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Opinioni

In Terrifier 3, Art il Clown fa a pezzi i bambini e il Natale: lo splatter è una reazione al conservatorismo

In “Terrifier 3”, Art il Clown fa a pezzi il Natale e i bambini infrangendo un tabù per il cinema horror. Lo splatter ha sempre rispecchiato una ribellione verso i valori dei governi conservatori, per questo andava forte negli anni Settanta e Ottanta. Oggi rinasce come reazione a un sistema di potere che viene percepito come oppressivo e, in certi casi, repressivo.
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Art il Clown in Terrifier 3 infrange un tabù quasi sacrilego. Tocca – si fa per dire: li scortica, li fa esplodere, li maciulla – i bambini. Non solo. Lo fa nella festa per eccellenza: il Santo Natale. Il film è un caso. Da questa sera, 31 ottobre 2024, Terrifier 3 è in anteprima al cinema per la notte di Halloween per poi tornare in programmazione dal 7 novembre.

La prima sequenza è una promessa di sangue allo spettatore

La prima sequenza è una piccola anticipazione che funge da avviso, da manifesto. Come a dire: state per guardare anche di peggio. C'è una tenera bambina che avverte sua madre di aver sentito uno strano rumore. La madre la tranquillizza: è il folletto di Babbo Natale che viene a controllare se tutto è pronto per il suo arrivo. La madre torna al letto, conversa con suo marito troppo impegnato a dormire per occuparsi della piccola (il cliché è rispettato). Scopriamo quindi che i figli sono due: la piccola avvisa il fratello, più grande, che il folletto di Babbo Natale è in casa. Ma il fratello è già più smaliziato e della magia del Natale se ne frega; così, si gira dall'altra parte e continua a dormire. La nostra piccola sente altri rumori strani, scende le scale (ah, le case americane a due piani) ed eccolo, che gioia!, non il folletto ma proprio Babbo Natale in persona.

Ovviamente, non è Babbo Natale ma Art il Clown. La bimba si nasconde e lo osserva mentre sale le scale ed entra di soppiatto nella stanza del fratellino. Un istante e poi sentiamo uno SZOCK! terrificante. E poi ancora, e ancora, e ancora. Quello che non si vede, fa più paura. Lo stesso copione si ripete nella stanza dei genitori, solo che lì vediamo tutto. Il gran finale è destinato proprio alla bambina che si lascia scappare un fiato mentre è nascosta nella credenza. Titoli d'apertura, Terrifier 3 può cominciare. Art il Clown si rimette sulle tracce di Sienna e di Jonathan, i fratelli sopravvissuti alla mattanza del film precedente.

Ora. Nella sua pornografia, perché tale è un film che va avanti per accumulazione di scene gore seppure con una trama ora più articolata, Terrifier 3 rappresenta un caso eccezionale. È la favola del basso budget. Partito con pochi spicci, il regista e creatore Damien Leone è arrivato addirittura ad incassare più di quella pippa al sugo di Joker: Folie à deux, regalando agli appassionati del genere una nuova icona horror che se la gioca alla pari con Freddy Krueger, Jason Vorhees e Michael Myers. David Howard Thornton, che presta il volto ad Art il Clown, è diventato da perfetto sconosciuto, l'attore del momento nel mondo del cinema horror. La vita è una cosa meravigliosa.

Damien Leone e David Howard Thornton, rispettivamente regista e protagonista di Terrifier 3
Damien Leone e David Howard Thornton, rispettivamente regista e protagonista di Terrifier 3

Perché Terrifier 3 appassiona così tante persone?

Ma perché un film come Terrifier 3 appassiona così tante persone? Perché vedere un'entità demoniaca vestita da pagliaccio che fa saltare in aria dei bambini in un centro commerciale, esponendo i protagonisti alle peggiori torture psicologiche e fisiche, piace così tanto? In definitiva, perché lo splatter è tornato di moda? Prima di quella che possiamo definire come nuova onda del genere (con la saga di Terrifier, ci sono anche gli horror a basso budget parodie di Winnie the Pooh, di Topolino, ma anche l'ultimo Evil Dead Rise preme sull'acceleratore del genere), gli anni d'oro dello splatter e del gore sono stati i Settanta e gli Ottanta. Erano anni in cui, in parallelo, assistevamo all’ascesa di governi conservatori. L'eccesso di violenza e il gore nei film erano espressione della ribellione a tutto quello che veniva percepito come limitante, come costrittivo. Nella menomazione di un arto, magari di un latifondista, di un riccone, di una coppietta edonista che si dedica soltanto al sesso (la regola aurea dell'horror: le coppiette che si appartano muoiono sempre tra atroci sofferenze), c'è in fondo il desiderio di rovesciare un ambiente che limita le libertà individuali.

Il ritorno dello splatter come risposta alle destre del mondo

Negli anni '90, con la globalizzazione e l'apertura delle società occidentali a nuovi modelli, la violenza estrema del gore ha perso il treno del mainstream, pur restando in una nicchia sostenuta da b-movie e dal mondo dei videogiochi. L'horror, però, si apriva a trame più raffinate e psicologiche che riflettevano sulle paure della stessa globalizzazione. Ecco, allora, che il ritorno dello splatter sul palcoscenico che conta (superare un film come il sequel di Joker, per quanto la critica lo abbia stroncato, non è cosa da poco) ci suggerisce che Terrifier 3 che fa a pezzi il Natale non è esattamente la risposta a Donald Trump, a Marine Le Pen, a Viktor Orbán e a Giorgia Meloni, ma quasi. La brutalità di Art il Clown è certamente uno sfogo, un piccolo simbolo contro un sistema di potere che viene percepito come oppressivo e, in certi casi, repressivo. Non ci date la GPA? E noi ci inventiamo un clown che fa a pezzi il vostro sistema di valori. La famiglia, il Natale, i bambini; persino i bambini.

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Gennaro Marco Duello (1983) è un giornalista professionista. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa di Napoli. Lavora a Fanpage.it dal 2011. Ha esordito nella narrativa nel 2022 con il romanzo Un male purissimo (Rogiosi). California Milk Bar - La voragine di Secondigliano (Rogiosi, 2023) è il suo secondo romanzo.
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