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Festival di Sanremo 2025

“Un Festival buonista e demodé”: l’analisi di Giorgio Verdelli sulla prima serata di Sanremo 2025

Il documentarista e autore analizza la prima serata del Festival di Sanremo a Fanpage.it: “Mi piaceva molto il Festival sino all’arrivo di Jovanotti. È stata un’esibizione troppo lunga, però, perché ha spostato l’attenzione. Gerry Scotti? È stato sottovalutato”.
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Giorgio Verdelli, autore, regista e produttore tra gli altri del toccante e bellissimo Ezio Bosso: Le cose che restano ha commentato a Fanpage.it le sue impressioni sulla prima serata del Festival di Sanremo, non nascondendo con una punta di orgoglio di aver suggerito a Carlo Conti, attraverso i familiari del pianista scomparso, di aprire con l'omaggio a quello che è stato uno tra i più luminosi e coraggiosi della nostra storia artistica e musicale: "Mi ha fatto davvero piacere perché è stato un mio suggerimento, anche se non avrei cominciato con quello, l'avrei inserito più al centro della scaletta". 

"Sanremo è la banalità del bene"

Giorgio Verdelli, però, non si tira indietro nel valutare complessivamente lo spettacolo: "La tecnica di Carlo Conti è quella, lui è uno bravissimo sui tempi". Il "ma" arriva subito dopo:

Posso dire una cosa un po' forte? Ti ricordi quella famosa frase del processo di Norimberga: la banalità del male? Ecco, a me è sembrata la banalità del bene. Cioè c'è molto buonismo, troppo. Il Papa, Nelson Mandela, Imagine di John Lennon fino a Jovanotti, mi sembra un po' troppo. Papa Francesco, poi, andato in onda registrato al Festival mi è sembrato sminuente, visto che per esempio da Fazio ci va in diretta.

"Un festival democristiano e demodé", aggiunge, "non necessariamente in senso negativo". L'esibizione di Jovanotti ha spaccato in due la narrazione:

Mi piaceva molto il Festival sino all'arrivo di Jovanotti. È stata un'esibizione troppo lunga, però, perché ha spostato l'attenzione. Le canzoni che sono venute dopo Jovanotti, a parte quelle di Brunori e Lucio Corsi, io non le ricordo molto proprio per questo motivo".

E su Gerry Scotti: "Ho trovato sottovaluto Gerry Scotti gli avrei dato più spazio e ha un sense of humor spiccato. Mi è piaciuta tanto la battuta su Rkomi: sei autori, ha chiamato tutti quelli del suo condominio". Una reference al fatto che ormai si firma una canzone per dividersi i millesimi della Siae: "Ieri, scherzando con Piero Cassano (autore dei Matia Bazar e di Eros Ramazzotti, ndr), ho detto: "Va bè, ma firmano pure quelli che fanno la punteggiatura!" Pensiamo ad Achille Lauro. Bella canzone, con tutto il rispetto però sette autori: ma che hanno fatto sette autori? Però, mi è piaciuto il suo look sembrava un Ettore Petrolini moderno".  

"Tutto uguale? Non sono d'accordo"

Sulle critiche a chi dice che ogni anno il Festival è sempre uguale a se stesso, Verdelli sostiene:

Non sono d'accordo con il fatto che tutto è uguale, credo che nel cinema, nella tv e nella musica ci vogliono le differenze. Oggi Sanremo è una fiera, una mostra mercato, una gigantesca Nashville ambulante, però è anche un mostro che divora tutta la televisione e tutto lo spettacolo. In quei giorni ci sono 58 milioni di critici musicali, persone che non sanno cos'è la musica, vedo con terrore persone che parlano nei talk show che non sanno neanche cosa dire.

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