365 giorni – Adesso: il sequel Netflix della sexy cafonata polacca ha perso la libido
50 Sfumature di abisso, parte seconda. 365 giorni – Adesso è il film sequel dell’omonimo aspirante franchise pornaudiovisivo, ne è previsto un terzo, arrivato su Netflix dalla Polonia per ferire. Questo secondo capitolo, a piede libero sulla piattaforma della grande N da mercoledì 27 aprile, fa seguito alla pellicola che nel 2020 era diventata scult: basata sulla saga erotica dell’autrice Blanka Lipinska e realizzata con tre bicipiti fratto due zinne in silicone, in patria aveva totalizzato l’equivalente di quasi 9 milioni di dollari al box office. Sì, perché ebbe pure il coraggio di uscire al cinema. Quindi il lancio internazionale, solo in Gran Bretagna, accolto da pernacchie (poco più di 500mila coraggiosi si assunsero la responsabilità di pagare il biglietto per visionare l’XXX File). Ma Netflix sentì comunque profumo di views e fece bene: 365 Giorni resta uno dei film più visti di sempre nella maggior parte dei 180 Paesi abbonati, primi della lista Repubblica Ceca e ovviamente Italia.
Vincitore di un Razzie Award per la Peggior Sceneggiatura (ma candidato in ben 6 categorie, solo una in meno rispetto al Pinocchio del nostro Roberto Benigni), 365 Giorni era un disastro. Immaginate come potrà essere il sequel. Tranquilli, non ce n’è bisogno: abbiamo scrutato questa sciagura per voi e possiamo dirci vivi, forse. Di sicuro, parecchio annoiati. Che fine ha fatto il sesso?
Un po’ di contesto: Laura è una bellissima ragazza polacca che viene rapita per un anno intero da Massimo Torricelli (interpretato, si fa per dire, dal nostro Michele Morrone perché esportare il Made in Italy è sempre importante). Il gioco è semplice: con il sequestro, l’uomo, esponente di una delle più famigerate famiglie mafiose siciliane, le dà la possibilità di innamorarsi. Di lui, naturalmente. Tra addominalate e parecchi plank a due, la donzella cede e i piccioncini si sposano. Ricordando di accoppiarsi ogni 365 secondi netti per la gioia degli spettatori. Non ha senso? Certo. E questa storia raccontata dal primo capitolo della “saga” fece infuriare moltissime persone. In prima linea, la cantante Duffy che riteneva “pericoloso” il messaggio del film tra mascolinità tossica e fanciulle a cui, alla fine, piaceva pure rimanerne incastrate. Con buona pace di hashtag, battaglie social e sindrome di Stoccolma, la Polonia s’arrapa, il #MeToo non può sparare.
Bene, l’onda lunga delle polemiche, però, deve essersi fatta sentire nel sonno profondo degli sceneggiatori che, pur continuando a dormire, in qualche modo hanno messo insieme, per il secondo capitolo di 365 Giorni un copione. Un copione che, malauguratamente, prevede molto meno sesso (ossia, eventualmente l’unico motivo per cui questo prodotto poteva avere un appeal). Qui vediamo Laura scappare da Massimo per fuggire col giardiniere che è spagnolo e quindi si chiama “Nacho”. Nell’attesa dell’arrivo di un personaggio femminile italiano di nome Lasagna, scopriamo che “Nacho” possiede case extralusso, macchine esorbitanti e varie triolionate di ettari, spiagge comprese, in giro per il mondo. Un po’ come qualunque rider felice nostrano di cui si parlava qualche polemica fa. Ma perché stupirci? Siamo chiaramente davanti a un film neorealista.
Degli intrecci della trama da qui in poi taceremo. Non tanto per evitare spoiler. Ma proprio perché una “trama” non esiste, nonostante un pavidissimo cliffhanger finale degno di un crossover tra i Puffi e Sentieri. Sull’assenza di veri e propri intrecci narrativi, il cattivissimo ma sempre super sexy Massimo non potrebbe che commentare con l’unica battuta che gli è capitata tragicomicamente in sorte e che, anche nel sequel, ripete allo sfinimento: “Ti sei persa, bambolina?”. Sì, ma è dall’inizio che non sapeva dove avesse intenzione di recarsi, aggiungeremmo. Amen.
Perché non è il caso di perdere due ore della propria vita davanti a questo circo di super boni? I personaggi, pur sempre di design più che pregevole e ammirabilissimo visto che stanno come mammà li ha fatti per il 200 % del tempo, hanno perso la libido diventando quasi casti forse a furia di espletare dialoghi che sembrano presi da un manuale di esercizi polacco – italiano e viceversa. In più, l’atroce colonna sonora tra latino americano, roba dance che pompa nelle casse e vuvuzela sparse, infesta l’intero lungometraggio rovinando pure le poche scene di accoppiamento selvaggio.
In attesa del terzo e fuor di dubbio rovinoso capitolo finale, 365 Giorni – Adesso si è digievoluto da ipnoticamente cafone a noioso senza sex appeal. Pensavamo fosse sesso e invece era un calesse. 50 sfumature di cosa diavolo abbiamo appena visto? In polacco, per giunta.