La vera storia del film La Farfalla impazzita: la vicenda di Giulia Spizzichino, interpretata da Elena Sofia Ricci
Mercoledì 29 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria, su Rai1 va in onda il film La Farfalla Impazzita. Si tratta della vera storia di Giulia Spizzichino, donna ebrea la cui famiglia fu sterminata nell'eccidio delle Fosse Ardeatine. Unica sopravvissuta tra i suoi cari, negli anni a seguire lottò duramente per l'estradizione in Italia di Erich Priebke, esecutore materiale della strage. La protagonista è interpretata da Elena Sofia Ricci.
Chi era Giulia Spizzichino, la sua storia
Sfuggita alla deportazione degli ebrei a Roma, avvenuta il 16 ottobre del 1943, Giulia Spizzichino fu costretta a nascondersi negli anni successivi e passò così la sua adolescenza. Durante l'eccidio delle Fosse Ardeatine, la ragazza 17enne perse 24 membri della famiglia, mentre lei riuscì a sopravvivere. Circa 50 anni dopo, l'esecutore materiale della strage, Erich Priebke, venne rintracciato in Argentina. Giulia combatté a lungo per la sua condanna e estradizione in Italia, tanto che la sua testimonianza fu di fondamentale importanza. "Le vittime sono tutte uguali come lo sono i carnefici", è una delle frasi pronunciate da Spizzichino in quell'occasione e ricordata ancora oggi. La donna morì nel 2016, ma tre anni prima raccontò la sua storia nel libro autobiografico La Farfalla Impazzita.
La trama del film La Farfalla Impazzita
Il film è basato sulla vita di Giulia Spizzichino (Elena Sofia Ricci) e racconta la sua storia a partire dal 1994. In quell'anno, vedendo un video in tv, la donna riconosce la madre che stava riconoscendo i corpi dei suoi cari uccisi nell'eccidio delle Fosse Ardeatine. Spizzichino non si dà pace, riporta alla mente quanto accaduto, decide di partire per l'Argentina per cercare di ottenere l'estradizione di Erich Priebke, uno degli esecutori materiali della strage. Prima si reca a Bariloque, dove l'uomo vive serenamente con la moglie, poi a Buenos Aires, dove parla di giustizia alle Madri di Plaza de Mayo, l’associazione delle madri dei desaparecidos. Tornata a Roma, Priebke viene estradato e nel 1996 inizia il processo a cui partecipa come testimone. Il 90enne inizialmente non viene condannato, mentre in un secondo momento gli viene dato l'ergastolo per il suo crimine contro l'umanità.