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Se succede su un palco, allora è finto

Lo schiaffo di Will Smith a Chris Rock ha reso memorabili gli Oscar 2022 e ci ha intrappolati in un interrogativo irrilevante: era tutto vero oppure no?
A cura di Andrea Parrella
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"Viva il teatro dove tutto è finto, ma niente c’è di falso e questo è vero". Una citazione eterna del grande Proietti ci viene in soccorso per parlare della notte degli Oscar 2022, che ha trovato nello schiaffo di Will Smith a Chris Rock il suo momento memorabile. In sintesi: l’attore ha reagito male a una battuta del comedian su sua moglie, Jada Pinkett Smith; quindi si è alzato, lo ha colpito e poi è tornato al suo posto gridandogli di “togliersi sua moglie dalla bocca” (l’ha detta più volgare di così, ma poco conta). Non c'è persona con cui avrete a che fare in queste ore che non sia stata anche solo sfiorata dalla notizia centrale della cerimonia, capace di sotterrare letteralmente l'attesa e le polemiche della vigilia per un possibile intervento del presidente ucraino Zelensky, che poi non c'è stato.

Se questa edizione degli Oscar resterà nella storia – e questo è fuori discussione vista la quantità inenarrabile di meme, commenti e giudizi prodotti su un video di pochi secondi – la domanda che regna da ore è una: lo schiaffo di Will Smith era vero, o è tutto frutto di una messa in scena? Una risposta certa non c'è, per quanto i precedenti tra Chris Rock e Will Smith portano a credere che nulla fosse artefatto.

Ma la risposta reale a questa domanda finisce, a sua volta, con un punto interrogativo: conta veramente qualcosa sapere se fosse vero oppure no?

Hollywood è un universo che ha fatto dell’eterna danza a due tra finzione e realtà la sua ragion d’essere, in cui il valore simbolico dei gesti conta più dei gesti stessi. Dimostrazione plastica della "riuscita" di questo momento di spettacolo risiede nel fatto che lo schiaffo di Smith sia riuscito ad alimentare non uno, bensì due diversi dibattiti. Il primo relativo alla libertà d’espressione: si può scherzare su tutto/si deve accettare ogni tipo d'ironia? È un tema con cui spesso ci confrontiamo, che riguarda in particolar modo il mondo della comicità. Quali sono i confini nei quali ci si può muovere per amore di una battuta? La salute delle persone rientra tra queste? Al popolo dei social l'ardua sentenza.

In seconda battuta questo momento da Oscar alla notte degli Oscar ha determinato una spaccatura tra due posizioni interpretative diametralmente opposte sulla reazione di Will Smith. Da una parte l'approvazione totale per la difesa dell’"onore” di sua moglie, dall'altra la condanna di un gesto che proverebbe la mascolinità tossica dilagante nella nostra società.

Speculazioni intellettuali del tutto legittime di fronte alle quali sapere se quello di Smith e Rock fosse un reale alterco, o il frutto di un siparietto sapientemente architettato, diventa irrilevante. È riuscito, punto. Quella che viviamo è un'era in cui la tendenza alla soapizzazione la realtà è una costante del mondo dello spettacolo, che influenza le masse tramite una rappresentazione, spesso senza rendersi conto o non potendo immaginare concretamente le conseguenze. La verità è altro da sé quando si svolge davanti a decine di telecamere e milioni di spettatori, dove qualsiasi gesto, persino il più naturale, avviene in funzione di questo condizionamento. Significa che è tutto finto? Sì, ma poco importa. Conta che qualcuno ci creda oppure no, è questo il patto tacito che noi spettatori spesso dimentichiamo.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare ciò che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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