Prosegue il successo di Paola Cortellesi, alla sua prima prova dietro la macchina da presa, che, dopo lo straordinario risultato registrato al botteghino italiano con oltre 36 milioni di euro, conquista le piattaforme on demand. C’è ancora domani, disponibile dal 31 marzo su Netflix e su Sky e Now, ha già totalizzato 714mila spettatori medi con oltre 1,3 milioni di contatti complessivi solo su Sky.
Numeri inimmaginabili fino a qualche mese fa, quando il cinema stava acquisendo un’aurea demodè, frequentato da pochi appassionati, al di là di fenomeni come Barbie od Oppenheimer, chiaro, kolossal che giocano una partita a se su temi di gradimento e curiosità del pubblico. Numeri che hanno reso C’è ancora domani il “cigno nero” della settima arte. “Non l’hanno visto arrivare”, per utilizzare una citazione, ed è forse proprio questa imprevedibilità che ha soffocato una piccola, piccolissima, parte di spettatori che si è sentita “minacciata” dall’inarrestabile fenomeno cinematografico italiano.
Inarrestabile perché i risultati streaming non mentono e vanno, in un certo qual modo, a sconfessare tutti coloro che hanno puntato il dito sulla riuscita cinematografica. Fino a qualche giorno fa alcuni utenti social non avevano remore nel manifestare il proprio dissenso alzando sterili polveroni al grido di “Hanno portato al cinema scuole intere”, solo con lo scopo di sminuire la realtà degli incassi della pellicola e, se vogliamo, svalorizzare la qualità dell’opera della regista-attrice. Come se non meritasse di essere il film più visto dell’anno in Italia. Ma adesso, con tutta la gioia e l’appagamento possibile nel sapere che alcuni insegnanti abbiano deciso di inserire la pellicola nel programma scolastico, in sala si sono sedute oltre 5 milioni di persone, di ogni età, genere, estrazione sociale. E questo è un fatto inoppugnabile.
Ancora più assurdo, però, sono le “giustificazioni” dei detrattori di Cortellesi arrivate subito dopo gli straordinari risultati di Netflix e Sky: “Ha successo perché è un film di Sinistra!”, un’affermazione che, se vogliamo, è ancora peggiore rispetto a quella che vede nei ragazzini delle scuole il merito del record di incassi. Un’asserzione irragionevole che cozza sotto ogni punto di vista: cos’è che possa aver fatto percepire alle persone, indipendentemente da una chiara antipatia per la regista, che si trattasse di un film politico? Da quando in qua la violenza sulle donne è diventato un tema di Sinistra?
È stancante e sminuente fare di un film che parla di violenza di genere una mera questione politica. Di film politici ne è pieno il cinema, ma non è questo il caso. Svilisce il lavoro fatto per la realizzazione dell’opera ed è un messaggio fuorviante alla realtà-verità del racconto. Se la vogliamo dire tutta, non è nemmeno un’opera che parla di elezioni politiche, il referendum tra Monarchia e Repubblica fa solo da sfondo alle storie dei protagonisti. Semmai parla di come le elezioni del 1946 abbiano rappresentato per le donne un modo per esprimere se stesse e il loro esserci nel mondo: il voto come segno di vera fuga dalla quotidianità, un gesto sovversivo.
C’è ancora domani è un film di tutti e per tutti. È la storia di Delia, di Marisa e di tante altre donne di ieri, ma anche di oggi, in bilico tra miseria e riscatto sociale, dove la libertà personale passa anche attraverso una camicetta elegante e un rossetto sulle labbra.
Bisogna dirlo, Paola Cortellesi, applaudita in Francia e in Gran Bretagna, se lo merita questo successo, per la sua carriera e per lo studio dietro la realizzazione dell’opera. Ha portato una visione nuova nel cinema ed ha confezionato un lavoro originale, di quelli che non se ne fanno più, richiamando quei film della prima metà del novecento, quando il nostro Paese era vera culla della settima arte. Ha avuto il coraggio di attingere a quel fondo di bontà immerso nella realtà che ci circonda, ha fatto leva sulla memoria storica per ricordarci che si può valicare una condizione senza farsi paralizzare dalle proprie paure.