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È morto Renato Scarpa, il Robertino di Ricomincio da Tre

Fu l’incredibile Robertino nell’opera prima di Massimo Troisi, Ricomincio da Tre. Aveva 82 anni.
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È morto Renato Scarpa, storico attore di cinema e teatro, icona e caratterista degli anni '80. Fu l'incredibile Robertino nell'opera prima di Massimo Troisi, Ricomincio da Tre. Aveva 82 anni. Stando a quanto rivelato da Il Messaggero, Renato Scarpa sarebbe morto in seguito a un malore nella sua casa di Roma. Al cinema napoletano, in particolare, era legato a doppio filo per i ruoli del "milanese" – il dottor Cazzaniga – come in Così parlò Bellavista di Luciano De Crescenzo. Lavorò moltissimo anche con Maurizio Nichetti. Con Massimo Troisi lavorò anche nell'ultimo film dell'attore napoletano, "Il postino", in cui interpretava il ruolo del direttore dell'ufficio postale. Una piccola apparizione anche nel cinema internazionale con "Il talento di Mr. Ripley".

Tutti i ruoli di Renato Scarpa

I ruoli che hanno scolpito il volto e il nome di Renato Scarpa nella storia del nostro cinema sono stati davvero tanti: il professor Verdegast in "Suspiria" di Dario Argento (1977), l'ipocondriaco Sergio in "Un sacco bello" (1980) fino al Dottor Cazzaniga nei due film di Bellavista, Così parlò Bellavista (1984) e in Il mistero di Bellavista (1985). Nel 1993 è stato nel film Stefano Quantestorie di Maurizio Nichetti. Nel 2001 ha lavorato con Nanni Moretti ne "La stanza del figlio", tornando a lavorare con il regista romano nel 2011 per "Habemus papam".

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Le ultime parole di Renato Scarpa su Troisi

Renato Scarpa, nel commentare l'indimenticabile ruolo di Robertino in "Ricomincio da tre", ha commentato in una recente intervista come nacque quel ruolo e quella possibilità:

Io non feci altro che pigiare sulla mia autobiografia di figlio unico di madre vedova e orfano di guerra e nacque il personaggio di Robertino, che mi fece sentire per la prima volta celebre. Lavorare con Massimo è stata una grande fortuna. È stato un dono per me potergli stare vicino, lo considero un regalo che mi ha fatto la vita. Massimo era un inusuale e limpido professionista, ma prima di tutto un uomo dallo sguardo trasparente. Ebbi subito per lui una grandissima simpatia, ci intendemmo immediatamente.

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