Anche questo Festival di Sanremo è finito tra gli applausi e tra i grandi numeri. Lo share più alto di sempre, la concentrazione di giovani più alta di sempre, il target dei laureati sempre in aumento. Tutti dati a cui si dà grande merito a questa squadra di cui Amadeus è il presidente-allenatore-giocatore. Al conduttore ravennate si dice sempre che sarà difficile superare se stesso e, puntualmente, l'anno successivo riesce invece a farlo. I margini di miglioramento, però, ci sono. Questo Festival – una macchina perfetta, almeno di facciata – deve cominciare puntare sulla qualità dei giudizi.
È assolutamente necessario ripensare al regolamento, ai meccanismi di voto, sin dal prossimo anno. Il Festival di Sanremo potrà anche finire alle 3 inoltrate e fare così l'80% di share, potranno esserci anche più di 60 artisti ad avvicendarsi sul palco – così come è stato per la serata delle cover – ma fin quando non saranno giudicati da persone che hanno le competenze per farlo, questa gara sarà sempre più distante dalla musica e più vicina allo spettacolo.
È stato bello vedere salire sul palco il direttore d'orchestra Leonardo De Amicis salire sul palco e premiare proprio Mengoni con lo speciale premio "Giancarlo Bigazzi" per la composizione musicale. Sarebbe però bello che la stessa orchestra, o comunque una rappresentanza di quella che nei Festival di Claudio Baglioni si chiamava giuria degli esperti, possa tornare a esprimersi e partecipare attivamente alla composizione della classifica, oltre che della vittoria finale. Il Festival di Sanremo non può restare nelle mani del televoto, della giuria demoscopica (fantomatica e mitologica, un po' come le care vecchie famiglie dell'Auditel) e della sala stampa. La giuria degli esperti venne fatta fuori dagli anni del populismo giallo-verde, anni in cui il Governo tifava l'italiano in purezza (il tweet di Di Maio a favore di Cristicchi, quello di Salvini su Ultimo). Ma senza gli esperti non ci sarebbe stata la vittoria di Mahmood. Non ci sarebbe stata nemmeno la Brividi dello scorso anno. Non avremmo avuto Blanco. Non avremmo avuto le rose.
Sia chiaro che qui non si contesta la vittoria di Marco Mengoni, ma l'opportunità di avere una classifica più giusta e rappresentativa di un merito che spesso i gusti di quanti sono a casa spesso non premiano. Per non parlare del fatto che nella Top Five di quest'anno non c'è stata neanche un'artista donna. L'anno prossimo saranno dieci anni che a Sanremo non vince una donna. Questo è un problema che Amadeus deve necessariamente porsi per migliorare il suo score personale. Le quote rosa non servono a nessuno, ma quest'anno arrangiamenti ed esibizioni di grande spessore sono rimasti fuori dalle posizioni che contano (Giorgia, Elodie, Coma_Cose, ColapesceDimartino) e, forse, una giuria qualificata avrebbe saputo raddrizzare le cose. Non basta sbandierare i dati d'ascolto per essere convinti di aver fatto un Festival perfetto. Ritornare al voto degli esperti potrebbe dare ad Amadeus un Sanremo più giusto, inclusivo a fatti e non solo a parole. È fondamentale. Altrimenti non è Sanremo, ma Festivalbar.