e spiega perché non ci sarà un sequel: “Quei quattro bischeri me li immagino così, trent’anni per sempre”. Ma fu il gesto di Carlo Vanzina a cambiare la storia di un film che ha rivoluzionato il cinema italiano.
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Leonardo Pieraccioni ha celebrato con un post su Instagram un anniversario speciale: i trent'anni dall'inizio delle riprese de "I Laureati", il film che nel 1995 segnò il suo esordio alla regia e lo consacrò come uno dei nuovi talenti del cinema italiano.

I ricordi dal set: "Spesso non sapevo proprio dove andare a parare"

"30 anni fa esatti stavo per cominciare a girare il mio primo film", scrive Pieraccioni condividendo alcune foto d'epoca che lo ritraggono sul set. Il regista toscano non nasconde l'emozione nel ripensare a quei momenti e rivela il suo stato d'animo di allora: "Chissà che viene fuori!". Pieraccioni confessa di aver diretto il film "con la tipica irresponsabilità dei giovinastri e con la segreta speranza che la troupe non si accorgesse che spesso non sapevo proprio dove andare a parare". È una lezione motivazionale, perché quel film incassò la bellezza di 15 miliardi di vecchie lire, a fronte di un budget di 2 miliardi e mezzo. Soldi veri per quell'epoca.

Nessun sequel in vista: "Quei quattro bischeri sono trentenni per sempre"

Nel suo post, il regista toscano rivela anche di avere avuto numerose richieste, e ne riceve ancora, nel corso degli anni per un possibile seguito della pellicola. "Più di una volta mi hanno chiesto di fare un seguito del film", ammette Pieraccioni, che però ha sempre declinato l'invito. "Io quei quattro bischeri me l'immagino sempre e solo che scappano nei vicoli di Firenze, spensierati e trentenni per sempre". 

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"I Laureati", uscito nelle sale nel 1995, raccontava le vicende di quattro amici trentenni alle prese con la vita quotidiana e sentimentale nella Firenze degli anni '90. Con un cast che includeva, oltre allo stesso Pieraccioni, anche Rocco Papaleo, Gianmarco Tognazzi e Massimo Ceccherini, Maria Grazia Cucinotta e Tosca D'Aquino, il film divenne rapidamente un cult per un'intera generazione.

Il retroscena: da "Quattro pali e una traversa" al gesto di Carlo Vanzina

Il film nasconde un curioso retroscena che Pieraccioni raccontò in una puntata monografica per Sky. Il film, scritto con Giovanni Veronesi, aveva come titolo di lavorazione "Quattro pali e una traversa". Questa scelta non fu casuale, ma era uno stratagemma per attirare l'attenzione di Vittorio Cecchi Gori, all'epoca proprietario della Fiorentina, nella speranza che il riferimento calcistico lo invogliasse a leggere la sceneggiatura.

Ironicamente, non fu Cecchi Gori a interessarsi al progetto, ma sua moglie Rita Rusić. Questo interesse inaspettato mise però Pieraccioni in una situazione complicata: non credendo nella realizzazione immediata del suo film, si era già impegnato contrattualmente con i fratelli Vanzina per recitare in "Selvaggi". Di fronte a questo dilemma professionale, Carlo Vanzina compì un gesto di rara eleganza: pochi giorni prima dell'inizio delle riprese, stracciò il contratto di Pieraccioni permettendogli così di dedicarsi completamente alla sua opera prima. Un gesto che, col senno di poi, ha contribuito a cambiare la storia della commedia italiana degli anni '90.

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