Il ministro della cultura Giuli irride Nanni Moretti in parlamento: “Non facciamoci del male”
Si attendeva da settimane la risposta del neo ministro della Cultura, Alessandro Giuli, a proposito delle proteste e richieste di spiegazioni indirizzate da alcuni esponenti del cinema italiano rispetto alla riforma del tax credit, strumento di finanziamento delle produzioni cinematografiche rivisto dal governo, in particolare dall'ex ministro Gennaro Sangiuliano.
Una legge che Nanni Moretti, premiato a Venezia a inizio settembre, aveva definito pessima, avviando un dibattito a proposito di un tema che ha cambiato le dinamiche di finanziamento del cinema italiano nell'ultimo anno e generato diverse polemiche. A rispondere a Moretti, e ai molti rappresentanti del cinema che con lui si sono opposti alla legge, è stato proprio Giuli. Il ministro, rispondendo al question time alla Camera, ci ha tenuto a ribadire il lavoro di razionalizzazione e controllo ministeriale e che ha motivato la legge, a fronte di molti titoli finanziati ma mai arrivati in sala.
Le parole di Giuli in parlamento
Il ministro Giuli ha spiegato chiaramente che quei criteri non cambieranno. Secondo il suo parere la legge interviene per correggere le distorsioni degli ultimi anni. E dopo aver motivato le sue ragioni ci tiene a precisare: "Dobbiamo però schivare due rappresentazioni false. La legge sul cinema non è un superbonus, un reddito di cittadinanza per gli artisti. Ma non esiste nel ministero della Cultura alcun intento punitivo". A questo punto la semi citazione e l'evidente frecciata a Nanni Moretti, dal film Bianca del 1984: "Non continuiamo così, non facciamoci del male".
Depero e Muccino, le proteste contro la legge sul tax credit
Non solo Moretti, a scagliarsi contro la legge anche altri nomi del cinema nostrano. Maura Depero, ad esempio, regista di Vermiglio, ora candidato agli Oscar per l’Italia e vincitore di un Leone d’Argento ha spiegato che con questi criteri la sua opera non avrebbe mai potuto vedere la luce. Ma nelle scorse settimane si era fatto sentire anche Gabriele Muccino. Il regista aveva definito quella sul tax credit "una legge pretestuosa, confusa, incompleta e cavillosa, che ha frenato e bloccato decine di progetti".
Cos'è il tax credit e perché Sangiuliano ha voluto i tagli al cinema
Il tax credit è un credito d’imposta pensato per sostenere le imprese nella produzione di film e serie tv, che permette ai produttori di accedere a un credito pari al 40% del costo eleggibile di produzione. La misura ha subito delle variazioni quando Sangiuliano ha richiesto al Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, una riduzione dei finanziamenti al settore cinematografico di ben 100 milioni di euro. L'obiettivo? Quello di tagliare al cinema una cifra maggiore rispetto a quella richiesta dal Mef per l’intero dicastero, recuperando risorse da spendere su altri capitoli, come alcuni progetti relativi agli scavi archeologici di Pompei. L'ex ministro avrebbe voluto operare un cambiamento poiché, in diversi casi, le produzioni italiane ricevevano generosi contributi pubblici, generando però incassi molto più bassi rispetto alle aspettative. Un esempio è "Prima di andare via" di Massimo Cappelli che, come riportato da un'inchiesta de La Verità, sarebbe costato allo Stato 700mila euro di contributi pubblici, vendendo solo poche decine di biglietti al botteghino. Sangiuliano era cosciente di essersi inimicato molte personalità del mondo del cinema a causa della sua riforma, tanto che nella lettera di dimissioni dopo il caso Boccia ha scritto: "Sono consapevole, inoltre, di aver toccato un nervo sensibile e di essermi attirato inimicizie avendo scelto di rivedere il sistema dei contributi al cinema".