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La storia vera di Familia e Luigi Celeste: “A 23 anni ho ucciso mio padre per difendere mia madre”

Il 2 ottobre esce al cinema Familia, il film ispirato alla tragica vicenda di Luigi Celeste, arrestato a 23 anni per aver ucciso suo padre: uomo violento che picchiava sua madre. In un monologo a Le Iene, ha raccontato la sua storia: “La vita dipende dal contesto in cui nasci, nessuno abbraccia l’odio volontariamente”.
A cura di Ilaria Costabile
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Da mercoledì 2 ottobre, arriva in sala Familia, il film diretto da Francesco Costabile che racconta la tragica storia della famiglia Celeste. Una storia vera, in cui la violenza si consuma all'interno delle mura domestiche, dove è un figlio a sentire di dover proteggere sua madre, nonostante le istituzioni fossero state allertate della gravità e del pericolo che si respirava in quella casa della periferia milanese nei primi Anni Duemila. Il film è tratto dal libro "Non sarà sempre così" scritto da Luigi Celeste, quel ragazzo che per difendere suo fratello e sua madre, ha spezzato la vita di un padre violento e manipolatore, che ha minato, per sempre la sua vita. In un monologo intenso, durante la puntata de Le Iene di domenica 29 settembre, il 39enne racconta il suo dolore, sottolineando come chi avrebbe dovuto proteggere la sua famiglia l'ha abbandonato e quando ha potuto gli ha anche puntato il dito contro.

Luigi Celeste racconta la sua storia in un monologo

Una storia di violenza quella della famiglia Celeste, dove la giustizia personale si è sostituita a quella di uno Stato manchevole, o almeno non presente quanto si sarebbe sperato. Lo racconta con tono pacato, che nasconde ancora un certo livore, Luigi Celeste nello studio televisivo de Le Iene, che condensa anni di sofferenza, di oppressione e violenza in alcuni momenti significativi della sua vita:

Avevo 23 anni quando ho ucciso mio padre e solo dieci quando il tribunale lo allontanò da casa perché violento. Lui se ne fregò, costrinse me e mio fratello a dire agli assistenti sociali che non lo vedevamo da settimane, anche se continuava a vivere in quella casa che era diventata una prigione. I continui pugni in faccia, fecero cadere tutti i denti a mia madre, eppure nessuno si accorse di nulla, non le istituzioni a cui lei aveva chiesto aiuto, non chi lo doveva sorvegliare, poi dopo l’ennesima denuncia la polizia ci portò via tutti, mia mamma in un centro anti violenza, noi in una comunità e nostro padre? A piede libero, finché non si beccò nove mesi per maltrattamenti, ma ai domiciliari. Dissero a mamma che ora poteva rifarsi una vita, che la nuova casa era in un luogo protetto, che mio padre non l’avrebbe mai trovata. Ma lui pagò un impiegato comunale per rivelargli dove fosse, e la costrinse a riprenderselo. Io feci 4 anni in comunità dimenticato da tutti.

Foto dal film Familia di Francesco Costabile
Foto dal film Familia di Francesco Costabile

Celeste continua, parlando di come, una volta scontata la sua pena, ha ritenuto giusto raccontare quanto gli fosse accaduto affinché nessuna famiglia potesse subire tutto quello che ha dovuto patire la sua:

Vede signor giudice, questa è la ragione per cui le donne fanno fatica a denunciare, è questo il disgusto che a 16 anni mi ha portato a diventare uno skinhead, a tatuarmi la parola vendetta sul collo, e a viverla ogni giorno, quando ho sparato a mio padre, minacciava me, mia mamma e mio fratello con un coltello. I giudici scrissero che avrei dovuto andarmene, lasciandoli soli alla sua follia, la giustizia dopo aver chiuso gli occhi per anni, guardandomi, non vide una vittima, ma un assassino. In carcere decisi che avrei raccontato la mia storia perché diventasse da esempio, oggi è un libro, poi è diventato un film.

Cosa fa oggi Luigi Celeste

In carcere Luigi ha studiato, è riuscito a cambiare la sua vita, ha costruirsi un futuro, prendendo le distanze da quella violenza che per anni ha respirato e dalla quale, se non con un gesto estremo e disperato, è riuscito a liberarsi:

Io oggi sono un esperto di sicurezza informatica, conosciuto a livello europeo, ma il riscatto lo devo solamente a me stesso, non alle istituzioni che mi hanno abbandonato per rinfacciarmi ad ogni occasione il mio passato. Credetemi, nessuno abbraccia l’odio volontariamente, la vita dipende dal contesto in cui nasci, dalla fortuna, da quella mano a cui vorresti aggrapparti quando stai per cadere e purtroppo, troppo spesso, nessuno ti dà.

Le differenze tra il film e la storia vera

In Familia ci sono differenze, seppur di natura prettamente narrativa e strutturale, rispetto a quanto è accaduto nella realtà. L'ambientazione cinematografica è quella della periferia romana, mentre la famiglia Celeste vive in quella milanese. Nel riavvicinamento di Franco Celeste (che ha il volto di Francesco Di Leva) alla famiglia, non viene mostrato il momento in cui lui costringe un funzionario, a dirgli dove si trovano sua moglie e i figli. Nel film Luigi Celeste, interpretato da Francesco Gheghi, uccide suo padre non sparandolo, ma accoltellandolo.

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