Possono i numeri, la statistica, dare sicurezza in un campo fallibile, incerto e volubile come quello dei sentimenti, o volendo allargare ancora di più il raggio d’azione, quello della vita stessa? Secondo Oliver, uno dei protagonisti de “La probabilità statistica dell’amore a prima vista”, film che arriva su Netflix il 15 settembre, gestire ogni cosa, prevedendone la fattibilità, sembra essere l’unica soluzione per non essere sopraffatti dagli eventi. E, soprattutto, per non soffrire.
Il nuovo titolo della piattaforma streaming parrebbe, a primo acchitto, la rom-com (commedia romantica ndr.) per eccellenza, tratto dall’omonimo libro di Jennifer E. Smith, e ha come protagonisti Haley Lu Richardson, ballerina nonché attrice con più di due milioni di follower su Instagram e Ben Hardy, che in Bohemian Rhapspody è stato il batterista dei Queen.
In meno di un mese dal primo lancio, il trailer aveva raggiunto 5 milioni di visualizzazioni e arrivato in piattaforma, con i suoi 90 minuti, mira ad arrivare in poco tempo nella top ten dei contenuti di settembre.
Può riuscirci? Qui, non c’è statistica che tenga, ma senza dubbio ci sono alcuni elementi che fanno di questo film un passatempo gradevole e meno banale di quanto si pensi.
Diciamocelo, le commedie romantiche hanno sempre una chance in più. L’amore è uno di quegli argomenti di cui si è parlato e si continuerà a parlare per sempre, su cui scrittori e artisti si interrogano e forse anche scienziati, senza mai arrivare ad un punto che possa mettere tutti d’accordo. Proprio perché si è detto tutto e allo stesso tempo è come se non si sia detto nulla sull’amore, il rischio di cadere nel banale, nel già detto, e di ritrovarsi di fronte ad una sequela di scene già viste è piuttosto alto.
In questo caso, però, non è propriamente così.
La trama è piuttosto semplice, ma non per questo così debole come si potrebbe pensare, e racconta della probabilità di incontrare l’amore della vita per una serie di coincidenze fortuite, in un aeroporto, dopo aver perso un aereo, con alle spalle due storie di vita diverse, ma con un incredibile capacità di unirsi e intrecciarsi. All’inizio del film, una voce narrante che ha il volto di Jameela Jamil, personaggio jolly dell’intera storia, dice: “Questo non è un film sull’amore, è un film sul destino”.
Sì, lo è, ma è anche un film sulla paura che le cose possano finire e sulla difficoltà di accettarlo.
È difficile accettare il divorzio dei propri genitori, soprattutto quando si è portati a pensare che quella sia la forma più vera d’amore che esista; è difficile accettare che uno dei due possa essersi rifatto una vita lontano da casa, è terribile pensare che le promesse vengano infrante con la stessa facilità con cui siano state pronunciate. Succede alla protagonista, Hadley, incapace di comprendere come suo padre possa aver lasciato quella che per lei era una vita perfetta, distrutta in un attimo. "L'amore vero, per me, è qualcuno che resti, che ti tenga la mano per tutta la vita. Che abbia un lieto fine", le scappa da dire mentre vive quello che, a tutti gli effetti, è il suo secondo e atipico appuntamento con Oliver, a bordo di un aereo che li sta portando nella città in cui rischiano di perdersi.
E se una separazione può far male, la morte allora, terrorizza, pietrifica. Oliver, sin da bambino ha pensato che i numeri potessero salvarlo dalla sofferenza. Quando la madre si è ammalata, per la paura di perderla, ha iniziato a calcolare tutte le possibilità che il male potesse tornare e portarsela via, incrociando dati, studiando, sperando inconsciamente che i numeri potessero dargli una risposta a quelle domande che la vita pone senza un ventaglio di opzioni tra cui scegliere. E quando la paura non si riesce più a contenere, ed esplode nella sua potenza, arrivano le lacrime ad ammorbidirne i contorni.
Un lieto fine, come in tutte le storie che si rispettino, o almeno in tutte quelle che provano a dare speranza, è nascosto, esiste, ma bisogna avere coraggio, nonostante la paura.
L'amore vince sempre, sì, ma se gli di dà una mano, se si colgono le opportunità che, vuoi per meri calcoli matematici, o per fortuite sincronicità jounghiane, si palesano sul cammino di Oliver e Hadley, ma anche di chi, prima o poi, si lascerà travolgere dal turbine delle cose che accadono anche perché: "A cosa serve un'opportunità se non ne approfitti?".