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Opinioni

Essere Marilyn Monroe al cinema: i volti per la diva che non esisteva

Blonde è il biopic con Ana De Armas nel ruolo di Marilyn Monroe. Nell’attesa di vederlo, scopriamo le più coraggiose attrici che hanno provato a incarnarne il mito. Tra Oscar, Emmy e sonori flop.
A cura di Grazia Sambruna
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Ana De Armas è Marilyn Monroe in Blonde
Ana De Armas è Marilyn Monroe in Blonde

"Ho scoperto che Marilyn Monroe non esisteva". Così Michelle Williams, candidata all'Oscar per la sua splendida interpretazione della diva in Marilyn (2011), ha raccontato in diverse interviste, "Era una parte che Norma Jeane interpretava", ha voluto specificare. Mettersi nei panni di una donna che non esiste non dev'essere impresa semplice. E infatti pochissime attrici ci hanno provato in carriera, tra cinema e tv. A sessant'anni dalla scomparsa dell'immortale icona, siamo in attesa di Blonde, in concorso alla prossima Mostra del Cinema di Venezia e dal 28 settembre su Netflix, in cui sarà Ana De Armas a incarnarne nuovamente il mito. Mito molto più profondo e insondabile rispetto alla pur iconica Material Girl che Madonna si è divertita a impersonare negli Ottanta. Ma fino a che punto? Andiamo a ripercorrere una selezione delle performance che più hanno cercato di scalfire il misterioso prisma Monroe, attraverso i volti delle attrici che hanno accettato la sfida di ridarle vita in scena. Come quella volta che Uma Thurman col pancione…

Mira Sorvino, la Dea dell'Amore dentro Marilyn

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Che la personalità di Marilyn Monroe fosse scissa tra la propria identità e il ruolo che aveva scelto di interpretare davanti ai riflettori è sempre stato chiaro. Lo testimonia anche un film del 1996 che forse non saranno in molti a ricordare, nonostante il cast di grande prestigio. Norma Jean & Marilyn fu una produzione britannica pensata per la tv. Al centro del progetto, lo sdoppiamento tra la donna, interpretata da Ashley Judd e la propria antitesi, ossia la diva Monroe a cui presta il volto una giovane Mira Sorvino. Il conflitto è così netto che qui vediamo lottare due distinte interpreti per rappresentare la totalità di una soltanto. Sorvino era fresca di Golden Globe e Oscar, doppietta ben difficile da accaparrarsi, come Miglior Attrice grazie al ruolo da protagonista in La Dea dell'Amore, tra i capolavori di Woody Allen. E la "Dea dell'Amore" era sicuramente un aspetto fondamentale dell'essere Marilyn. Ma non sufficiente. Il film, nel complesso, cerca di scandagliare una superficie che non ha mai voluto essere veramente conosciuta, immaginando Monroe come un perenne e martoriato campo di battaglia, sia psicologico che fisico. Mentre piovevano diamanti sui traumi del passato e i demoni del presente, Mira Sorvino è stata una Marilyn divina. Ancora una volta una Dea, certo, ma dell'oscurità più che dell'Amore.

Michelle Williams, sette giorni quasi da Oscar

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Jane di Dawson's Creek. Noi tutti abbiamo conosciuto Michelle Williams nel ruolo della ribelle del gruppo di adolescenti che crescevano sotto la finestra del protagonista nella serie tv cult degli anni Duemila. Per tutti gli interpreti del cast è stato pressoché impossibile sdoganarsi dal marchio a fuoco che il successo della serie teen aveva implicitamente impresso sulle loro fronti. Per tutti, eccezion fatta che per Williams. Nel 2011 la troviamo in Marilyn: interpretazione che le valse una nomination all'Oscar. Interessante il taglio del racconto: la trama si concentra su sette giorni della vita della diva portandoci in Inghilterra nell'estate del 1956.

All'epoca, la donna più desiderata del mondo ha 30 anni, si è appena sposata con il celebre drammaturgo statunitense Arthur Miller e ha preso la decisione di fare sul serio col cinema: è pura ambizione. Vuole essere considerata un'attrice "seria", non solamente un simbolo di sensualità alla mercè del pubblico. Nel frattempo, ha paura. Una paura irrazionale, forse, visto che è sul punto di realizzare il suo sogno: il prestigioso attore teatrale Laurence Olivier l'ha infatti appena scritturata per il film Il Principe e la Ballerina, una commedia brillante, almeno nelle intenzioni. Prima di cominciare le riprese, Marilyn si concede una settimana di relax ma è logorata dall'ansia di prestazione.

Con lei, mentre il neo-sposo torna negli States, il giovanissimo laureato a Oxford Colin Clark (Eddie Redmayne) che se ne prende cura (anche troppo) amorevolmente. Marilyn è la fotografia di una finestra sulla vita della diva che non esisteva: fragilissima e sensuale, alle prese con demoni ancora più grandi del proprio fascino innato. Già in qualche modo sconfitta nell'animo, in quei sette giorni ancora non sapeva che il "grande film" in cui si apprestava a recitare "seriamente" sarebbe stato un fiasco. La critica ci andò pesante epitaffiandolo come "una commediola melensa che vorrebbe senza riuscirci apparire credibile e moderna. L'ambizione, la nevrosi, lunghi bagni in vasca, il fallimento.

Uma Thurman, la miglior musica di Marilyn

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2012. Siamo a Broadway dove fremono i preparativi per un faraonico musical sulla vita di Marilyn Monroe. Qui ci porta la serie NBC Smash, direttamente da un'idea di Steven Spielberg. Il cast è d'eccezione, oltre a Katherine McPhee e Meghan Hilty troviamo una guest star d'eccezione: nella seconda delle due stagioni disponibili, a dare voce, viso e corpo alla bionda per eccellenza pensa (anche) Uma Thurman. Una scelta curiosa, considerati i tratti affilati della protagonista di Kill Bill. Una di quelle operazioni che impiegano poco tempo a trasformarsi da guizzo visionario a flop colossale. Le tempistiche, poi, non aiutano di certo. L'attrice, all'epoca incinta, finisce per preparare l'inedita canzone Dig Deep e la propria versione di Happy Birthday Mr. President in due giorni. Il risultato? Tre candidature agli Emmy 2012 nelle categorie Miglior composizione musicale, Migliori musiche e Testi e Miglior Guest Star. Ne esce l'impressione di una Marilyn curiosamente mascolina – il completo nero di scena serviva per nascondere il pancione – ma allo stesso tempo riconoscibile sin dal primo sguardo.

Lustrini, paillettes, corpi di ballo, Thurman entra in scena e travolge con il suo esorbitante carisma. Se Michelle Williams ce la mostrava piangente e afflitta in vasca da bagno, eccola qui rivivere splendida nell'habitat naturale del personaggio che la diva che non esisteva si era così brillantemente inventata: il palco. Un'altra importantissima faccia del prisma Monroe: quella del kolossal.

Blonde, Ana De Armas è già divisiva (come Marilyn)

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Il trailer di Blonde, biopic, tratto dall'omonimo romanzo di  Joyce Carol Oates, ha già sollevato le prime perplessità da parte della critica internazionale. Per quanto nessuno, a oggi, abbia ancora visto il film, la pellicola è già divisiva. Nonché la più attesa dell'anno. Sorprendentemente simile nei tratti, a De Armas si contesta l'inflessione spagnola che in effetti poco avrebbe a che fare col personaggio originale. Sempre ammesso che una coerenza allo stesso sia possibile, considerato il mistero che Marilyn Monroe tutt'oggi rappresenta. Nel frattempo, Brad Pitt difende l'attrice dalle critiche, definendola "fenomenale". Di certo, visivamente sono due gocce d'acqua e il libro originale riporta una ricca introspezione psicologica di Norma Jeane. Nonché una serie di ricostruzioni (fantasiose?) sul suo da sempre chiacchieratissimo legame coi Kennedy. Il regista Andrew Dominik assicura: "Blonde offenderà tutti". Che fosse proprio l'impertinenza a mancare nei ritratti di Marilyn visti finora? Intanto, l'enigma Monroe resta ancora affascinante e divisivo, in attesa di una soluzione che non potrà che essere, come ben dice Armas: "non letterale, non cronologica: non solo un biopic, ma un'esperienza da vivere".

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Sto scrivendo. Perennemente in attesa che il sollevamento di questioni venga riconosciuto come disciplina olimpica.
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